Caro Anthony,
ho letto con molta attenzione le sollecitazioni di Massimo Dadea.

I numeri, per quanto riguarda la gravidanza e il parto, sono sostanza, sono espressione di preoccupazione per la sicurezza della donna e del bambino.

L’organizzazione mondiale della sanità ha stabilito una soglia (nella scienza non esiste il bianco e il nero) che é associata a minori rischi di salute, cioè mille parti all’anno.

L’Italia ha derogato accettando 500 parti/anno. Sotto questa soglia, soprattutto sotto 100 parti, la capacità di gestire eventi clinici rari ma molto gravi é difficile.

Le società scientifiche l’Istituto Superiore di Sanità sono intervenuti,m per il risalto avuto dalla fortissima immagine delle cinque donne che esponevano la pancia, rilanciata dai principali quotidiani nazionali, da importanti personaggi della televisione.

Se avrò opportunità metterò a disposizione i dati dei 10 mila parti che avvengono in Sardegna, con misurazione della distanza dalla residenza al punto nascita.

I risultati della prima analisi sono sorprendenti rispetto alla corrente principale dell’informazione. Detto questo ci siamo posti il problema di tutelare la donna di La Maddalena, proponendo una presa in carico per tutti i nove mesi, con esami ematochimici, ecografie, educazione al parto presso l’Ospedale Merlo, con valutazione del rischio ostetrico, in base alla quale proponiamo il trasferimento, accompagnato, tutelato, presso il punto nascita di Olbia.

La ASSL si farà carico anche dei costi di ospitalità, nel caso. E in ogni caso previsto un servizio di ginecologia per gestione di eventi urgenti presso ospedale. Il servizio deve essere garantito da equipes rotanti, cioè da personale che mantiene la competenza clinica lavorando nei servizi del Presidio Ospedaliero di Olbia, cioè la competenza dove i numeri permettono di sviluppare esperienza clinica.

Nessun abbandono ma tutela della sicurezza riducendo il disagio dello spostamento.

L’evento riportato dalla stampa nei giorni scorsi conferma la validità del modello, perché alcune caratteristiche ostetriche della puerpera avrebbero esposto a un rischio elevato la mamma e il bambino.

Mi dispiace respingere con veemenza l’ipotesi che dietro questa scelta ci siano motivazioni economiche: l’ospedale di La Maddalena produce servizi per 3 milioni e viene finanziato con oltre 13 milioni!!!

In accordo con ANCIM stiamo ragionando su una proposta di servizio sanitario delle piccole isole differente tenendo conto dei residenti ma anche della vocazione turistica.

Per quanto riguarda l’emodinamica di Lanusei si dà risposta, in maniera sperimentale, a una domanda di prestazioni endovascolari, non in emergenza, ma per procedure in elezione, con un modello di collaborazione tra un servizio (nodo) e un servizio “raggio”. Il centro é quello Cardiologia Università di Cagliari, che dà la disponibilità di cardiologo con numero di procedure previste dalla società scientifiche.

Il documento del Piano Nazionale Esiti dell’AGENAS, documenta che la popolazione dell’Ogliastra ha un numero di prestazioni cardiologiche al di sotto degli standard (sempre numeri).

La prima parte esperienza é stata positiva, in termini di esiti, di sicurezza e di costi. Nessun atto della Giunta, la delibera rete ospedaliera è in consiglio, chiude ospedali. Anzi, nel rispetto del Decreto Ministeriale 70, utilizza le deroghe per dichiarare i piccoli presidi come ospedali di zona disagiata.

Chiediamo con forza il cambiamento del modello per far sì che gli ospedali svolgano la loro funzione di ospedali per acuti: i dati dei ricoveri documentano utilizzo degli ospedali in Sardegna per patologie di bassa e media complessitá per lungo tempo, patologie che trovano risposta nel territorio. Per questo modello utilizziamo un miliardo e mezzo di euro!!

A tal fine abbiamo proposto ospedali comunità, sviluppo delle cure intermedie, e nuovo modello di cure territoriali, in cui la casa della salute, più che un edificio rappresenta un modello culturale di lavoro in equipe con prossimità nei territori.

Infine vorrei chiedere perché se si chiama San Raffaele va bene mentre se si chiama Qatar va male?

Chi ha portato il San Raffaele?

Nessun dono di soldi a chicchessia ma recupero di una mobilità passiva, prevalente della Gallura, verso gli ospedali del Nord Italia.