In Sardegna c’è, da sempre, un grave problema di carenza di sangue.

La richiesta, in particolare di globuli rossi, è di 110 mila sacche all’anno, mentre l’offerta – ovvero la produzione libera, anonima e gratuita che avviene con le donazioni da parte dei nostri corregionali, si attesta a sole 80 mila unità.

Questo stato di cose obbliga il sistema sanitario regionale a stipulare delle convenzioni con le altre regioni del Paese che, fino a poco tempo fa avevano delle eccedenze.

Infatti, il nord e centro Italia hanno un alto numero di donatori e un minor consumo di sangue, in particolare quello che occorre alle persone che hanno la talassemia.

Lo sappiamo, la Sardegna ha un altissimo numero di talassemici e, nonostante l’altissimo numero di interruzioni di gravidanza da parte di coppie che non si sentono di mettere al mondo un figlio con questa malattia, assistiamo ad una inversione di scelta da parte delle famiglie. Infatti, dagli anni duemila in poi, hanno ripreso a nascere con maggiore frequenza bambini con talassemia.

In Sardegna, ed in particolare a Cagliari ove c’è una concentrazione maggiore di persone, e quindi di talassemici, assistiamo a questi gravi fenomeni:

– Mancanza di una legge regionale che finanzi lo screening gratuito su tutti i sardi (sappiamo che la percentuale dei sardi portatori sani di talassemia sono circa il 15%, tanto da rendere la Sardegna la regione al mondo con il più alto numero di portatori);

– Mancanza di un piano di comunicazione sociale e culturale sulla questione sangue.

Thalassa Azione Onlus, da sempre, ed ora insieme al CAST (Coordinamento Associazioni Sarde Talassemici), hanno sottoposto l’attenzione alla Regione Sardegna questi delicati temi che non riguardano solo i talassemici.

Cosa porta la mancanza di screening sulla popolazione sarda?

Il test per scoprire se si è microcitemici (così si chiamano i portatori sani di talassemia) – e se lo è il partner – costa 47 euro. A Cagliari, fino al 2012 il test era gratuito (pagava la ex ASL con un budget annuale di circa 250 mila euro).

Dal quando la ASL 8 ha eliminato questa voce nel proprio bilancio il numero di cittadini screenati è dimezzato. Chi decide di non sottoporsi allo screening sono quasi tutti i giovani in età fertile (soprattutto fra le nuove coppie) e i poveri.

Chi non vi rinuncia e sono disposti a spendere quasi 50 euro sono coloro i quali sono più istruiti e senza difficoltà economiche. E pensare che il test in laboratorio rimodulato potrebbe arrivare a costare meno di 15 euro. Questo ha portato ai due seguenti effetti:

– aumento delle nascite di bambini talassemici;

– aumento degli aborti;

Entrambe le cose con importanti ricadute psicologiche sulle coppie e sulle loro famiglie.

(fine prima parte)

*Fondatore e Presidente di Thalassa Azione Onlus
Co – Fondatore Coordinamento Associazioni Sarde Talassemici