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Indennizzi per non pescare. Contributi per espiantare vigne, oliveti e campi di grano. Assegni di cassa integrazione e mobilità per anni e anni.
Tempo fa c’era persino un Comune – Elmas -, il cui sindaco è oggi consigliere regionale del Pd, che incentivava l’emigrazione, offrendosi di pagare il viaggio ai suoi giovani che decidevano di andarsene.
Siamo l’unica regione del mondo in cui si paga la gente per non lavorare, in cui si è pianificato un sistema di incentivi e paracadute che stimola all’inazione, alla dipendenza, all’asservimento, al ricatto dal potere politico. E in cui tutto scorre senza che ci sia più nemmeno la forza di indignarsi.
Sarà diverso col reddito di cittadinanza? Speriamo sia davvero uno strumento di accompagnamento verso un’opportunità di lavoro e non solo una misura meramente assistenziale.
Quale terra del mondo può avere un futuro, se la sua struttura socio-economica è organizzata in questa maniera?
C’è modo e modo per non abbandonare chi è rimasto indietro. Quello dell’incentivo al non-lavoro è il più sbagliato. La negazione della Politica e della dignità dell’individuo, l’assenza dello spirito di comunità.
In questa situazione sembrano persino pochi i 2500 sardi che hanno abbandonato le loro case e i loro paesi, nell’ultimo anno, per trasferirsi all’estero. Se le cose non cambieranno, saranno sempre di più.
Si profila un genocidio culturale, un’estirpazione alla quale diventerà impossibile porre rimedio, una desertificazione che per i compiaciuti sacerdoti della tecnica politica è ineluttabile e forse persino auspicabile.
Un delitto perfetto, i cui responsabili hanno nomi e cognomi.
Lo sanno benissimo che dietro questo genocidio c’è una ragione di uno STATO occupante di nome italia.
Lo condividono i politicanti e sindacalisti ASCARISARDI porobi servitori conniventi e complici de s’italia.
L’indotrinamento di santa romana chiesa, l’ignoranza della vera storia de su populu Sardu sono l’umus della sottomissione.
Le divisioni e sa disunidade dei partiti e movimenti identitari sono causa del nostro male.
Semus NOIS sa curpa ki non boleus cumprendere ki si no si difendimos nois no si difende nixunu.
Caro Direttore,
la sua analisi è davvero precisa e di valore sui mali che ci affliggono.
La lista sarebbe ancora lunga: perché non includere le così dette “buste paga” delle industrie statali poi girate ai prenditori di fondi pubblici, che oltre ai danni ambientali e al paesaggio, hanno ulteriormente inculcato la mentalità della subalternità, della dipendenza e della non iniziativa? Perché non includere anche le “buste paga” presso i tanti enti pubblici e para-pubblici che, di nuovo pagate dalla collettività, hanno ulteriormente portato all’inazione, dipendenza e remissività (al limite della subalternità) allo stato italiano?
Per non parlare del gravissimo deficit che registriamo da troppi anni: i migliori, in quanto più intraprendenti o con titolo di studio che si rifiutano della situazione attuale e che vogliono realizzarsi con il proprio merito (senza andare a chiedere favori), se ne vanno (emigrano), in questo modo aumentando l’incidenza nella nostra popolazione degli inattivi, meno intraprendenti e brillanti, nonché con titolo di studio! Ah, già, hanno pensato bene come colmare questa perdita (perché di perdita si tratta), ancorché solo a livello di unità! Con persone che non hanno un titolo di studio, né che brillano certo per desiderio di realizzarsi da sè.
Ritornando ai modelli a cui dovremmo ispirarci: qualcuno si è mai chiesto perché i Paesi con le economie più avanzate fanno ponti d’oro per attirare le persone più qualificate o più intraprendenti? Ci vuole molto a capire il valore che queste possono portare in un sistema economico? Per quanto tempo continueremo a pensare che sia lo Stato-Regione o Provincia a creare i posti di lavoro?
Mi sento un po offeso visto che non ho un titolo di studio ma come me e molti altri preferiscono stare qua a far lavori umili come lavorare la terra con contratti da terzo mondo,per questo mi sento fiero di me stesso di non appartenere a quel ramo di studiosi che alle università fanno scioperi cortei ecc!!! ” poi quando finiscono gli studi tornano alla realta ,fuggono per far gli stessi lavori che facciamo quà con contratti umili, qui restano solo i titolati figli di papà o gli spalleggiati, che per comodità stanno zitti e non alzano piú la voce. Quelli che riesono a far qualche cosa senza aiuti con titoli di studio sono rari ,e fanno bene a non stare qua……. (CONSIGLIO) la Sardegna dovrebbe essere indipendente in tutto potenziando il turismo e agricoltura e allevamento e facendo rimanere le tasse che paghiamo in Sardegna non avremo piú difficoltà, e cosi possiamo permetterci di finanziare i giovani studiosi. Ovvio che questo non acadra mai visto che alla regione Sardegna i consiglieri che prendono stipendi da nababbi fa comodo, e l idea di CANTONE SARDEGNA GLI STA SCOMODO!!!!
Stefano, non volevo offenderla in alcun modo. Esprimevo il rammarico per il fatto che molti giovani sardi con titolo di studio o senza titolo di studio ma comunqe con grandi capacità e voglia di fare, sono costretti ad emigrare per realizzarsi (non hanno cioé i padri o i parenti che li sistemano o semplicemente non accettano quel ricatto). La loro partenza è una perdita notevole per la Sardegna ed inevitabilmente, se partono via dalla Sardegna queste persone, mentre rimangono tutte le altre (valide come sicuramente lei e non valide come quelle sistemate dai padri in qualche posto), la percentuale delle persone valide sul totale residente diminuisce!
Spero di avere chiarito il pensiero e mi scuso se ha percepito un’offesa quanto da me scritto!
Saluti
Come non posso essere d accordo,Stefano,la sardegna ha un potenziale economico da non dover chiedere niente a nessuno,abbiamo tutto,purtroppo abbiamo anche quei politici che tutto fanno eccetto il bene della sardegna,io dico sempre che,in sardegna,ci vorrebbe un tipo rompic….come bossi,cioè uno che a livello nazionale faccia valere la sua forza(o palle) e le sue idee per portare avanti e tutelare un territorio,in questo caso la sardegna, ottimizzando quello che di buono abbiamo.
” …. istìmulant a s’isfainamentu, a sa dipendèntzia, a su tzerachìmene, a su ricatu dae su poderiu polìticu.” Custu est su nodu gordianu chi bisòngiat truncare.
Creo chi siet sa chistione chi tocat de ponnere a punt’e inanti, po cambiare sas cosas.
la prima cosa da fare andare a vedere la storia degli ultimi 2 secoli dove i sardi hanno conquistato e unito l il regno di Sardegna non l Italia , regno di Sardegna Garibaldi era cittadino sardo non lo è diventato venendo a vivere a Caprera era sardo perché nato nelle terre del regno sardo questo non lo penso io un signor nessuno ma è scritto nelle carte Dell archivio di stato degli usa solo da pochi anni nelle carte viene usato il termine Italia . quindi dico a noi sardi ritroviamo la nostra unità politica e culturale e troveremo li la forza ed il rispetto di noi stessi , così soltanto potremo camminare a testa alta ed essere rispettati dal mondo
la prima cosa da fare andare a vedere la storia degli ultimi 2 secoli dove i sardi hanno conquistato e unito l il regno di Sardegna non l Italia , regno di Sardegna Garibaldi era cittadino sardo non lo è diventato venendo a vivere a
Caprera era sardo perché nato nelle terre del regno sardo questo non lo penso io un signor nessuno ma è scritto nelle carte Dell archivio di stato degli usa solo da pochi anni nelle carte viene usato il termine Italia . quindi dico a noi sardi ritroviamo la nostra unità politica e culturale e troveremo li la forza ed il rispetto di noi stessi , così soltanto potremo camminare a testa alta ed essere rispettati dal mondo
È pura ipocrisia lamentarsi, scandalizzarsi se poi si vota ai partiti italiani che sfruttano calpestano e rubano a s’aferra aferra
Se ci si ferma al lamento, sono assolutamente d’accordo.
Ma se invece si va oltre al lamento, cercando di far comprendere a coloro che sono rimasti qui in Sardegna che i loro figli sono dovuti emigrare perché votando gli attuali partiti, o peggio ancora non andando a votare, hanno consentito e alimentato il sistema attuale, forse c’è qualche speranza di cambiare il nerissimo futuro che ci attende.
Saluti
Salve signor Muroni , ha trascurato un aspetto nella sua puntuale analisi che le voglio indicare ,le può completare un poco il quadro . Si tratta del nuovo sistema latifondista o latifondiario che si sta sempre più stabilizzando nei lidi di Sardegna.Dicesi PAC , ovvero politica agricolea comune , per intenderci e quel sistema per cui più hai terreni più ti danno soldi fino al punto che per molte aziende agricole , per fortuna non per tutte , il cosidetto premio sia diventato la maggior fonte di reddito scatenando negli imprenditori agricoli la folle caccia al mappale .Secondo il mio parere questo sistema causa assuefazione e produce un sistema drogato a scapito dei fruitori stessi delle sovvenzioni.
saluti
« Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio geograficamente determinato (…) costituisce un popolo. Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale. Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione. »
Questo si afferma nella Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli.
I Sardi ,credo come pochi altri ,hanno tutti i titoli per potersi definire un Popolo..
In altre latitudini del Globo ,i soprusi di uno Stato arrogante hanno avuto il merito di infiammare l’orgoglio identitario delle comunità etniche o Popoli,rafforzandone l’unità ed esaltandone ulteriormente le peculiarità.
In Sardegna, a quanto pare questo non è avvenuto ,anzi è avvenuto l’opposto. Quello Sardo è un Popolo solo potenziale ,in realtà non lo è. Non è unito!!!!
L’unico orgoglio identitario che arde e’ quello folkloristico,importante e da tutelare,ma spesso si usa solo per tronfiarsi della fierezza di chi ci ha preceduto,e in questo caso, effimero, nel concreto.
Il prodotto tipico più diffuso è l’indifferenza.
Un popolo indifferente non ha futuro,o meglio,lo delega in bianco proprio a chi ritiene che lo opprima nel presente.
Chissà se Gramsci si riferiva anche a molti suoi conterranei quando diceva che odiava gli indifferenti .Come dargli torto …
I commenti evidenziano la rabbia di chi ancora come me si ostina a vivere e lavorare in questa bellissima terra. La piaga del nepotismo nelle università e del clientelismo negli enti pubblici, ad esempio, purtroppo non è facile da estirpare e sicuramente NON la si estirperà con “s’indipendentzia” dall’Italia e dall’Europa auspicata da taluni. Non siamo stati capaci di gestire la nostra autonomia di regione a statuto “speciale” ……… Non siamo stati in grado di mandare a Roma rappresentanti di “peso” politico …….. Abbiamo una classe di politicanti in regione da far spavento ………… Siamo diventati INDIFFERENTI, come giustamente si ricordava prima ………..Ma quale indipendenza vogliamo?
Prima dobbiamo crescere come popolo e poi eventualmente ne chiederemo il “riconoscimento”.
Direttore concordo per la disunione. Però è anche vero che fuori dalla Sardegna tra sardi ci si unisce eccome, prova ne siano i tanti circoli sardi sparsi in italia; e questo non me lo so spiegare (anche io son stato emigrato per anni in Continente). A mio avviso (piccolo per quanto può essere il mio parere), urge rispolverare la nostra cultura ormai emarginata e colonizzata e dare il nostro sostegno a gente capace, gente che ha a cuore la rinascita della Sardegna, magari, ci spero, come Nazione. Lei lo sta facendo egregiamente.
effettivamente il “chi è causa del suo male pianga se stesso ” potrebbe cadere a fagiolo” ma in realtà mostrerebbe un rassegnarsi che non è collettivo perché se tu in primis e noi che commentiamo pensiamo di avere delle idee differenti è un segnale che non tutto è perduto.
L’orgoglio identitario è vero che sbaglia canali destinandosi piu’ a manifestazione di folklore o da “bar dello sport” invece di riconoscere nell’identità sarda un carattere comune di appartenenza che la distingue e la accomuna ,secondo il verso, alle maggiori culture minoritarie in ambito europeo ed oltre (dove il minoritario stà ad indicare solo il numero matematico degli appartenenti ).
Caro Anthony,
finalmente …. Mio marito che viene da Milano, dopo qualche mese che ha vissuto in Sardegna ha notato che purtroppo c’è questa mentalità. Ti dico solo che ho un amico che ha 32 anni che aveva un lavoro a tempo indeterminato e lo ha lascato per avere la cassa integrazione di un anno e potersi fare un viaggio di sei mese in moto. Io e mio marito siamo rimasti allibiti.
32 anni, un anno di cassa integrazione!!!
Aggiungo solo un altra frase!…vogliamo parlare della peste suina?
Parliamone pure!
E della lingua Blu?
Gradirei spezzare una lancia a favore degli indennizzi, non per quelli politici,di cui non ho capito bene quale rischio vanno a coprire,ma per quelli di uso agricolo. Hanno un loro senso.. Che poi se ne abusi è un altro discorso.. La politica mal gestisce il controllo.. anzi USA i sistemi di controllo come strumento di canalizzazione ed accentramento del potere.
Peste suina e indennizzi hanno determinato negli ultimi 40 anni l’estinzione del settore suinicolo in Sardegna creando una condizione per la quale conveniva avere piu’ animali malati che prosciutti da vendere .La condizione attuale si rispecchia sulle mandrie di vacche scheletriche che popolano le montagne e non solo della nostra isola , rende più l’indennizzo che non la carne che quegli animali producono, Se poi ci vogliamo aventurare sulle questioni del latte ovino e delle sue altalenanti sorti ,secondo il mio punto di vista il percorso non si scosta molto da quello della peste suina appunto.
L,indipendenza sarda, sara’ impossibile, fino a quando non ci sara’ un Partito Indipendentista Unico e trainato da un gruppo di leader, culturalmente accettabile e preparato. Rassegnamoci.
Tutto ciò accade quando sono gli altri a decidere a casa tua.
L’indipendenza a cui molti auspicano non ha senso se non si avvia il motore economico del sistema Sardegna.
In secondo luogo i sardi dovrebbero andare uniti sotto l’egida di un’unica entità politica per perseguire l’obiettivo primario.
Infine abbiamo bisogno di leader veri, che si impegnino per il bene comune, carismatici e onesti e me lo lasci dire Sig Muroni, lei è uno di questi!
Siamo consapevoli di ciò che sta accadendo pertanto abbiamo un’enorme responsabilità. Un macigno che pesa e peserà sulle nostre coscienze: il futuro dei nostri figli è un presente di povertà ed emarginazione, di frustrazione e disillusione.
Cosa fare? Provai nella mia Sardegna (mia?) ma fallii in modo miserrimo ed ora non so più bene cosa a fare e soprattutto a chi dare la delega perché a parte tanti spin doctors non vedo nessuno.
Condivido tutto, tranne l’ultima frase. Perche’ insistere nel voler attribuire le responsabilita’ sempre e solo ad altri? La classe politica sarda, di qualunque colore, e’ sempre stata Sarda e espressione del popolo Sardo. Siamo tutti responsabili, tranne i piu’ giovani, del mancato sviluppo del capitale umano in Sardegna. Capitale umano significa anche etica del lavoro, perche’ di questo parla il post. Gli insegnanti, i professionisti, gli intellettuali, gli agricoltori e i pastori, i lavoratori stessi insieme ai politici da loro eletti e ai giornalisti che poi vogliono sempre fare i politici. Basta con le chiacchiere. Non c’e’ piu’ alcun bisogno di politici che assecondino e blandiscano il popolo sardo. C’e’ bisogno di leader che convincano il popolo sardo della necessita’ di un cambiamento interno e di un’evoluzione culturale.
… e l’informazione? l’informare male, il dire bianco al nero, l’esaltazione del nulla, l’occultamento delle notizie, la copertura mediatica serva, l’impossibilità di urlare la verità ed essere ascoltato hanno contribuito al rinnovo de s’indolentzia antiga?
La codardia e la vigliaccheria dei contadini e dei pescatore che accettano le briciole, sono il prime esempio meschino di un meccanismo strategico iniziato molto tempo fa, ma se ne possono identificare anche in varie altre forme di questa recrudescenza regressiva che caccia poi i figli veri della Sardegna dalla loro terra.
Se la politica isolana non si accorge di queste emergenze, vuol dire che non c’è piú speranza.
Non solo non vedono, ma non si rendono conto neppure che ciò che avviene é frutto del loro operato.
Insomma, di questo passo, la strada dei sardi é segnata, costretti a emigrare destinati all’estinzione, per lasciare l’isola nelle mani di Roma e dell’Europa che la vuole ripopolare con un’assortimento di razze provenienti dall’Africa e dal medio oriente. É come se si ripetesse l’ordine evolutivo migratorio all’incontrario.
Stare impassibili a quanto stá succedendo, e a quanto certi colossi che condizionano la sorte di molti popoli, vuol dire essere consenziente e colpevoli di quando tutto ciò verrà a costare al popolo Sardo..
CONSERVATORI ad ogni costo … o PROGRESSISTI per guardare avanti un FUTURO SOSTENIBILE ?
Per avere il diritto di chiedere LAVORO è assolutamente necessario attrezzarsi di ADEGUATE COMPETENZE e NUOVE PROFESSIONALITA’ !
Il mercato è in continua evoluzione … abbiamo sempre meno bisogno dello Stato, finto dispensatore di “elemosine”, capace solo di imporre obblighi, divieti e cui dover richiedere autorizzazioni, permessi (kasta corrotta ed opprimente, assurda ed obsoleta burocrazia)
Questo nuova modalità operativa, grazie alla moderna tecnologia ed alla facilità di accesso all’informazione e la capillarità e l’immediatezza della comunicazione (ha innescato il processo di disintermediazione) che snellisce ed agevola la nascita della LIBERA IMPRESA in una chiave più innovativa e più moderna (si chiama “sharing economy”) dove l’utilizzatore dei servizi e/o l’acquirente dei beni, TI PREMIA se soddisfatto e/o ti AFFONDA se insoddisfatto !
Questo processo fa crescere l’economia e consente di mandare a casa tanti “nullafacenti” con una targhetta appiccicata sulla porta di un ufficio vuoto che “percepiscono” un lauto stipendio senza neppure sapere perché …
Se l’antitesi della rendita di posizione e del monopolio, il cosiddetto “libero mercato” viene confuso e considerato “abusivismo”, allora NON si è ancora compreso che il mondo cambia … dall’ERA dell’INTERMEDIAZIONE si evolve verso quella della CONDIVISIONE e nulla potrà fermare questo cambiamento !
Vergogna … sul Governatore Pigliaru che ci ha illusi di voler istruire e formare la gioventù sarda !
Senza Cultura e Competenze è impossibile trasformare le Risorse in Prodotto e poter competere sui mercati per una vera Crescita Produttiva della nostra isola.
“Conoscere per APPREZZARE, apprezzare per TUTELARE, tutelare per VALORIZZARE, valorizzare per TRASFORMARE UNA RISORSA IN PRODOTTO E LAVORARE NEL PROMETTENTE SETTORE TURISTICO” GARANTENDO A Sé ED AI PROPRI FIGLI UN FUTURO SOSTENIBILE DI BENESSERE SOCIO-ECONOMICO E LA GARANZIA DI UN LAVORO PIACEVOLE E DURATURO.
Il popolo sardo è forte e orgoglioso solo nelle barzellette. Per il resto codardia, mollezza, rassegnazione e resa di fronte agli eventi, agli “specchietti” dei conquistadores di turno o dei capi bastone ai quali offrire la pecora bollita nel momento in cui gettano il loro sguardo benevolo dalla nostra parte. Servi senza speranza, educatissimi a stare a braccia conserte al nostro posto e contenti nel momento in cui viene sottolineata : “La grande dignità dei Sardi”, tradotto : “State lì e che vi basti…”.Tutto questo è causato dalla nostra rassegnata secolare povertà.Poverta’ alimentata dalla paura di sentirsi liberi, autodeterminati, protagonisti della propria vicenda umana. Davvero orgogliosi di lasciare in eredità beni importanti ai propri figli sardi invece che rassegnato abbandono e desolazione.
Egregio dottor Muroni,
Le sue parole descrivono bene la crisi sociale che attraversa la Sardegna ma, tutto
deve avere una soluzione e lei, ha terminato la sua esposizione senza fornirci la strada che lei ritiene più adatta per trovarla.
Io sono un lavoratore sardo in mobilità, facevo parte della Meridiana dove avevo il ruolo di comandante; io amo lavorare, amo la mia professione, amo il volo, amo la mia terra e piango nel vederla così ammalata e così devastata.
Per difendere il mio lavoro e l’Azienda, due anni fa sono salito su un palo faro dell’aeroporto Costa Smeralda e li ho vissuto per 50 giorni senza mai scendere a terra.
Assieme ai miei colleghi, ho lottato contro il più grande licenziamento collettivo della Sardegna, assieme a loro, ho pianto per ogni amico e collega licenziato o, tirato un respire di sollievo per ogni posto di lavoro salvato.
Adesso sono in mobilità, lontano dal mio cockpit, lontano da quella Compagnia che per 27 anni ho servito con amore e fedeltà e della quale oggi rimangono solo pochi frammenti.
Una commentatrice racconta di un errato uso della cassa integrazione fatto da un suo amico e da ciò che scrive, sembra che voglia significare che gli ammortizzatori sociali, siano un ingiusto istituto di tutela del lavoro e dell’impresa ma forse non si è mai accorta che nell’Unione Europea, il welfare distingue i popoli più civili e progrediti.
Noi sardi ci consideriamo un popolo ma non abbiamo identità, ci lagniamo per essere dimenticati dal Governo ma non lottiamo per avere la giusta considerazione, pretendiamo i diritti ma non conosciamo i doveri, piangiamo per la perdita dei giovani che emigrano ma non sfruttiamo il ricco giacimento di economia naturale della nostra terra, tanto decantiamo il nostro amore per la Sardegna ma ignorantemente devastiamo il suo ambiente.
Vogliamo innovazione ma quando ci viene data la possibilità di attivare una riforma, la respingiamo quasi all’unanimità.
Il nostro opportunismo ci rende indifferenti a tutto e così, chi rallenta il traffico con una manifestazione per la difesa di un diritto, viene considerato un disturbo, lo sciopero nel settore trasporti è considerato incivile ed irresponsabile, tutti siamo giudici degli altri e mai di noi stessi.
Egregio Direttore, anche l’informazione ha un ruolo importante nel processo di crescita e valorizzazione di una regione come la nostra nella quale, il Oopolo, l’Iimpresa e la Politica sono rimasti più a guardare che a cercare soluzioni di vita e di sviluppo.
Ogni giorno, tanti guerrieri di cartapesta incitano alla rivoluzione contro i “poteri forti” e contro la Politica, io credo invece che la rivoluzione debba essere una riforma culturale e debba partire dalla testa dura di ogni sardo.
Attenzione, memoria, identità istruzione, formazione, umiltà, educazione, rispetto, civiltà, impegno e sacrificio. Questa è la vera rivoluzione.
Cordialmente
Andrea Mascia
Comandante, esubero Meridiana, lavoratore in mobilità senza percepire l’indennità da oltre sei mesi, cittadino che, per avere indossato la Maglietta Rossa e manifestato con ordine e civiltà per i diritti che costituiscono l’identità di ogni popolo, oggi porta un pesante fardello di carichi giudiziari.
É possibile sapere quanti soldi da la Sardegna allo stato italiano e viceversa? Come mai nn si accenna ai parassiti statali , ai baby pensionati e anche al disastro dei signor no sindacalisti? … Oppure anche il piagnisteo fa parte della cultura millenaria?
Solito bla, bla, bla, la Sardegna è sempre stata arretrata, sottosviluppata rispetto al continente europeo, isolata e con cicli di emigrazione molto forti a cadenza regolare nei decenni. Niente di nuovo, basta guardarsi intorno e parlare con qualcuno di una generazione fa. Lo dico io che ho 36 anni, ma lo sapete tutti come funziona in Sardegna. Quindi del solito bla, bla, bla, siamo stufi e per questo arrivati a una certa età non si vede l ora di andare a vivere in un posto semplicemente normale!!!!!
Con dal mio rientro in Sardegna dopo 12anni in giro per lavoro e studio finalmente per intraprendere nella mia amata Sardegna ed insegnare quello appreso in Francia Inghilterra , Olanda USA . Nel Settanta fui già maitre responsabile al Forte con un ottimo stipendio, ma , avevo già nella carta e non solo nella testa il progetto della SA MUVARA HOTEL E L’ONISTRI srl una forestazione di ben 228 ettari in un territorio di Aritzo chiamato Onistri nel Gennargentu occidentale .Ebbi soci delle personalità romane e poi per l’Onistri il mio commercialista di Cagliari .I primi tempi tutto era perfett,Banche,Ras ECC . Come amministratore unico della SAMUVARA srl ebbi un prestito a tasso agevolato da l’allora CIS. Qui iniziò le prime burocrazie .”tre milioni di km. Espletando documenti per uno stato d’avvanzamento” tanto che fino allora il 25 % per cento che dovevamo avere noi soci visto le difficoltà gli altri mi lasciarono solo a gestire lavori esclusivamente con i mie soldi e quelli dei miei , mentre il mio commercialista c si occupava della forestazione . Fui avvisato da un bancario giusto in tempo perché questo signore stava per fare 3 miliardi di debiti. Riuscì a lasciare l’Onistri ricevendo giusto in tempo 250ml L’ Onistri falli otto mesi dopo la mia uscita.. Per farla breve nel ’77 dopo aver concluso un altro stato d’avanzamento di 124 ml. Non riuscivo a farmelo saldare dal CIS PER COLPA DELLE QUETANZEDI UN LAVORO ESEGUITO DA NOI dovetti fare amministratore unico il socio Locatelli che firmò tutte le nostre quietanze, Ricevette subito i 124. E volo’ verso Roma tenendosi il malloppo per sempre Al tempo fui intervistato dal giornalista Testa del l’unione Dove descrissi tutta la mia odissea , pensando di cambiare un po’ le cose , altro che cambiare di quel l’articolo nessun ebbe niente a dire e quelli del CIS SI LEGARONO AL DITTO TALE OFFESA E MI DICHIRARONO GUERRA A VITA. Tanto che da un mutuo a tasso agevolato di 520 ml. A tasso agevolatissimo fino ad ora ho pagato 1800ml. L’ultimo versamento a stralcio fu versato da l’ill, avv. Garau Dopo tanti mesi ricevetti una lettera dal CIS che aquel versamento dovevo versare altri 111ml . Mi rifiutai e iniziai a scrivere raccomandate da per tutto rifiutandomi di continuare a pagare denari non dovuti questo era nel lontano 2009 . Tutto tacque fino al 2015 quando mi fecero gli atti X 380ml. Ho dovuto fare opposizione . Siamo ancora così !!! Tengo a precisare che solo al sottoscritto gli hanno dedicato cotanto AMORE esclusivamente perché non organizzi spuntini pantagruelici , doni prelibati della terra , gioielli per le loro signore e orologi di marca per i signori o lavori nelle loro ville ecc ecc. questo esclusivamente mente perché non ho mai chinato la testa , e ho cercato di far capire a codesti che volevo intraprendere nella mia isola è non mi sentivo uno schiavo….
“per dare un futuro alla Sardegna, bisogna che le genti di sardegna si affranchino dalla massoneria sardoitalica che domina la scena da oltre 40anni. Come puo una terra e le sue genti, programmare un futuro se tutti i settori strategici sono in mano a 10-12 grandi famiglie imprenditoriali massoniche” .(formaggi, grano, energia, informatica, sanità, turismo ecc). Ricordiamoci che la definizione di massoneria definisce chi sono gli uomini liberi, mentre non considera proprio gli altri che nel medio evo erano servi della gleba e cc ecc. Ecco sta alle genti di sardegna oggi non libere , gli innominabili della definizione massonica, ciascuno per proprio conto e capacita, affrancarci da questa massoneria mettendo al centro persone e territorio
Ci sono tante considerazioni (si può dire una per ogni intervenuto) sulla situazione attuale che vive la Sardegna. Dal mio punto di vista, credo che bisogna retrocedere nel tempo (governi Fanfani-Medici) per capire come mai le cose continuano ad andare di male in peggio, senza che ce ne rendiamo conto. Due sono le cause da cui bisogna partire: (1) la prima ci riporta al 1946, quando fu scritto lo Statuto Autonomo della Sardegna, accettato dai Politici Sardi della Costituente, per riuscire finalmente a realizzare la cosidetta Unione perfetta con l’Italia(prima Regno di Savoia, poi Repubblica), lasciando in mano al Governo di Roma le Leve Principali della Scuola e Università, dell’Economia, della Storia e del Territorio, sia in termini di Ambiente Generale sia in termini di Archeo-Monumenti. (2) la seconda è un Governo della Ras, appiattito fin dai primordi sulle posizioni italiane, quelle che convenivano a Roma. Abbiamo, quindi, dalla fine degli anni cinquanta all’inizio degli anni sessanta, una modifica dei finanziamenti statali che avrebbero pregiudicato sempre più i settori economici primari (allevamento, pastorizia, agricoltura, pesca e artigianato), perchè si decidette di spostare tali finanziamenti a favore dell’Industria pesante (il petrolchimico innanzi tutto), legata a interessi e uomini che rappresentavano la DC di allora e i suoi alleati. La Scuola e l’Università (in mano a Roma) avevano creato diplomati e laureati con il mito del “profitto d’impresa”, l’unico che secondo i Politici e gli Interessi da loro rappresentati, avrebbe potuto far cambiare lo Sviluppo della Sardegna, rinunciando al Territorio e all’Ambiente considerati “cose superflue”, di fronte alla sicurezza dello stipendio mensile e di un posto di lavoro sicuro. I finanziamenti furono così dirottati dai settori economici primari (tradizionali della Sardegna) per la creazione di Porto Torres, Ottana, Portovesme, Sarroch e dati ai “Nuovi conquistatori Saraceni” dell’Industria Italica, con l’avallo dei Governi di allora, sia di quello Centrale che di quello Sardo. OGGI, siamo in grado di vedere le conseguenze distruttive che ha avuto una tale Politica insensata: da un lato l’Industria pesante è andata in crisi (perché non poteva svilupparsi positivamente in una Isola in cui i costi di trasporto di A/R pregiudicavano il costo finale), sono aumentate (in termini esponenziali) le malattie dovute alla mancanza di prevenzione sanitaria e ai vari fumi inquinanti, e nel contempo i lavoratori dei settori economici primari sono stati CONVINTI (per la loro ignoranza dei fattori di mercato) ad accettare la politica degli incentivi e dei contributi a fondo perduto e a pioggia, come la Panacea per l’uscita dal sottosviluppo. Hanno cominciato a VENDERE i terreni (fattore economico di base per un qualunque tipo di economia – quindi a maggior ragione per quella Sarda) in cambio di MONETA (allora a buon prezzo) che (dopo il 1960), dopo aver raggiunto l’apice in termini di solidità “virtuale” cominciò a perdere terreno sul mercato dei cambi, svalutandosi sempre più e impoverendo coloro che l’avevano accettata in cambio di terreni. OGGI, i cittadini-lavoratori sardi vivono nella ricerca di denaro a buon prezzo (che non esiste più), di posti di lavoro in un’Industria che è fallita da tempo. Le uniche scappatoie di un lavoro vicino a casa sono diventate l’arruolamento nell’esercito e, poi, il passaggio ad una forza di Polizia, oppure la ricerca di un Politico di Partito in grado di promettere e trovargli qualcosa in un futuro prossimo incerto.
Il SISTEMA E’ QUESTO, ma non lo si può cambiare dall’interno. Bisogna crearne un altro a misura di UOMO SARDO (colui che ha continuato a credere “In IS ARREXINIS ki faint cresci sa mata” e in IS SENTIDOS, quei valori etici antichi a cui si faceva ancora riferimento prima della FINE DEGLI ANNI CINQUANTA E L’INIZIO DEGLI ANNI SESSANTA.
Bisogna tornare a produrre. Per produrre seriamente, serve una Filiera. I Politici Sardi, non fanno parte di questa Filiera. Sono intrusi. E come tali, inceppano un Meccanismo, che funziona in altre zone Europee, alla grande. Serve una Classe dirigente. una classe di persone, che non siamo Politici.
Recentemente ho molto apprezzato una considerazione, in due “puntate” ad opera di Antony Muroni, in riguardo alle questioni del mondo agricolo e zootecnico della nostra Sardegna. In sintesi, osservava di come il mondo agro-pastorale, con le proprie organizzazioni di categoria, anziché cercare di promuovere iniziative utili per creare vera imprenditoria, muovesse, invece, delle rivendicazioni di tipo sindacale. Questo per dire che se si volesse una reale autonomia o, meglio, indipendenza dovremmo porci degli obiettivi per raggiungere l’obiettivo. Si dovrebbe pensare, anche con una legislazione di tipo urbanistico, a strutturare le aziende, anche quelle di piccole dimensioni, in modo tale da invertire il trend attuale che ci vede importatori di almeno 2/3 dei prodotti agricoli-zootecnici che consumiamo. Anche la attuale amministrazione regionale, con la proposta di legge urbanistica, ha pensato bene di congelare il settore rurale, non permettendo neanche la realizzazione di adeguate strutture per la conservazione e/o la trasformazione dei prodotti aziendali, stabilendo, invece, che tali strutture debbano realizzarsi nelle zone urbanistiche preposte ad accoglierle. Vale a dire nelle zone “D” (artigianali, commerciali e industriali). Al contempo, però, è stato previsto che nelle zone costiere si possano realizzare volumetrie aggiuntive a quelle attuali (già abbondantemente esuberanti rispetto alle necessità!), soprattutto per le strutture ricettive.
Appare evidente che ci sia il tentativo di affossare definitivamente il settore agricolo a favore di altro, magari per favorire la realizzazione di centrali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e alternative o chissà che altro! Tutto questo, evidentemente, non sarebbe di incentivo a far restare in Sardegna i nostri giovani, i quali sarebbero pressoché obbligati ad emigrare, lasciando campo libero a investitori stranieri oppure s potentati economici e finanziari, magari sotto le mentite spoglie di fondazioni.
Bisogna impedire la realizzazione di questo disegno. Stanno facendo di tutto per favorire i privati anche con la cosiddetta riforma della rete sanitaria.
A mio avviso sarebbe opportuno cominciare da subito a pensare e, ovviamente, organizzare una aggregazione identitaria, a forte caratterizzazione autonomista e, perché no?, indipendentista con un programma condiviso , magari ristretto ai punti fondamentali, avente l’obiettivo di conquistare rappresentanza in parlamento ma, soprattutto, di vincere le elezioni regionali. Ciò sarebbe utile per cominciare a cambiare registro e se ne avvanteggerebbe l’intero sistema economico.
E facile dire che siamo un popolo di assistiti, mi piacerebbe colloquiare con chi afferma questo è chiedergli ; ha mai provato ad aprire una partita IVA? Mi sa di no, la maggior parte di chi ci prova si deve ricredere ed abbandonare il fatidico sogno di essere un rispettato lavoratore. Se si continuerà a pagare di più uno che lavora in ufficio ad uno che lavora 10/12 ore per produrre qualcosa non andremo da nessuna parte, logicamente questo è il mio modestissimo parere