Gentile Professor Sabino, ho letto con attenzione la sua lettera, alla quale rispondo con piacere, non solo come rappresentante delle Istituzioni, ma soprattutto da Sardo.
Condividiamo non soltanto l’amore per la nostra splendida Terra, ma anche la visione sul fondamentale ruolo degli insegnanti, soprattutto di chi svolge il proprio compito come una missione, non solo educativa, ma volta a creare una coscienza critica nei giovani, che sono il futuro del nostro Paese.
Proprio per questo, plaudo alle iniziative che superando l’ordinario programma didattico, creano occasioni di confronto, ancor di più se queste riguardano la storia della Sardegna.
Tali incontri, infatti, hanno il compito di allargare le conoscenze dei giovani e dotarli di strumenti rilevanti per la loro formazione. Far conoscere la realtà presuppone che si metta l’ascoltatore nelle condizioni di avere tutte le informazioni possibili, attraverso quelle pluralità di visioni necessarie per far crescere delle giovani menti, consentendo loro di crearsi una propria opinione. Requisiti che anche in ragione dello stesso titolo, “Sardinia Terra de bombas e Cannones” nonché dell’assenza dei rappresentanti delle forze armate, sono state disattese.
Non faccio cenno al suo passato o presente politico, del quale fa riferimento nella sua lettera, colgo però l’occasione per dirle che non ho mai posto in dubbio la sua professionalità, ma solo denunciato, per le ragioni di cui sopra, la non opportunità di quell’ incontro.
Mi preme ricordare che Le stesse forze armate, oltre 7000 soldati e 850 civili sul nostro Territorio, non rappresentano un corpo estraneo rispetto al popolo sardo, sono parte integrante e arricchiscono in termini umani le nostre comunità. Non c’è in Sardegna nessuno stato invasore, ma dei Presidi militari alcuni fondamentali per la difesa della stessa Nazione di cui facciamo parte. Il nostro sistema di valori e la libertà delle nostre comunità si concretizza non solo innalzando il livello di cultura e di conoscenza, ma anche potendo contare sulla abnegazione dei nostri concittadini e conterranei che hanno scelto di indossare una divisa.
Ho molta riconoscenza verso chi svolge il ruolo straordinario di educatore dei nostri giovani, motivo per cui le chiedo sinceramente di operare con l’alto spessore morale che ho percepito dalla sua lettera.
Colgo infine l’occasione per invitarla ad aiutarci reciprocamente per dare lustro e onore alle nostre istituzioni.
con serenità
http://www.sardiniapost.it/cronaca/quirra-denuncia-shock-trecento-tonnellate-veleni-dietro-tumori-feti-deformi/
serenità
http://depletedisland.blogspot.fr/2016/01/il-capo-di-stato-maggiore-binelli–teulada–contaminazione-da-torio.html
serenità
http://www.freedompress.cc/disastro-capo-frasca-paradiso-trasformato-in-una-mega-discarica-di-amianto/
Emilio Floris,capisco che il suo scopo in politica non non sia quello di rispondente alle esigenze dei sardi, quanto evitare che vengano danneggiati i centri di interesse e di potere di oltremare, ai quali lei obbedisce. Pero, dire che la servitu militare in Sardegna arrichisce la nostra communita, innalza il nostro livello culturale e di conoscenza e non so quante altre belle cose è proprio il colmo. A fornte di 174.000 militari presenti nel paese, come lei ben dice solo 7.000 sono presenti in Sardegna, il 4% delle buste paga del totale. Pero la Sardegna offre il 60% del territorio alle servitu militari, e i proiettili sparati nell’isola ammontano all’80% di quelli sparati nei poligoni nazionali. Territori che vengono sottratti da settori in espansione come l’agroalimentare e il turismo. Quindi, le servitu militari non solo avvelenano e inquinano ma sono nefaste anche da un punto di vista economico. Comunque il probblema non è lei Emilio Floris, ma la gente che ti vota.
Non sono un militarista ,ma un sereno e pubblico dibattito su ciò che sono le servitù militari sarebbe molto proficuo.faccio fatica a capire il dato dell 60%di territorio vincolato.che il sistema di servitù va ripensato è assolutamente certo.ma una dismissione totale non è possibile.che ci piaccia o no una struttura militare serve con tutto ciò che ne consegue,
Le servitù militari impoveriscono le nostre comunità. Non nascondiamoci davanti a un dito. Se ne deve parlare in tutti i posti, scuole principalmente. Che siano apparati dello stato italiano è scontato. Che siano apparati buoni questo è tutto un altro discorso. Sono apparati nocivi e letali, e i nostri ragazzi devono saperlo. Poi decideranno loro cosa sia buono e cosa no. A innantis!
Caro Dott. On. Emilio Floris, le forze armate organizzano continuamente incontri e conferenze nelle aule scolastiche per illustrare e rendere partecipi gli studenti sulle presunte qualità e opportunità da loro messe a disposizione di chi dovesse scegliere di arruolarsi. Non mi pare sia stato mai chiamato nessuno in contraddittorio alle loro tesi durante tali conferenze, anzi quando qualcuno ha cercato di far sentire la sua voce, la repressione non si è fatta attendere. Parlare di servitù militari in qualsiasi luogo, altro non è che prendere atto di una situazione unica e anomala che la Sardegna sopporta senza nessun beneficio in termini di sviluppo, dato che per assecondare queste attività si devono indennizzare centinaia di altri lavoratori che produrrebbero reddito e ricchezza nei territori qualora le aree fossero nella loro piena disponibilità.
Con il rispetto che le è dovuto e la stima immutata.
Secondo la logica del Floris, :un insegnante non dovrebbe e potrebbe parlare della segregazione razziale negli Stati Uniti in assenza di rappresentanti del Ku Klux Klan. Facciamoci del male!