In Sardegna i Comuni in decrescita demografica sono 283 e quelli in crescita sono 94.
Per risolvere il problema dello spopolamento, il consigliere regionale del PD, Roberto Deriu, lancia una nuova proposta: la Quota 55.
Se fai parte di una coppia che ha un figlio, la cui somma dell’età di entrambi è inferiore a 55, si avrà diritto ad un sostegno economico (non ancora definito) per 7 anni.
Se fai parte di una coppia che ha un figlio, la cui somma dell’età di entrambi è compresa tra i 55 e i 75 anni, si avrà diritto ad un’esenzione totale delle imposte regionali e altre agevolazioni su altre tariffe.
La clausola per godere di questa agevolazione è essere residenti in un paese a rischio spopolamento da almeno 3 anni.
Anna e Marco, che hanno una somma di anni inferiore a 55, decidono di sfruttare questa opportunità e di mettere su famiglia.
Entrambi vivono in un piccolo paese e, arrangiandosi con qualche lavoretto, guadagnano 500 euro a testa al mese, che sommati al contributo regionale, garantiranno di poter mantenere il proprio figlio.
Anna è costretta a lasciare il lavoro perchè ha un contratto che non le permette di godere della maternità.
Arriva il giorno del parto e in fretta e furia salgono in macchina, pronti a percorrere un’ora e mezza di strada tra curve, tornanti e buche, per raggiungere l’ospedale.
I mesi successivi sono da un lato pieni di gioia per la nascita del piccolino e dall’altra stressanti; Marco ha iniziato a fare 3 lavori e Anna è sempre da sola in casa ad occuparsi del bimbo.
Tra pappette, pannolini, vestitini, giochi, primi passi e chilometri percorsi per visite pediatriche, trascorre il primo anno e Anna trova un lavoro.
Decide di portare il bimbo all’asilo nido e, con grande sorpresa, scopre che nel suo paese non esiste.
Abbandona l’idea del lavoro.
Passano gli anni, il bimbo cresce e arriva il giorno in cui il sussidio viene tolto.
La famiglia di Anna e Marco, con 500 euro al mese non può campare, quindi decidono di stabilirsi tutti assieme in Germania.
La proposta del Consigliere regionale è l’esempio lampante del totale scollamento tra chi dovrebbe governare e la realtà.
E’ facile puntare ancora una volta sull’assistenzialismo invece di cercare di risollevare la nostra economia, creando occupazione stabile, migliorando le infrastrutture e i trasporti.
Perchè una coppia dovrebbe fare un figlio se non ha un lavoro, vive in paesi in cui stanno venendo a mancare i servizi essenziali e sopravvive ogni giorno?
La guerra non convenzionale studiata e applicata per frantumare l’Italia, con lo scopo di impadronirsi dei suoi beni- ricordate l’Argentina ? è andata oltre gli effetti che normalmente un Golpe produce. La sconfitta anagrafica ha una valenza pari a 10 guerre perse . E’ una sconfitta definitiva .
Il traffico dei migranti Africani è stato ideato e diretto dal Quantum Fund di Soros , (come dire dai Rhotschild ,vedasi in proposito gli atti governativi di Ungheria ,Austria ecc.) Usano il territorio Italiano come discarica umana delle guerre provocate nel continente africano e in medio oriente. La finanza di rapina ,come è noto , ha un solo fine: impadronirsi degli Stati ,frantumarli e impadronirsi dei loro beni.
Questa classe “politica” (perdonate il delicato eufemismo) stupida e corrotta ,è stata creata solo per essere funzionale al programma .
“Usano il territorio Italiano come DISCARICA UMANA…”
Mi auguro vivamente di non aver mai nulla a che fare in vita mia con individui che definiscono mondezza le persone più sfortunate. Spero davvero si sia trattato di un refuso o di una grave forma di disgrafia. Diversamente non mi resta che preoccuparmi della sua salute mentale.
Saluti
Mi chiedo è vi chiedo che razza di risoluzione del problema dello spopolamento e’ questo! Degno di un PD a firma renziana ti erogo una piccola elemosina e poi votami! Il livello politico e culturale dei consiglieri regionale E’ proprio molto basso! Non sono capaci di niente l’obiettivo e’ mandenere lo statuis quo . Mandiamolo sonoramente a ca….sa
Questo è lo schema più becero del clientelismo con il classico schema:
1. il finto beneficiario è una persona ben identificata (nome e cognome) che prende un contributo
2. il vero beneficiario è il politico che si prende il voto o altro vantaggio in cambio del favore al finto beneficiario di sopra
3. il danneggiato è il contribuente (cittadini e imprese) che deve pagare il contributo di sopra sotto forma di tasse o maggior debito. Ma il danneggiato è anche il finto beneficiario che verrà condizionato, illuso e incentivato ad un comportamento o non compartamento che sicuramente non è di valore per gli altri, ma soprattutto per sè! Sono le distorsioni che i politicotti continuano a creare e che sono la vera causa del sottosviluppo che ci circonda e del disastro sociale conseguente!
I politicotti penseranno sempre a sè (potere e voti) e quindi meno soldi (pubblici) “amministrano” meglio è, meno sprechi, meno rapine e estersioni ai contribuenti (e quindi miglior investimenti o risparmi) ma anche e soprattutto meno DISTORSIONI!
E’ chiaro che l’unico approccio è quello di PORTARE VERSO LO ZERO il carico fiscale, il carico contributivo, il carico burocratico nelle zone in cui si intende promuovere lo sviluppo economico e sociale, lasciando ai cittadini e alle imprese che si insediano lì (autonomamente e senza ulteriore burocrazia e quindi potere ai politicotti) questi vantaggi diffusi. La nostra condizione di isola consentirebbe poi davvero una facile realizzazione di queste politiche che ovviamente presuppongo una completa indipendenza da uno stato attuale già da tempo in bancarotta.
Saluti
@vale sottoscrivo ogni singola parola!
Agricoltura o allevamento, energia da fonti rinnovabili o biomasse: alla coppia può venire offerta la possibilità di utilizzare gratuitamente un appezzamento di terreno demaniale irriguo all’interno di un sistema cooperativistico.
Altro che sussidio: sarebbe deleterio per i danni che produrrebbe nel popolo sardo di fronte a gente veramente motivata che non aspetta altro che venire in Sardegna per stabilircisi.
Eccolo la….perché deve pagare sempre pantalone? Non riusciamo proprio a pensare ad uno schema che non favorisca solo i politici e i loro amici che sono nelle loro grazie?
Vogliamo continuare ad insistere con le ricette che prevedono il burocrate e il politico dietro di lui a elargire favori e risorse pubbliche con gli stranoti effetti distorsivi?
Saluti
La proposta del consigliere Derìu serve a poco. Per un paese o una zona periferici non ha molto senso parlare di sussidi temporanei, specie in questo modo, appoggiati alla tasca pubblica e senza eliminare la causa per cui son diventati periferici. Se questa causa è endemica, difficilmente affrontabile, la probabilità che un pannicello temporaneo funzioni tende a zero: il sussidio diventa un male necessario, ma sempre un male resta perché da una parte grava sulla collettività e dall’altra “stimola la fantasia” di ogni politico che (sarebbe naturale) volesse intestarsi questo gesto filantropico a fini di creazione del consenso.
Gli aiuti dati in maniera non strategica, bilanciando l’effetto sulla fiscalità generale con la leva di crescita che possono generare, sono un errore. Sarebbe meglio semplificare l’accesso al credito e rendere meno gravose le condizioni di finanziamento, ma anche lì ci sono ostacoli difficilmente superabili – se il posto sta “in punt’e monte”, malamente accessibile, senza prospettive produttive e di crescita, solamente la mano pubblica può ragionevolmente accollarsi determinati rischi, in un’ottica solidaristica. E non parliamo di allevamento e agricoltura come della panacea, per favore: per far rendere queste attività serve destagionalizzarle e fare massa critica, oppure poter vendere a peso d’oro (a chi? Dove? Come?) quel che si produce. In entrambi i casi gli investimenti sarebbero ingenti e con un rischio di fondo enorme. Quali opportunità può offrire un paesino sperduto del centro Sardegna, magari messo in un posto bellissimo, ma a N ore di macchina da porti o aeroporti, senza strade o collegamenti che lo rendano accessibile? Personalmente ne conosco almeno 15… In questi casi, dovrebbe per forza di cose intervenire il settore pubblico, perché nessuna organizzazione privata a fini di lucro pensa ad investire 100 per ricavare (forse) 1.
L’unico modo per andare avanti, in questi posti, è sfruttare intelligentemente quel che si ha e quel che esiste già. Lo sfruttamento intelligente di quel che si ha passa per una progettualità intelligente. Ma pochi fra quelli che lavorano nel pubblico (e nessun politico) sono stati formati e scelti per fare quelle cose, anche e soprattutto perché progettualità significa capacità di scelta e possibilità di attuare quelle scelte. Anche questa è difficile, perché scegliere vuol dire rischiare e – quando ne vanno di mezzo parti pregiate del corpo di un amministratore pubblico – di solito questi tende a pararsele per minimizzare il rischio, costringendo Pantalone a pagare per non avere il proprio prezioso popò esposto. Bisogna saper scegliere, dicevamo: infatti, ricordiamo le intelligentissime scelte di alcuni illuminati amministratori locali che, tempo fa, hanno messo in piedi la bella manifestazione chiamata Cortes Apertas in due paesi a 15 km l’uno dall’altro nello stesso fine settimana, riuscendo nella non semplice mossa di rendere entrambi gli eventi un mezzo flop.
Il campo di azione si stringe, quindi. Serve gente preparata, dicevamo. Per questo, serve la scuola. Ma la scuola deve dare strumenti perché una persona si faccia strada nella vita oppure deve “educarla” in maniera ideologica? Cos’è la “cultura”? Non è questa certamente la sede per affrontare discorsi a metà fra l’antropologico ed il sociologico, ma mi chiedo se sia più importante che un professore si attenga a dei programmi o che indirizzi in maniera politicamente orientata e connotata le menti di chi ha dinnanzi. Ma in storia esiste solo la Sardegna e la Sardegna è sempre stata un posto sfigato esposto a qualsiasi conquistatore, dove ognuno ha fatto quel che più gli aggradava, o è forse più corretto dire che la Sardegna è sempre stata ed è parte di un ambiente più ampio, una delle rotelle dell’ingranaggio della storia, in cui certe cose sono accadute perché si erano create le condizioni perché accadessero? Certamente, fa più comodo pensare che nella storia esista qualcuno, da qualche parte, che lucidamente decide cosa fare di noi e come fare (mi viene in mente quel sant’uomo – o santa donna – che se n’è uscito/uscita con la teoria della “discarica umana”): un po’ hollywoodiano ma certamente assurdo. Siamo in un mondo complesso, in cui si colgono le opportunità perché si creano o perché le cose vanno in un determinato modo, in cui nessuno ha il quadro completo della situazione e il caso ha talvolta la meglio. Ragione di più per investire bene in cultura, perché chi sa vale e se sa di più vale di più, con buona pace dei professori che spacciano la Sardegna come l’Eden violentato dal conquistatore e là si fermano.
Investire in cultura però è un’arma a doppio taglio: nel quadro legislativo italiano qualsiasi investimento pubblico “di nicchia” rischia di diventare “a pioggia”, perché è complesso scegliere agendo in modo sostenibile per il proprio posteriore davanti alla pletora di TAR, Consigli di Stato, giudici di pace e ordinari che qualsiasi entità scontentata dalle scelte potrebbe adire. Certamente si può investire connettendo le scuole sarde al mondo alla massima velocità possibile: visto che il mondo non può venire in Sardegna, almeno affacciamoci su di esso. Si può investire in attività di formazione dei docenti fatte in modo da rendere quel docente maggiormente adatto ad affrontare una platea che anche in Sardegna è diventata variegata, con alunni stupendamente diversi l’uno dall’altro, provenienti da culture differenti, da rendere cittadini consapevoli. Si può investire in scuole tese a formare il personale per far funzionare un radiotelescopio d’avanguardia, o (eresia) una raffineria, o (super-eresia) un poligono di tiro: per fare questo serve tanta tecnologia. Ma qualcuno, in Sardegna, ha pensato di pretendere questa tecnologia per far crescere anche chi in quest’Isola è nato? Ma se mi serve un tecnico per mantenere e far funzionare un apparato qualsiasi, perché deve venire “da-e foras” e perché non può essere mio figlio? Perché deve diventare solamente “su tzeracu” o il cameriere (non credo che massimo ludibrio della scuola sarda sia l’alberghiero per fare il lavapiatti in Costa Smeralda)?
Allora, finirà anche il problema demografico e la gente ricomincerà a far figli. Senza le quote 55, 75,…
Il decremento demografico è l’unico modo per sconfiggere il riscaldamento della terra, se causato da attività antropiche.
Vale sono d’accordo, ma non capisco perché non scrivi esattamente quello di cui abbiamo bisogno in Sardegna. Scrivi portare verso lo zero il carico fiscale, il carico contributivo ecc. Basterebbe combattere tutti assieme per la Zona Franca Integrale che ci porterebbe velocemente ad una tranquillità economica e politica. Nonostante il nostro Statuto Speciale, lo stato italiano dal 1948 ci nega la nostra Zona Franca. Anche lo spopolamento nei nostri paesi si fermerebbe, parliamone. Un Zona franchista convinto. Saluti Shardana. Bruno
Bruno…ho scritto già troppe volte le medesime considerazioni… non vorrei prendere per sfinimento, però se me lo chiede aggiungo
1. Carico fiscale verso lo zero: significa corporate tax rate competitivo (rispetto a quello di altri Paesi) e attrattivo di aziende realmente interessate ad investire in Sardegna (non i prenditi sia chiaro). Le aliquote (sempre le imposte a carico delle aziende) potrebbero essere una leva per distinguere e trattare diversamente aree più depresse o a maggior spopolamento si altre
2. Carico contributivo verso le zero: le imprese individuali, le imprese micro e piccole non dovrebbero essere falciate dall’INPS che è il pegiorno nemico dell’iniziativa individuale e dell’autoimpiego da cui passano in Sardegna gran parte delle chance di crescIta economica REALE non fittizia come quella drogata dalla spesa pubblica. Non è possibile che i pensionati (specie se con sistema retributivo) blocchino ogni progetto di sviluppo per conservare i loro privilegi.
3. Azzeramento della burocrazia: abbiamo un esercito di dipendenti pubblici molti dei quali sono sotto-utilizzati se non nulla-utilizzati. Mettiamoli al servizio a gratis delle imprese individuali, micro e piccole liberando queste da tutti i costi accessori ai loro affari attraverso i servizi degli stessi dipendenti pubblici. Metterli al servizio significa distribuirli sul territorio sardo e non lasciarli nascondere facilmebte nei ministeri di Cagliari.
Ci sono poi tutti gli interventi per recuperare risorse per coprire queste azioni che ho già elencato e che sono comunque noti ai più: uno tra tutti. Quando si smetterà di fare i bandi da idioti per distribuire gli aiuti alle imprese? Sono una leva dei politici per conservare potere e poltrona non certo per aiutare il sistema economico sardo (che anzi di questi interventi e’ da tempo pieno e malato). Non parliamo poi della eradicazione o sacrificio della lingua italiana per la internazionale su cui dovremmo puntare subito senza tentennamenti per le future generazioni.
Insomma…..c’è da fare davvero tanto….e tutto passa necessariamente da un vicolo stretto e difficile: l’indipendenza della nostra Isola.
Saluti
Io non sono d’accordo. Quali infrastrutture e quali trasporti? Davvero il problema della crisi in Sardegna si risolverebbe con nuove infrastrutture? Credo proprio di no. Sono le idee che mancano. Tutti pronti a criticare, ma nessuno, leggendo anche tutti i precedenti commenti, da una nuova idea. I nostri politici avranno le la le loro colore di loro limiti, ma al posto loro cosa fareste? Perché non provare a dare soluzioni, invece di perdere tempo a scrivere commenti a pera?