(Ricevo e pubblico questa lettera aperta inviata al presidente della Regione)

Gent.mo Presidente On. Pigliaru,

con la presente vogliamo ancora una volta manifestare il nostro interesse per le aziende di Surigheddu e Mamuntanas. L’idea che possano essere vendute senza alcun tentativo di affidamento ad imprese agricole locali o a cooperative sociali di inserimento lavorativo, pronte a rendere quei terreni nuovamente produttivi, ci fa sentire trascurati e amareggiati. Anche perchè ogni giorno si fatica per tenere in piedi la baracca, nel tentativo di far crescere l’economia della nostra isola.

In ben due occasioni abbiamo ribadito a voce alta la nostra rischiesta, cioè poter illustrare a Lei e agli assessori interessati il nostro piano di riavvio delle due aziende: a Surigheddu durante la presentazione alla stampa della Manifestazione d’interesse per la vendita, e alla sala-conferenze della Fondazione Meta presso Lo Quarter, nel centro storico di Alghero, in occasione di un Convegno organizzato dal Comitato di Quartiere di Sant’Agostino sul tema (era presente un Dirigente regionale con incarico specifico).

Ad oggi nessun passo concreto in questa direzione è stato fatto, al contrario pare si proceda spediti verso l’alienazione del bene, mettendo in difficoltà anche i pastori che stazionano in parte di quelle terre, gli unici che negli ultimi 30 anni hanno custodito le aziende e vi hanno realizzato un reddito.

Nel mentre due avvenimenti ci spingono a pensare che la nostra idea sia giusta e vada nella direzione attesa dai tanti giovani e meno giovani che vogliono ritornare a fare reddito dalla campagna. Il primo riguarda il bando “Terre ai giovani”, dove le domande ricevute erano 120 a fronte di soli 11 lotti disponibili. Significa che non è vero che “la terra è bassa” e che i sardi non vogliano lavorarla. Al contrario è la dimostrazione di come si stia sviluppando una nuova sensibilità verso le risorse più autentiche del nostro territorio, quali l’agricoltura e l’allevamento.

Il secondo riguarda il nuovo PPR approvato dalla Giunta regionale e in attesa di giungere all’approvazione dell’aula consiliare. Esso rimodula le volumetrie utili in campagna e nei settori dell’agricoltura che hanno a che fare con il turismo (turismo rurale, agriturismo e agroalberghi, fattorie didattiche ecc.). Si tratta di un piano che non passerà inosservato, specialmente ai soggetti interessati all’acquisto delle aziende di Surigheddu e Mamuntanas, perchè sposta l’asse d’interesse dalla parte agricola a quella immobiliare. Infatti a seconda del tipo di progettualità le volumetrie potrebbero essere ulteriormente ampliate, creando una vera e propria colata di cemento nelle campagne più fertili di Alghero, modificandone la natura e la destinazione d’uso. La invitiamo a non sottovalutare questo rischio, perchè non sempre la bontà della legge ci protegge dalle mire speculative di chi ha tanti soldi da investire e capitalizzare, solitamente non sardi interessati solo al business estivo e alla rendita immobiliare.

Detto questo altri elementi ci spingono a chiederLe un ripensamento, per esempio la nostra dipendenza alimentare dal continente, che nel periodo estivo si dilata a dismisura. Importiamo frutta, verdura e carne per il 75% delle nostre necessità, anche quando si tratta di trasformare questi alimenti in prodotti tipici della Sardegna.

La produttività delle nostre terre non raggiunge neanche l’1%, mentre il livello di disoccupazione giovanile e femminile è tra i più alti d’Italia. Dal 2015 esiste una legge nazionale sull’Agricoltura sociale, la 141, che indica ai gestori di mense scolastiche, ospedaliere e universitarie di usare prodotti locali che derivino da questa attività. Basterebbe una scelta politica di questo tipo per rendere immediatamente produttive le due aziende!

Non lo dimentichi: dare quelle terre al miglior offerente non risolverà i problemi di bilancio della Regione, tantomeno la crisi occupazionale che opprime il territorio di Alghero. Altro sarebbe la volontà di affidarli in comodato d’uso o in locazione sulla base di progettualità che riducano la nostra dipendenza alimentare, puntando a creare nuove opportunità di lavoro sia nella produzione e sia nella trasformazione. Si tratta di centinaia di ettari da trasformare in altrettante opportunità, compreso il recupero degli edifici storici una volta adibiti ad uso abitativo. Uno studio del Dipartimento di Architettura e Design di Alghero addirittura dimostra il legame storico che intercorre tra le varie aree estese del nostro territorio, e come il riavvio produttivo delle due aziende faccia da traino per la Bonifica e per il Parco di Porto Conte, ma anche per il turismo nelle sue varie articolazioni.

Ci creda, l’insistenza non è casuale, anche perchè ad Alghero ma anche nel territorio più vasto non siamo stati con le mani in mano, aspettando gli eventi. Ci siamo organizzati e abbiamo approfondito l’intera questione. Se oggi le chiediamo di ascoltarci e possibilmente di cambiare idea, non è per averla vinta o altre cose stupide. Per noi cambiare idea è dimostrazione di coraggio e di ragionevolezza, specialmente se ciò avviene dopo aver valutato ogni possibilità, anche alla luce dei nuovi stimoli che arrivano dal territorio.

Siamo sicuri che in questa lettera aperta troverà nuovi elementi di riflessione per riorientare l’operazione di recupero delle due aziende. Aspettando con fiducia un suo nuovo interessamento la salutiamo tutti con cordialità.

Antonio Mura

Chiara Rosnati

*Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale EcoToni Onlus di Alghero