È il Comune di Olbia per il momento la maglia rosa del Giro d’Italia solidale del Pecorino. Ieri il sindaco Settimo Nizzi ha staccato tutti impegnandosi ad acquistare 30 forme di Pecorino romano, mentre il piccolo comune di Assolo ha rilanciato aumentando il prezzo di 0,5 centesimi al kg (6,25 anziché 6,20, prezzo base della gara).
La gara di solidarietà #mangiapecorino #salvailpastore promosso da Coldiretti Sardegna e la Rete solidale de sa Paradura di Cascia (quella che circa un mese fa ha portato ai pastori umbri mille pecore), sta entrando nel vivo con diversi Comuni e associazioni che stanno rispondendo positivamente all’appello di acquistare il Pecorino ad un prezzo etico (minimo 6,20 euro al kg) in modo da garantire una ricaduta dignitosa a tutta la filiera, in particolare al pastore che oggi sta pagando a caro prezzo la crisi del settore con il latte che gli viene remunerato a 50 centesimi, insufficiente a pagargli i costi di produzione.
L’obiettivo dei promotori è di creare una grande rete solidale che dia un contributo alla crisi del comparto lattiero caseario con l’acquisto del Pecorino romano ad un prezzo etico di 6,20 all’ingrosso.
L’appello di Coldiretti è stato lanciato ai Comuni sardi affinché comprino almeno tre forme di Pecorino e si facciano ambasciatori del messaggio presso i colleghi del continente con i quali sono gemellati.
I Comuni sardi in cui ieri è passato il Giro hanno già risposto favorevolmente. Hanno preso l’impegno con il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, il sindaco di Alghero Mario Bruno e quello di Olbia Settimo Nizzi che acquisterà ben 30 forme di Pecorino.
Ma l’ok all’iniziativa è arrivata anche da Sassari con il sindaco Nicola Sanna ieri presente al banchetto di degustazione di Coldiretti Sassari in piazza d’Italia.
La gara di solidarietà è già andata oltre il percorso del Giro d’Italia e sta regalando sorprese positive in termini di numeri, prezzo e idee di consumo. Ollolai per esempio destinerà il Pecorino romano ai propri bar come stuzzichini.
Oltre ai Comuni il giro d’Italia sta coinvolgendo anche associazioni ed enti. Hanno deliberato l’adesione infatti la Ces (Conferenza episcopale sarda), la sezione sarda della Prociv Italia, Casiss, i circoli dei sardi della Fasi, Lions, Campagna Amica, associazione Istentales.
“La gara di solidarietà sta prendendo piede e sta già andando oltre le nostre aspettative – commenta soddisfatto il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –. Ringraziamo chi ha già aderito anche se tanti altri stanno rispondendo all’appello perché hanno capito il momento difficile dei pastori”.
Anche oggi il Giro d’Italia solidale del pecorino segue la tappa dei ciclisti da Olbia a Tortolì.
La solidarietà è un elemento fondamentale per la nostra società, grazie alla quale è possibile salvaguardare delle comunità colpite da disastri naturali.
Senza essere stati colpiti da alcun disastro naturale, la numerosa comunità pastorale è colpita dall’ennesima crisi economica, provocato da un calo della vendita del mono-prodotto a-tipico sardo, trasformato dai caseifici nostrani.
Purtroppo, il Pecorino romano rappresenta l’ennesimo esempio di sudditanza economica con il “continente” che aveva convinto i vari produttori locali a impostare le proprie aziende su un mono-prodotto, senza dover pensare a possibile alternative.
Lo standard del Pecorino romano rappresenta lo stereotipo del prodotto industriale (non artigianale), visto il notevole peso (min 20 max 35kg) e la quantità di sale al suo interno, che lo rendono idoneo per essere trasformato in formaggio grattugiato, usato prevalentemente negli Usa, come insaporitore per pizza.
È chiaro che con tale utilizzo sarà impossibile renderlo conveniente per gli allenatori, che hanno beneficiato solo di quale anno contingente positivo, quando il prezzo del latte superava abbondantemente un euro per litro.
È giusto che in questo momento i “pastori” possano godere di un po’ di sostegno, ma pensare che ciò basti sarà semplicemente un peccato mortale.
Appena qualche paese del terzo mondo si metterà a produrre un formaggio con caratteristiche simili, questo sostituirà rapidamente il formaggio più discusso di Sardegna, perché una volta grattugiato a nessuno interesserà sapere se è stato fatto con un Pecorino romano o meno.
Sarebbe più utile creare un Fondo da destinare alla ricerca e sviluppo di prodotti alternativi.
Guardare oltralpe sarà un duro colpo per l’orgoglio isolano, ma sarà l’unica possibilità per sopravvivere in un mercato alla ricerca di produzioni variegate e non omologate come quella del Pecorino romano che quasi nessuno consuma in Sardegna.
Insomma, variare il nostro settore caseario si può ma se si continua a sostenere a mo di assistenza il settore, sarà difficile ritrovare la categoria dei pastori tra trent’anni.
Forse il settore in questione rappresenta la resistenziale sarda a qualsiasi cambiamento, disposta al sacrificio estremo pur di non cambiare abitudini, per lo più acquisite sotto la dominazione spagnola, che fece di tutto pur di non far sviluppare l’economia locale, imponendo imposte gravose sul grano, favorendo la zootecnia.