Una storia di ordinaria arroganza e non solo. Provate ad immaginare un viadotto in cemento armato, lungo centoventi metri e sopraelevato di oltre sei metri, con in quota una gigantesca rotatoria con annessi svincoli da tangenziale.
Ebbene c’é qualcuno, l’assessore regionale dei lavori pubblici, che vorrebbe costruire questo manufatto al centro di un compendio naturalistico di rara bellezza: a Poggio di Pini, nel comune di Capoterra.
Una colata di cemento armato sottesa da piloni e travi, del costo di sette milioni di euro, altamente impattante sul piano ambientale e paesaggistico. Un progetto scellerato che finirebbe per penalizzare la Cooperativa Poggio dei Pini che da sessant’anni porta avanti un’esperienza unica dal punto di vista urbanistico, giuridico e gestionale, che ha sempre subordinato le proprie potenzialità edificatorie alla qualità architettonica e paesaggistica e alla sostenibilità ambientale.
L’ineffabile assessore, petto in fuori e mascella volitiva, incurante delle proteste degli abitanti di Poggio dei Pini, della netta contrarietà della Cooperativa, delle stesse osservazioni del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali (MIBAC) ha rigettato qualsiasi ipotesi di modifica, trincerandosi dietro la “superiore” necessità della messa in sicurezza del territorio.
Insomma, il viadotto in cemento armato “s’ha da fare”, comunque, costi quel che costi. Per capire come nasce l’ingegnosa opera può essere illuminante leggere la delibera approvata all’unanimità dal consiglio comunale di Capoterra nel marzo del 2016. Il progetto è della Metassociati srl con sede a Macomer, che si è aggiudicata il concorso internazionale di idee bandito dall’assessorato regionale dei lavori pubblici.
L’assemblea comunale boccia il progetto definendolo in modo sprezzante “ la riproposizione acritica e sterile di soluzioni viarie proprie di compendi di periferie suburbane di dubbia qualità estetica, o di anonimi viadotti e svincoli di arterie stradali”. E rincara “il progetto in questione, oltre che essere di rara bruttezza, presenta gravi carenze tecniche”.
Nella delibera si chiede inoltre come sia stato possibile che, la soluzione proposta dalla Metassociati srl di Macomer, sia stata “inopinatamente valutata favorevolmente dalla Commissione aggiudicatrice con il massimo(sic!) del punteggio attribuibile”.
Si evidenzia poi un vizio procedurale di natura sostanziale “L’amministrazione comunale di Capoterra, né tanto meno i suoi abitanti, sono stati coinvolti nel processo partecipativo sulla realizzazione di un’opera così impattante”. Una osservazione che è stata fatta propria dal TAR regionale che ha accolto un ricorso presentato dalla Cooperativa.
Di fronte a tutto questo stupisce il sostanziale silenzio della Soprintendenza di Cagliari che avrebbe dovuto contestare in radice il progetto. Una riflessione a parte merita il Comune di Capoterra.
Ad una prima delibera dell’Assemblea in cui si esprimeva una netta contrarietà al progetto, ha fatto seguito una seconda delibera della Giunta(gennaio 2017), molto più morbida, dove si esprime un parere “quasi” favorevole, sia pure subordinandolo “ alla modifica sostanziale della forma, dei materiali e della tipologia” del viadotto.
Un ribaltamento della posizione originaria a cui non sarebbero estranee le pressioni esercitate nei confronti della Giunta comunale. Alcune considerazioni conclusive. Questa vicenda, che a qualcuno potrebbe apparire marginale, è esemplificativa di quanto in poco conto questo governo regionale tenga la tutela dell’ambiente e del paesaggio.
Una giunta regionale ostaggio di una politica ambientale antistorica, costosa e dannosa, che continua a finanziare inceneritori e centrali a carbone. Un assessore regionale prigioniero delle sue contraddizioni insanabili, che sbandiera un indipendentismo parolaio stando comodamente seduto sui banchi di una giunta regionale rivelatasi il più fedele servitore degli interessi romani. Un indipendentismo pronto a genuflettersi di fronte al centralismo romano e allo stesso tempo capace di esercitare un becero e arrogante centralismo regionale che mortifica e calpesta le autonomie locali.
Gli abitanti di Poggio dei Pini, il Comitato spontaneo, la Cooperativa, hanno deciso di dare battaglia ed hanno iniziato una raccolta di firme al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, nella convinzione che la messa in sicurezza del territorio si possa coniugare con la salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente.
Il solito schifo che alimenta dubbi altrettanto schifosi sui condizionamenti imposti da una certa politica.
Parallelamente, la conferma che questo sistema consolidato non cambiera’ più.
Giusta analisi di Massimo;
sugli scranni si sentono tutti come il Marchese del Grillo …
lo detto tante volte e continuo a ripetermi,quel viadotto non mette in sicurezza un bel niente,quello che è successo il 28 ottobre del 2008 è colpa del ponticello più a monte di quello che si vuole costruire, largo appena 8,5 metri,il quale a ostruito il passaggio dell’acqua,formando un lago che successivamente quando non ha retto più sono esplose le parti laterali al ponticello ,formando quel’onda anomala che ha travolto tutto e tutti(i due sventurati poggini) creando danni e morti.antonio
Sarei curioso di sapere in che zona della sardegna è cresciuto l’assessore così tanto per capire se anche dalle sue parti ci sono simili viadotti in.mezzo ai villaggi.
Semplicemente per sostenere che questo assurdo viadotto non sa da fare! Sarebbe la miglior risposta alla protervia della politica e della burocrazia regionale raccogliere le firme di tutti i poggini. E,ancora, tutti dobbiamo accompagnare i plichi con le firme di diniego.
Io di ponti belli e che non abbiano impatto sulla natura ,non ne ho mai visto.
Il progetto del ponte è da fare e se qualcuno vuole passare dall’altra parte ,lo deve fare con le regole che dettano le leggi.
Io penso che Muroni o chi scrive per lui abbia un’idea di come farlo questo ponte ,che in un modo o nell’altro bisognerà fare.
Questo mi tranquillizza,aspetto il vostro progetto di un ponte non impattante,magari come quello sullo stretto di Messina,che neanche si vede da quanto è stato progettato bene.
Le chaicchiere sono una cosa ,risolvere i problemi è un’altra cosa ancora.C’è stato un bando ,chi aveva idee innovative poteva partecipare…..non sparare dopo.
Purtroppo il ponte che ora è in essere è abusivo,mal calcolato e non a norma.
Io penso che a Capoterra qualcuno dovrà prendersi le responabilità se succede qualcosa,e non valgono le scuse che il progetto non era “carino”come il ponte della Rumianca.
senza parlare di quello che verra costruito a sant’antioco . bieusu quando
La soluzione con una opera adagiata sul territorio esiste e se volete la possiamo discutere.
Non ho capito in che punto vuole fare quest scempio
Massimo dadea ma chi è l’innominato assessore ai Lavori Pubblici? Perchè questa riservatezza
Ok rispondo io >>>>>>>
Paolo Giovanni Maninchedda
NON non sarebbe certo una novità nel sentire certe demenziali decisioni prese da gente incompetente , e costruire dove non dovrebbero certe strutture , che a parte lo scempio paesaggistico , non vedo la necessità di fare una struttura del genere e buttare tanti milioni per dire un domani questo lo abbiamo fatto noi , per come la vedo io ed essendo il sindaco di CAPOTERRA NON DAREI MAI L’AUTORIZZAZIONE PER FARE TALE SCEMPIO NEL MIO TERRITORIO