(Pro lèghere s’artìculu in sardu pùnghere subra sa bandera in artu)

Non c’è più sordo di chi non vuol sentire. Non c’è più incapace di chi non vuole fare.
Non sembra esserci limite allo scandalo per la gestione della grande nevicata dei giorni scorsi.
Dopo i paesi isolati, le donne che rischiano di partorire in cunetta, i pastori abbandonati a sé stessi per giorni, le centinaia di capi di bestiame morti e feriti, le stalle crollate, nel lungo elenco di disgrazie raccomandate alla benevolenza di Sant’Arrànzati ci sono le centinaia di animali irraggiungibili del Supramonte di Urzulei e Orgòsolo.

Queste povere bestie prima sono rimaste intrappolate nella neve per giorni senza poter mangiare, poi sono rimaste circondate da fiumi in piena e sotto un temporale biblico, andando incontro a seri rischi di polmonite.

Certamente questa situazione ha gettato i pastori del Supramonte nello sconforto, impossibilitati – pur abili e audaci – a riuscire a raggiungere ciò che rappresenta la sussistenza delle loro famiglie.
Si sono trovati abbandonati a sé stessi, con un’aeronautica militare che solo dopo insistenti richieste scritte si è degnata dopo giorni di andare a salvare le persone, con una Protezione Civile troppo occupata a distribuire le colpe ai sindaci e un’assessora all’Ambiente impegnata a farsi i complimenti.

A quel punto hanno capito che non potevano fare affidamento su nessuno per poter salvare il loro bestiame.

Perciò il comune di Urzulei, pur povero e a corto di fondi, decide di noleggiare un elicottero privato per trasportarli in Supramonte e cercare di salvare il salvabile del loro futuro.

Il comune si ritrova così a pagare un elicottero privato che, pur essendo tra i più economici sul mercato, vuole 2500 euro solo per arrivare lì, più 30 euro al minuto per le operazioni di trasporto dei pastori ai loro ovili. Quindi 300 euro ogni dieci minuti e 1800 euro all’ora.

Mica poco per un piccolo comune di quelle famose zone interne che in viale Trento raccontano di voler aiutare, ma d’altra parte non c’è alternativa: dalla Regione non arriva nessun elicottero e i prezzi di noleggio di esercito e protezione civile sono anche molto più alti.

Da fonti dirette ho saputo che per fortuna la ditta ha avuto il buon senso di applicare uno sconto e che la Protezione Civile ha assicurato che le spese sostenute dal comune verranno rimborsate. E tutti ci auguriamo che non sia la classica promessa all’italiana.

Ma io mi chiedo perché in Sardigna dobbiamo ritrovarci perennemente in emergenza, col solito scenario di popolazioni che aiutano eroicamente i più sfortunati, con la paradura di bestie e foraggio quando arriva il fuoco, con i privati che mettono a disposizione escavatori e trattori per salvare case, persone e animali dalla furia delle acque e del gelo.

L’assessora all’Ambiente dal canto suo si assolve puntualmente, credendo che tutto si possa risolvere sperticandosi in complimenti per chi è stato abbandonato a sé stesso davanti alle calamità.
Perché siamo sottoposti ad una tale pressione fiscale se poi ci dobbiamo arrangiare davanti alle difficoltà?

Che cosa comprano con le nostre tasse se poi i mezzi li dobbiamo mettere noi stessi come privati?
E’ evidente che c’è qualcosa non funziona e che il Palazzo è sempre più sordo alle grida d’aiuto che si levano da ogni angolo di Sardigna.
Quest’estate come Libe.r.u. con la Campagna Firma su Fogu raccogliemmo migliaia di firme a sostegno di alcune misure per arginare il problema degli incendi e le portammo all’assessora Spano e a Pigliaru.

Una delle proposte della petizione era quella di dotare la Sardigna di mezzi adeguati, siano essi canadair o elicotteri o quant’altro, non tramite costosissimi affitti – come avviene ora – ma acquistandoli direttamente come Regione e tenendoli in pianta stabile in Sardigna.
Sempre qui, a completa disposizione dei cittadini Sardi.

Ai nostri militanti che le consegnavano le firme l’assessora ribatté, stupita, che i mezzi ce li invia lo Stato, che non c’è bisogno di comprarli e di averli di proprietà della Regione.

Disse: “A che cosa ci servirebbe comprarli?”
Ecco, se capisse in che condizione è ridotta la nostra terra la risposta se la potrebbe dare da sola.