Con insolita sollecitudine le maggiori società scientifiche – la Società italiana di Ginecologia e Ostetricia, quella di Pediatria e per ultima l’Anaao-Assomed (medici ospedalieri) – sono scese in campo a difesa della decisione della giunta regionale di chiudere il punto nascita di La Maddalena: “Sui punti nascita arrivano notizie inquietanti dalla Sardegna. Le mamme de La Maddalena per i 60-70 parti/anno previsti pretendono(sic!) il punto nascita e lo fanno con un simpatico flash mob indirizzato al loro assessore. La sicurezza del percorso nascita è ormai un optional. Spostare verso le politiche populistiche anche temi rilevanti come il rischio clinico può risultare estremamente pericoloso”.
Altrettanta sollecitudine non si è registrata nel denunciare che in Sardegna il diritto alla salute – un diritto costituzionalmente garantito – viene quotidianamente messo in discussione. Una parte consistente di cittadini viene discriminata sulla base del reddito: sono tantissimi, specie tra i giovani e gli anziani, quelli che devono rinunciare alle cure mediche perché non possono pagare il ticket.
Altrettanta solerzia non si è dimostrata nel l’evidenziare che in una regione come la Sardegna – segnata da un tasso di invecchiamento particolarmente elevato, da una prevalenza di patologie cronico-degenerative e autoimmuni (tra tutte il Diabete e la Sclerosi multipla), da un’alta incidenza di malattie tumorali legate all’inquinamento – una politica sanitaria dissennata, fatta di tagli, sta portando alla chiusura di importanti servizi territoriali di prevenzione, di interi reparti ospedalieri, specie nei piccoli ospedali.
Una regione dove, a dispetto della storica “distorsione ospedalocentrica”, si annuncia la costruzione di un nuovo ospedale a Cagliari e contemporaneamente si finanzia una struttura ospedaliera privata, quella dell’emiro del Qatar a Olbia, che costerà ai cittadini sardi 58 milioni di euro all’anno per i prossimi dieci anni.
Dimenticando che il nodo è il territorio, la priorità è il territorio: i servizi territoriali di prevenzione. Oramai tutto viene governato da una sorta di “dittatura” dei parametri e degli indici numerici: ci si riempie la bocca di percentuali e di radici quadrate, di zero virgola e di curve gaussiane, senza tenere conto dei bisogni e delle esigenze di salute dei cittadini.
Naturalmente, come in tutte le “dittature” che si rispettino ci sono le eccezioni. Se per la chiusura del punto nascita di La Maddalena ci si affida ad una serie di parametri inderogabili, per l’apertura del Servizio di Emodinamica a Lanusei, invece, si possono fare le dovute eccezioni. La popolazione dell’Ogliastra non offre un bacino d’utenza sufficiente per garantire i numeri necessari a fornire garanzie di qualità e di sicurezza per i pazienti. Infatti le linee guida del SICE-GISE indicano in un elevato numero di procedure il presupposto necessario per l’efficienza e la buona qualità delle prestazioni: almeno 400 prestazioni/anno in un centro che dovrebbe essere attivo 24/24h e 7/7 giorni.
Aprire una struttura iper specialistica come l’Emodinamica, due mattine la settimana, con specialisti che vengono da Cagliari, non sembra una soluzione che risponda a quei criteri di economicità e a quei parametri numerici di cui ci si riempie la bocca.
La coerenza, come si sa, è oramai una prerogativa degli stupidi, ma gettare fumo negli occhi dei cittadini ogliastrini, facendo finta di soddisfare i legittimi bisogni di salute di quelle popolazioni, non è una buona pratica, tuttalpiù può servire ad accontentare la cattiva politica: quella populistica, appunto.
Caro Anthony
Ho letto con molta attenzione le sollecitazioni di Massimo Dadea. i numeri per quanto riguarda la gravidanza e il parto sono sostanza, sono espressione di preoccupazione per la sicurezza della donna e del bambino.l’organizzazione Mondiale della sanità ha stabilito una soglia( nella scienza non esiste il bianco è il nero) che é associata a minori rischi di salute, cioè mille parti all’anno. l’italia ha derogato accettando 500 parti/ anno. Sotto questa soglia, soprattutto sotto 100 parti la capacità di gestire eventi clinici rari, ma molto gravi é difficile. Le società scientifiche, e sfuggito Istituto Superiore di Sanità sono intervenuti, per il risalto avuto dalla fortissima immagine delle cinque donne che esponevano la pancia, rilanciata dai principali quotidiani nazionali, da importanti personaggi della televisione. Se avrò opportunità metterò a disposizione i dati dei 10000 parti che avvengono in Sardegna, con misurazione della distanza dalla residenza al punto nascita. i risultati della prima analisi sono sorprendenti rispetto alla corrente principale dell’informazione. Detto questo ci siamo posti il problema di tutelare la donna di La Maddalena, proponendo una presa in carico per tutti i nove mesi, con esami ematochimici, ecografie, educazione al parto presso Ospedale Merlo, con valutazione del rischio ostetrico, in base alla quale proponiamo il trasferimento, accompagnato, tutelato ,presso il punto nascita di Olbia.La ASSL si farà carico anche dei costi di ospitalità nel caso. E in ogni caso previsto un servizio di ginecologia per gestione di eventi urgenti presso ospedale. Il servizio deve essere garantito da equipes rotanti, cioè da personale che mantiene la competenza clinica lavorando nei servizi del Presidio Ospedaliero di Olbia, cioè la competenza dove i numeri permettono di sviluppare esperienza clinica. Nessun abbandono ma tutela della sicurezza riducendo il disagio dello spostamento. L’evento riportato dalla stampa nei giorni scorsi conferma la validità del modello, perché alcune caratteristiche ostetriche della puerpera avrebbero esposto ad un rischio elevato la mamma ed il bambino. Mi dispiace respingere con veemenza che dietro questa scelta ci siano motivazioni economiche: ospedale di La Maddalena produce servizi per 3 milioni e viene finanziato con oltre 13 milioni!!! In accordo con ANCIM stiamo ragionando su una proposta di servizio sanitario delle piccole isole differente tenendo conto dei residen5i ma anche della vocazione turistica. Per quanto riguarda l’emodinamica di Lanusei, si da risposta in maniera sperimentale, ad una domanda di prestazioni endovascolari, non in emergenza, ma per procedure in elezione, con un modello di collaborazione tra un servizio ( nodo) è un servizio “raggio”. il centro é quello Cardiologia Università di Cagliari, che da la disponibilità di cardiologo con numero di procedure previste dalla società scientifiche. il documento del Piano Nazionale Esiti dell’ AGENAS, documenta che la popolazione dell’Ogliastra ha un numero di prestazioni cardiologiche al di sotto degli standard( sempre numeri).La prima parte esperienza é stata positiva, in termini di Esiti, di sicurezza e di costi. Nessun atto della Giunta, la delibera rete ospedaliera è in consiglio, chiude ospedali, anzi nel rispetto del Decreto Ministeriale 70, utilizza le deroghe per dichiarare i piccoli ospedali, ospedali di zona disagiata. Chiediamo con forza il cambiamento del modello per far sì che gli ospedali svolgano la loro funzione di ospedali per acuti: i dati dei ricoveri documentano utilizzo degli ospedali in Sardegna per patologie di bassa e media complessitá per lungo tempo, patologie che trovano risposta nel territorio. Per questo modello utilizziamo un miliardo e mezzo di euro!!A tal fine abbiamo proposto ospedali comunità, sviluppo delle cure intermedie, e nuovo modello di cure territoriali, in cui la casa della salute, più che un edificio rappresenta un modello culturale di lavoro in equipe con prossimità nei territori.Infine vorrei chiedere perché se si chiama San Raffaele va bene mentre se si chiama Qatar va male? chi ha portato il San Raffaele? Nessun dono di soldi a chicchessia MA recupero di una mobilità passiva , prevalente della Gallura,verso gli ospedali del Nord Italia.
Caro Massimo, intervengo per fornire alcune spiegazioni sperando di chiarire il senso dell’apertura dell’emodinamica di Lanusei, in quanto i tuoi giudizi mi sembra nascano dalla volontà di polemizzare con la Giunta regionale più che da una reale conoscenza dei fatti,
Infatti chi aveva dei pregiudizi, anche prima di pubblicare opinioni ( gettare fumo negli occhi, poca sicurezza) le ha cambiate certi giudizi danneggiano gli operatori che ogni giorno lavorano, noi non siamo cardiologi da tastiera, avresti potuto farLo anche Tu, informarti.
La sala di emodinamica di Lanusei è stata finanziata dall’UE, su una misura che prevedeva risorse solo per la sanità dei distretti periferici, per ridurre il gap tecnologico con il distretto urbano e per ” garantire uguale accesso alle cure di qualità per tutti i cittadini europei”.
Il progetto di un emodinamica solo per il programmato, dalle 24 ore fino alle 72 ore come da linee guide per l’ima st sotto è un modello sperimentato e proposto per i presidi ospedalieri distanti dai centri Hub con le caratteristiche orografiche simili alle nostre( Esine, Piove di Sacco et altre).
Ti consiglio la lettura di monitor 27/ 2011 house organ di Agenas sulla proposta della rete ospedaliera delle regioni con piano di rientro, leggerai che si poteva fare, infatti questa lettura ha convinto anche i funzionari di Bruxelles.
Questo progetto sperimentale durato da Settembre a Dicembre, voluto fortemente dall’assessore preoccupato sopratutto della sicurezza dei pz, è stato giudicato da un board di esperti internazionali, terzi, che hanno valutato i numeri, la sicurezza, le complicanze minori maggiori, precoci e tardive, promuovendoLo.
Uno di questi scrive nel capoverso finale:
” realtà simili sono state messe in atto anche in altre regioni italiane ed in altri paesi europei, con il supporto e monitoraggio delle maggiori società scientifiche nazionali, la società europea di cardiologia(ESC), ed in particolare da stent for life, una associazione non profit vincolata a ESC-EAPCI( European association of percutaneus cardiac intervention) che da oltre 10 as si dedica alla costruzione di modelli simili a quelli proposti dallAsl di Lanusei in collaborazione con AOU di Cagliari “.
Non ho mai chiesto un H 24, anche perché le emergenze (st sopra) sono 10/anno e metà di queste vengono trattate con la trombolisi preospedaliera dal 118( unici in Sardegna, tra I pochissimi in Italia) ed inviate a Nuoro.
Gli altri casi sono circa 250/anno che, come indicano le linee guida devono essere sottoposti ad indagine emodinamica entro le 72 ore, standards che difficilmente riusiamo a garantire per la scarsa disponibilità di posti letto negli altri presidi di Cagliari e Nuoro, sempre strapieni.
O pensi che i cittadini Ogliastrini non abbiano diritto come gli altri al rispetto di questi standards sanitari che come sai si traducono in benefici muscolare cardiaco?. O forse non sai, che dopo il ricovero e la stabilizzazione nel presidio di Lanusei, il pz ogliastrino trasferito a Cagliari per altri 4/5 gg, la famiglia spende per le trasferte sui 450/500 euro per stargli vicino( media età elevata, pz soprattutto fragili) i costi sociali non fanno parte dei tuoi ragionamenti?.
La Sardegna non è solo Cagliari, fare i fighi vivendo in città, lavorare in ospedali dove hai tutto è troppo facile, farLo in periferia, con la Tua gente, spesso in condizioni di disagio è più difficile, ma Ti assicuro ci riempie di grande soddisfazione, per questo si cercano tutte le soluzioni per ridurre questo gap, lo fai nel rispetto delle linee guida, delle leggi, e non sarà un commento superficiale, pretestuoso e offensivo come il Tuo a diminuire la nostra pretesa di vivere in periferia alle stesse condizioni di altri.
Si parla tanto di spopolamento della Sardegna, noi anche così ci proviamo, in sicurezza e spendendo molto meno che trasferire ogni giorno pz, utilizzando , medici, infermieri e autisti, come abbiamo ampiamente dimostrato.
Ps: se vuoi, Ti invio dati della sperimentazione e giudizi del board, tutti elementi che completano la comprensione di ciò che malamente ho voluto spiegare.
Saluti Carlo Balloi
direttore Utic/cardiologia Ogliastra
Un punto nascita come quello della Maddalena è pericoloso x la madre e per il nascituro xche non c’è assistenza rianimatore. Costerebbe troppo creare una rianimazione x soli 500 parti anno. In Sardegna mancano i letti di rianimazione. Sarebbe bene provvedere a ciò dove ci sono abitanti. I soldi non basterebbero mai per pochi pazienti