In questi giorni è in discussione in Parlamento la nuova legge elettorale per le elezioni politiche.
A mio avviso – e non solo mio, seguendo il dibattito di queste settimane – il vulnus della proposta, riguardo alla ridefinizione dei collegi sardi e delle modalità di individuazione degli eletti, risiede nella questione della soglia di sbarramento, che non viene più calcolata su base regionale ma con la previsione su una soglia di sbarramento del 5% su base italiana.
Dunque, nel 2017 si cerca di reintrodurre una circostanza che già nel 2005 il presidente Ciampi bocciò, rinviando il Porcellum alle Camere,
Questo è ancora più ingiusto e insopportabile se si considera che la Sardegna è una Regione speciale, che avrebbe diritto a una altrettanto speciale tutela – prevista dalla Costituzione – per le minoranze linguistiche.
Ma in questo caso scontiamo l’inerzia della Giunta regionale, di gran parte dei parlamentari sardi (soprattutto di maggioranza) e del Consiglio regionale.
Se fossi un parlamentare sardo presenterei tre emendamenti, seguendo lo spirito su esposto, rifacendomi a quanto era già previsto dal Porcellum.
1) Per ottenere seggi al Senato, ogni partito o lista deve ottenere almeno l’8% dei voti mentre le coalizioni devono ottenere almeno il 20%. Le liste collegate a una coalizione che abbia superato la soglia prescritta, partecipano alla ripartizione dei seggi se superano il 3% dei voti.
2) A tutela delle minoranze linguistiche riconosciute è previsto che le liste che le rappresentano, coalizzate o no, possano comunque accedere al riparto dei seggi per la Camera dei deputati e del Senato ottenendo almeno il 20% dei voti nella circoscrizione in cui concorrono.
3) Per il Senato della Repubblica è stato previsto che 6 dei 7 seggi spettanti al Trentino-Alto Adige siano assegnati tramite collegi uninominali, mantenendo in quest’unica Regione il meccanismo previsto dal previgente Matarellum. Questa condizione potrebbe essere estesa alla Sardegna.
Quslcuno pare abbia già presentato, in queste ore, emendamenti e ordini del giorno che vanno in questa direzione ma i relatori di maggioranza hanno già fatto sapere che su tutti ci sarà opposizione: nessun esponente sardo del Pd, infatti, ha posto la questione di una piena rappresentanza del nostro elettorato all’ordine del giorno.
C’era da aspettarsi altro, del resto?
La risposta a questi comportamenti dovrà arrivare da noi cittadini, in tutti i prossimi appuntamenti elettorali.
Ho immediatamente segnalato quanto sopra. In realtà vi è di peggio perché a quanto esposto nell’articolo, che condivido, si aggiunge il meccanismo che il voto che verrà dato al candidato nel collegio uninominale verrà automaticamente attribuito al listino di candidati, rectius nominati dal partito,senza alcuna possibilità di esprimere una preferenza.
In un convegno sul “bilinguismo” organizzato da Flavio Cabitza e il PSdAz a Olbia l’avvocato Besostri (colui che con ha altri due avvocati ha portato avanti la causa per l’incostituzionalità della legge elettorale italiana) ha fatto un interessante discorso su questo argomento chiarendo che un’iniziativa per il riconoscimento della lingua sarda a livello europeo e quindi automaticamente quello del popolo sardo come minoranza linguistica porterebbe ad un trattamento simile a quello che hanno gli altoatesini di madrelingua tedesca. Sarebbe necessario chiedere se la cosa è andata avanti. Certo che sarebbe la RAS a dover essere madrina di una iniziativa di questo tipo e non averlo mai nemmeno preso in considerazione è un attestato di incompetenza e disinteresse di questa e le giunte precedenti per la causa dei Sardi e la loro rappresentanza politica.