(Dal consigliere regionale Paolo Zedda, ricevo e pubblico)
Gentile direttore,
vista la diffusione di commenti intorno al testo unico sulla lingua sarda attualmente in discussione presso la seconda commissione consiliare, e considerata la imprecisione di alcune ricostruzioni del senso del contenuto, mi sono permesso di inviarle queste note essenziali.
Il testo si pone l’obiettivo di offrire alle lingue della Sardegna il più alto livello di tutela possibile a statuto, costituzione e leggi nazionali vigenti. Anche con misure sostanziali e fortemente innovative. Un livello più alto di sostegno sarebbe quindi possibile solo a condizione che tali norme sovraordinate venissero modificate.
La proposta è ancora in fase di evoluzione e la commissione ha potuto trarre molti suggerimenti dalle numerose audizioni svoltesi (quasi tutte con un giudizio sul testo ampiamente positivo) ed è pronta a recepirne di nuovi, ovviamente quando tecnicamente e giuridicamente fondati.
La nuova legge sulla lingua in 10 punti
1) Si tratta di un testo unificato che riunisce e coordina 3 proposte di legge (pl 36, pl 167, pl 228). Ognuna di queste PL è corredata da una relazione tecnica esplicativa. Il testo finale, secondo le procedure consuete, a fine dell’iter, sarà completato con la premessa di una relazione tecnico finanziaria, due relazioni commissariali (una del relatore di maggioranza ed una di quello di opposizione) e la norma finanziaria.
2) Promuove, tutela e sostiene l’insegnamento scolastico del sardo e delle altre lingue di Sardegna (catalano, gallurese,sassarese e tabarchino), nel rispetto e nei limiti della legislazione vigente.
3) Prevede l’insegnamento (anche in italiano) della storia, della letteratura e di altre discipline riferite alla cultura della Sardegna.
4) Promuove e sostiene tutte le arti veicolate attraverso la lingua sarda (definite nel testo arti proprie): tra queste: la musica cantata in una delle lingue di Sardegna, sia moderna (jazz, rap,leggera, polifonica, etnica, etc.) che nelle espressioni tradizionali (definite nel testo “linguaggi poetici musicali della tradizione”: poesia a bolu, cantu a tenore, cantu a cuncordu, cantu a ghiterra etc), inoltre, incentiva in teatro, il cinema e le altre forme di espressione artistica che impiegano una delle lingue sarde;
5) Istituisce una Agenzia per le lingue con l’obiettivo di coordinare la azione di sostegno alle lingue, rendere più flessibile la gestione del bilancio e del personale, migliorare la comunicazione;
6) Istituzionalizza il coordinamento della Regione e del Ministero (attraverso s’Obreria) per la pianificazione dell’insegnamento delle lingue, in modo da permettere la definizione degli obiettivi didattici e degli strumenti di valutazione, la continuità nella educazione scolastica, la produzione di materiale didattico con un controllo sulla qualità, la retribuzione del personale docente e tutto l’insieme delle procedure che definiscono la didattica delle lingue e le azioni propedeutiche;
7) Definisce le regole per le trasmissioni tv, radio e web, e le linee guida per la convenzione RAI regionale e nazionale. Promuove la istituzione di almeno un canale radiofonico ed uno televisivo esclusivamente nelle lingue della Sardegna;
8) Definisce una norma ortografica alla quale è subordinato il sostegno della Regione (si intende per norma ortografica il modo in cui un suono viene tradotto in grafema: per es., come si scrive la zeta dolce, se con “zz”, con “z” o con “tz”, quali consonanti si possono raddoppiare, come si scrivono le vocali paragogiche, es.: “est” o “esti”, etc:)?
9) Definisce una norma linguistica “amministrativa” per i documenti in uscita del sistema regione (consiglio regionale, giunta regionale, assessorati, enti, agenzie e istituti regionali). La norma linguistica sceglie quali forme lessicali adottare (per es.: acua o abba, faghimus o feus, donzi o donnia, chimbe o cincu, etc) Questa norma deve essere simbolicamente rappresentativa della Sardegna per gli atti ufficiali.
10) Gli enti locali, le scuole, le associazioni e i soggetti privati sono tenuti solo ad adottare solo la norma ortografica. Essi sono invece liberi di scegliere la norma linguistica (possibile scegliere quella regionale, una delle varietà letterarie storiche o altre norme locali).
*consigliere regionale, primo firmatario del progetto di legge numero 167
A mio avviso, vista l’importanza della materia, il testo va condiviso con i sardi. E deve recepire eventuali proposte di correzione e di modifica.
In cauda venenum,il punto dieci cancella un percorso di politica linguistica che è partito dalla proposta di legge di iniziativa popolare del 1976, tendente al l’affermazione e all’uso della lingua nazionale sarda adeguatamente normata, mirando all’eliminazione della LSC che corrisponde al risultato di un preciso percorso di politica linguistica e scientifico. Tutto ciò si realizzerebbe con il rispetto di una norma ortografica che ancora non esiste mentre poi ognuno che scrivesse potrebbe scegliere qualsiasi dialetto componente la lingua sarda, ma che vorrebbe dire che surrettiziamente e non me ne voglia nessuno, vigliaccamente perché non si ha il coraggio di affermarlo esplicitamente, si aprirebbe la strada alle teoria del campidanese e logudorese come lingue diverse e distinte e quindi alla bipartizione nazionale dei sardo parlanti . Un grande favore al colonialismo linguistico che gioirebbe del divide ed impera e della retrocessione del sardo ad un coacervo di dialetti, che in quanto tali e non esaltati da una norma unica come la LSC e delle sue certe evoluzioni con la pratica d’uso, riceverebbero una mazzata mortale dato che con questa normativa suicida sarebbe nei fatti implementato l’uso dell’italiano come lingua normata ed univoca per la comunicazione. Poi tanti rilievi si possono fare , ma il nodo è politico perchè sarebbe cancellata de iure la legge 26 sulla cultura e lingua sarda che la Giunta Pigliaru e la sua maggioranza hanno già cancellato di fatto mettendo in atto il più forte attacco alla lingua sarda e quindi al diritto d’auto decisione dei sardi mai effettuato prima. Sarebbe opera buona il ritiro di questa proposta che non è emendabile, oppure che le forze di opposizione la bocciassero, che i soggetti politici che aspirano autonomamente e con nel cuore la Sardegna ne prendessero le distanze, lasciandone la responsabilità a chi la sostiene , pensando ad affrontare nella prossima legislatura la questione e nell’auspicio che possano sostituire questa terribile maggioranza .
L’impianto mi sembra buono.
Come metodo, manterrei il dialogo con quelli della LSC, soprattutto riguardo al punto 9), per avere il massimo consenso possibile.
E per evitare che fra 10 anni si cancelli questa per ripartire ancora da zero
Is polìticus sardus ant pigau is trassas de is invasoris… cancellai totu su chi est istètiu fatu prima, bonu o malu chi siat…
Puntu 8… Sa genti, is pipius, giai de 20 annus ant imparau règulas ortogràficas po iscriri su sardu… e immoi bos àterus iais a bolli torrai a poni totu in discussioni? Est unu machimi!
Iscusit Zedda, ma iat a depi fai fueddai a genti prus preparada de issu… “Iscuolas” est una perla… po no nai atru.
Is normas de sa LSC podint essi aconciadas amanniendi sa richesa lessicali chi donant is duas variantis principalis, ex: como e immoi, abba e aqua… etc. , torrendi a poni una pariga de cunsonantis: q (mancai siat raru), j (maju),k (po is gutturalis), x (po su sonu sce, sgi…)… e incapa bastat puru… No incasineis sa LSC ca at funtzionau e non depeus sempri torrai a inghitzai de nou.
A donzunu s’abbunzu sou.
Certo creiamo nuove poltrone e una nuova agenzia inutile.
A mie puru, paret chi si chergiat sarbare tostu sa muscas caddinas e lassare morrere su caddu. Todas limbas nessuna limba, semus a sa fine, che l’acabbamus cun sas brullas de tzilleri in sardu de su logu, pastas de risu pro ridere de nois matessi. Passentzia, custa at a essere mala a superare.
I soggetti privati sono tenuti a adottare la norma ortografica?!
Mattagà …
(o non si scrive così? )
Quando si vuole lasciare al legislatore il compito di regolare un’attività umana succedono due cose:
1) le norme stesse produrranno svantaggi e molti abbandoneranno l’attività stessa.
2) chi sarà preposto al suo controllo godrà dei privilegi del suo ruolo e quanto più sarà complessa la norma quanto più sarà grande il suo potere.
Di conseguenza, se si decide di lasciare al legislatore il compito di regalare la lingua sarda si otterranno due cose:
1) la lingua sarda verrà via via abbandonata e sepolta nel dimenticato.
2) il burocrate e il suo ufficio tenuti al controllo acquisiranno talmente potere da essere il solo a certificarne la validità.
Appena la normativa verrà applicata il sardo entrerà nei libri di storia e dovremo pagare per sentirlo parlare da qualcuno che è autorizzato a farlo.
Solo a qualche burocrate incallito poteva venire in mente di chiedere al legislatore di regolare la cosa, una follia.
Mi rammarica scoprire ogni giorno scoprire in quanti siano attaccati al sistema parassitario italiano, pronti a dichiararsi sardi doc ma ancora più pronti ad entrare in un sistema che garantisce vantaggi a chi lo sostiene.
La sottomissione al sistema italiano è consolidata dal fatto che in pochi sono disposti a prendersi delle responsabilità quando è possibile sopravvivere in un sistema fondato su ozio e parassitismo.
Chiunque oggi fa politica non cerca di rivoluzionare le cose ma di trovare uno spazio proprio al suo interno.
Che tristezza…
PS
Godetevi i vantaggi del sistema parassitario italiano in silenzio, perché siamo stufi di sentire demagoghi incitare il popolo a sceglierli in quanto custodi delle sacre scritture di un passato glorioso.
Povera Sardegna è poveracci i sardi che credono a questi demagoghi…
Bravu Paulu, sighi di aici. No a su fascismu linguisticu sardinniolu-italiota