L’assenza dell’insegnamento delle vicende storiche della Sardegna è un vulnus capitale per la costruzione di una coscienza identitaria dei Sardi.
L’identità di un popolo non è un fatto naturale che si evince dalla cose, ma è il risultato di una selezione di dati, memorie e elementi conoscitivi che le classi dirigenti e intellettuali individuano nel tempo per ottenere una coesione culturale e sociale intorno a valori identitari condivisi.
Il territorio, la lingua, l’economia, le tradizioni popolari, la religione insieme all’interpretazione comunitaria delle vicende storiche concorrono con il tempo alla formazione di un reticolo di valori e credenze che costituiscono la base fondante di un popolo che si riconosce in un NOI comunitario.
La negazione di questo processo si è manifestata in Sardegna con l’assenza quasi totale dell’insegnamento delle vicende storiche sarde e quindi con l’ignoraznza da parte di larghi strati della popolazione di ciò che nei secoli ha costituito l’elemento fondante del concetto stesso di popolo sardo, così come richiamato anche dallo Statuto Speciale del 1948.
Senza conoscenza della storia non ci può essere coscienza comunitaria collettiva, per cui qualsiasi tipo di opzione di autodeterminazione(sia essa declinata nella forma dell’indipendentismo, sovranismo, federalismo o autonomia speciale) non può compiutamente realizzarsi.
Il fatto che lo Statuto Speciale del 1948 non prevedesse competenze primarie in materia di insegnamento scolastico ha comportato, molto probabilmente, una delle cause maggiori di fallimento della stessa autonomia speciale in quanto i sardi si son ritrovati a gestire una diversità amministrativa senza concepire pienamente una loro diversità culturale identitaria.
Pertanto, il “discorso ” sociale intorno alla gestione dell’Autonomia si è incentrato su causalità economiche e sociali e sulla giustificazione politica del ” ritardo di sviluppo “. Ciò ha provocato un corto circuito totale della gestione dell’Autonomia che è apparsa fallimentare fin dalla fine degli anni 60 e, nella mancanza assoluta di una conoscenza profonda delle strutture sociali sarde, ha provocato anche le grandi catastrofi economiche politiche legate a: assitenzialismo, industrializzazione catapultata dall’esterno, consumo del territorio, cementificazione delle coste, abbandono della lingua, emigrazione, spopolamento delle zone interne.
Non conoscere la storia e la lingua significa non avere le motivazioni per difendere il proprio territorio e la propria popolazione che è vista semplicemente come un appendice italiana provinciale e secondaria che deve accriticamente recuperare il ” ritardo di sviluppo “attraverso progetti esterni omologanti.
E’ chiaro che ogni governo regionale che si proponga di favorire l’autodeterminazione deve ripartire dal recupero dell’insegnamento della lingua e della storia nelle giovani generazioni.
Ciò non è affatto semplice, a differenza di altre autonomie speciali italiane proprio per il fatto che tra le competenze che la Regione Autonoma non possiede, vi siano quelle sulla possibilità di intervenire sulla programmazione dei curricula scolastici. Ogni tentativo legislativo in materia così come per la lingua cosi per la storia è destinato a fallire.
Il sistema giuridico scolastico italiano è infatti un mastodonte che chiude le porte a qualsiasi insegnamento storico che possa essere deviante rispetto agli interessi nazionali e all’identità italiana intesa in senso giacobbino – centralista nel quale cittadini della Repubblica son tutti uguali ma così uguali che non possono avere una lingua e una storia diversa.
Pertanto le storie locali non possono trovare spazio nell’insegnamento ufficiale.
In attesa che si giunga ad una auspicata riforma delle competenze dello Statuto Speciale la strada da seguire non può essere quellla di proporre testi di legge altisonnanti ma velleitari che sarebbero certamente impugnati dal governo così come è successo in passato.
La soluzione pratica, immediata e concreta per fare passi avanti in questo proceso è la stessa che è stata seguita per l’insegnamento della lingua sarda veicolare in orario curricolare del 2009 .
Siccome lo Stato nega alla Regione di poter intervenire direttamente, la Regione può e deve semplicemente mettere a disposizione di istituzioni scolastiche autonome e volontarie delle risorse per sostenere progetti di insegnamento della storia della Sardegna in orario curricolare dopo aver ovviamente sensibilizzato dirigenti, docenti , allievi e famiglie alla presentazione o formulazione degli stessi.
In questo modo le scuole possono utilizzare le disposizioni della riforma Moratti per ciò che attiene la cosiddetta “quota di flessibilità regionale”, per l’inserimento di altre discipline nei curricula della scuola primaria e secondaria, confermando dunque il tradizionale “esercizio dell’autonomia scolastica”, per l’insegnaento della storia sarda.
In questo modo il sistema ipocrita che nega autonomia ad una Regione a Statuto speciale ma la conferisce demagocicamente a un singolo istituto comincia ad essere scardinato in attesa di una riforma più seria delle competenze dello Statuto Speciale.
La presente proposta di legge risponde ai principi di semplificazione, delegificazione , chiarezza e trasparenza della materia trattata ed è talmente chiara, semplice, efficace e sostenibile che può essere inserita anche nella prossima finanziaria ed essere immediatamente escutiva senza temere di essere impugnata.
Proposta di testo di legge sul sostegno all’insegnamento della storia della Sardegna negli istituti scolastici in orario curricolare.
1. La Regione assume quale priorità per lo sviluppo dell’identità del popolo sardo la diffusione della conoscenza delle vicende storiche dell’isola attraverso l’insegnamento scolastico.
2. Nel rispetto della autonomia scolastica e delle rispettive competenze tra Stato e Regione, si sostengono iniziative didattiche volte a far acquisire la consapevolezza del percorso storico che ha forgiato il comune patrimonio di valori su cui si fonda la specialità della Regione Autonoma della Sardegna .
3. Pertanto è autorizzata la spesa di Euro 200.000 per l’annualità 2018, 400.000 per l’annualità 2019, seicentomila per l’annualità 2020, per il sostegno di progetti di insegnamento della storia della Sardegna in orario curricolare, nelle scuole di ogni ordine e grado presenti nel territorio regionale.
4.All’interno degli stanziamenti previsti la Regione si fa carico di produrre e diffondere materiali didattici necessari e di affidare a organismi qualificati la formazione degli insenganti.
5. Sarà cura della Giunta Regionale, su proposta dell’Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, predisporre i criteri di assegnazione delle risorse di finanziamento ai progetti che dovranno essere presentati su impulso delle singole autonomie scolastiche previo accordo e informazione della Direzione Scolastica Regionale.
Per il primo triennio si dovrà riconoscere priorità di sostegno ai progetti che useranno la lingua sarda o le altre lingue minoritarie, quale lingua veicolare dell’insegnamento.
Bene Direttore. Ottima e concreta iniziativa, non certamente comune (preparare già i disegni delle leggi) per una forza extra-consiliare che evidentemente deve puntare ad entrare in qualche modo nell’assemblea legislativa.
Poiché si parla di storia e cultura della Sardegna, ricordiamoci che buona parte di questa (quella antica) è ancora tutta da accertare e che uno dei principali freni (vera e propria mitopoiesi al contrario) è rappresentato proprio dall’università, soprintendenze e ovviamente scuole che da sempre annichiliscono la lingua, la cultura e la storia sarda.
Tutti sappiamo che questo delitto perfetto ai danni della nostra cultura è opera della sinistra (giacobina e non) che affolla università, scuole e soprintendenze italiche che si è posta in perfetta linea e continuazione con quanto fatto dal regime fascista nello stesso ambito! Sono quasi riusciti ormai a cancellare la nostra lingua (mortificandola in ogni modo) e con essa buona parte della nostra cultura, oltre agli incalcolabili danni nei confronti del nostro incredibile patrimonio storico.
Si tenga quindi in ampio conto che in molte scuole ci saranno le barricate di molti docenti che continueranno ad accanirsi contro la nostra cultura e cercheranno di sabotare ogni iniziativa!
Complimenti per l’iniziativa e saluti
Serve un sforzo importante per tutelare l’identità e diffondere la cultura sarda.
Questa proposta di legge di insegnare la storia della Sardegna a scuola dà
un notevole contributo in questo senso.
È utile ricordare che le proposte sardiste e anche l’ultima di Statuto sardo prevedevano la competenza primaria su cultura, scuola, informazione e comunicazione . Tanto per dire e identificare le responsabilità .
Cumparto in prenu sa proposta, finas si forsis fiat istadu mengius, datu chi si faeddat de istatudu ispetziale, a mentovare su art. Art. 5, de s’istatudu,
Salva la competenza prevista nei due precedenti articoli, la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari
esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, sulle
seguenti materie:
a) istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi;
su cale carchi possibilidade la dat e si bi fiat istada sa voluntade politica de chie guvernat si fiat potida isfrutare. Penso chi sos impedimentos matzores siant in sa funtzione politica de sos chi guvernant, sos cale ant sa funtzione de faghere iscuriore e non lughe in s’istoria de sa Sardigna. S’ateru impedimentu, non minore, est cussu già mentovadu, sos dotzentes, chi in tantos ant a faghere a beru barricadas pro non rinuntziare a su teatreddu già collaudadu cun Annibale, Scipione, Nerone, i Medici, I Fratelli Bandiera, il Tamburino Sardo, s’eroe dei due mondi, i Mille, le 5 giornate e tricolorismos de su genere. Ite n’ischint de Amsicora, Leonardo Alagon, Palabanda e ateros fatos e personas chi podent girare sa conca a sos sardos chi a pustis bae e los chirca pro torrare a su Carso a difendere sa Patria. Si sos primos atores de s’iscola, sos dotzentes lu diant cherrere sa revolutzione la diant podere cumintzare dae deretu e diat essere sa mentzus ispinta pro chi sa lege si fagat.
Initziativa bona!! E in custu sensu intantu arregodo… no, fatzo ischire!, chi apitzu de is libbros de testu de istória efetivamente manigiaos in Sardigna (in diferentes logos – bidhas e citades – , in diferentes iscolas de dónnia órdine e gradu, de diferentes editores e Autores) aio fatu un’istúdiu fache a su 1980 po bíere si e ite naraiant de is Sardos e de sa Sardigna e apustis dh’apo torrau a fàere po su cunvegnu de Carbónia su 2009 cun bàtoro cursos completos de iscola média (sèmpere efetivamente adotaos in logos diferentes, de Autores e Editores diferentes) e unu de Ginnàsiu – Liceo clàssicu, in totale prus de 6000 pàginas e custu segundhu istúdiu dh’apo sintetizau in “Su termovalorizadore de s’iscola italiana: Sa Sardigna e is Sardos in is libbros de iscola” (in pdf bastat a dhu pedire po si dhu mandhare). Iaus serrau su cunvegnu de Carbónia cun is pagas errigas firmadas chi pòngio in bàsciu apustis de duas cosas chi bògio nàrrere fintzes a propósitu de sa lei chi si pentzat de propònnere.
Cundivido calecuna osservazione chi at fatu Bustianu e Vale, ma no cundivido su malànimu a propósitu de is Docentes. Is Docentes funt fígios de un’iscola assurda, ma si pagu pagu aperint is ogos e cumprendhent sa chistione e mescamente sa responsabbilidade chi tenent personalmente in su trebballu chi faent (o no faent) agatant totu in artziada fintzes tenendho bona volontade e disponibbilidade. Ma creo chi cun totu s’istrúpiu de s’iscola italiana e cun totu is dificurtades, est cambiada e créschia sa cusciéntzia e is Docentes puru tenent sa disponibbilidade chi serbit. Ndhe cunsidero duas de dificurtades: una) oe no teneus a dispositzione unu manuale de istória de is Sardos, e iant a dèpere impegnare abberu tempus meda po si fàere una cultura chi no dhis at giau s’iscola, cricandho unu muntone de testos ispecialísticos fintzes solu po ndhe bogare una letzione de presentare a istudentes fintzes mannos e peus po istudentes de iscola média e prus puru de iscola elementare. No teneus testos divulgativos, iscientíficos ma semplificaos. S’àtera dificurtade: sa RAS ischeus ite cumpeténtzia necessària no tenet, ma cun políticos chi no siant tontos o iscagiaos in totu is termovalorizadores de s’Itàlia sa RAS podet contivigiare sa preparatzione de is Docentes nostos e ordinare sa cumpilatzione de unu manuale de pònnere a dispositzione de is Docentes. Custos tenent una percentuale manna de su tempus didàticu (lei de s’Istadu) po propònnere argumentos e atividades issos etotu (bastat chi dhos aprovet su Collégiu) e sa RAS iat a dèpere propònnere una cunventzione a totu is Collégios de is Docentes de sa Sardigna pedendho sa disponibbilidade a fàere una parte de s’insegnamentu dedicau a s’istória de is Sardos. Seo cumbintu chi no si iat a agatare mancu unu Collégiu contràriu si assumancu unu docente in dónnia iscola si dichiarat disponíbbile a dhu fàere.
Su cunvegnu de Carbónia dh’iaus serrau cun custu documentu (cun d-una chimbantina de firmas) chi iaus mandhau a s’assessore de sa RAS (tandho dhue fut Baire), ma in sa RAS… ojamomia ita dannu!
«Is chi firmaus custu paperi, a conclusione de su cunvegnu fatu in Carbónia su 07/11/2009 apitzu de sa formatzione istórica de is Sardos,
– cunsiderandho chi in is libbros de iscola sa realtade istórica millenària de is Sardos e de sa Sardigna benit falsificada e cuada, cun dannu grave e umiliatzione de is Sardos e de dónnia cusciéntzia civile,
– faeus apellu a intelletuales, istóricos, editores e políticos po chi si fatzat cun urgéntzia assoluta unu progetu de cursu (òpera/testu) de istória rigorosamente iscientíficu ma divulgativu chi, arrispetandho e ponendho a fundhamentu s’identidade millenària de is Sardos, siat a dispositzione de Docentes e Istudentes po unu assolutamente necessàriu istúdiu de s’istória de sa natzione sarda.»
Io, nel mio “La lunga scia del vichingo”, racconto le peripezie di un giovane nato da uno stupro perpetrato da una banda di vichinghi lungo le coste della Sardegna. E’ un pretesto per immergermi nella situazione di vita della Sardegna dell’anno mille e dei suoi mille problemi economici e sociali, a iniziare da quelli del servaggio, in una situazione di grande incertezza politica, quando la Sardegna che sa di essere bizantina si ritrova invece abbandonata da Costantinopoli e deve inventarsi dei sistemi di vita autonoma, quelli che pian piano diventeranno le linee portanti del sistema giudicale… Io ho impiegato degli anni a erudirmi su questo e trovo giusto che si promuova un sistema scolastico affinché tutti i nostri giovani possono apprendere come vivevamo nel nostro lontanissimo passato. Giuseppe Orrù.- 20/06/17.
Sardu a iscola subitu !! Esti su primu passu de una Nazioni chi si preparada a diventai Statu !