Vi ricordate il referendum sul no alle trivelle? E vi ricordate l’invito – molto craxiano – di Renzi ad andare al mare? Invito, purtroppo, raccolto dalla maggioranza degli italiani.

Ora, come meritoriamente riportato dal Fatto Quotidiano in edicola, il governo di centrosinistra non smette di fare regali ai petrolieri e di anestetizzare sul nascere ogni possibile coinvolgimento dei territori e delle amministrazioni locali.

Circola, infatti, una bozza di decreto che, con la sempiterna scusa di adeguare la legislazione italiana a quella di Bruxelles (“Ce lo chiede l’Europa”), sembra scritta proprio dalle compagnie interessate alle trivellazioni, rendendo molto più semplice e veloce ottenere permessi per ricercare idrocarburi, trivellare o costruire.

Se il decreto passasse, l’autorizzazione per sondare il sottosuolo per scoprire se c’è il petrolio, per costruire un pozzo o una centrale idroelettrica non servirebbe più la valutazione di impatto ambientale.

Per decreto, dunque, non sarebbe più necessario individuare e valutare preventivamente gli effetti delle opere sull’ambiente e sulla salute. E nemmeno identificare le misure per prevenire, eliminare o renderne minimo l’impatto. Nelle intenzioni del governo, in futuro basterà richiedere la cosiddetta “verifica di assoggettabilità alla Via”. Si potrà decidere se un progetto debba o meno richiedere la via. E in caso negativo, l’opera potrebbe iniziare con la sola assoggettabilità.

Nella fattispecie rientrano le prospezioni in mare con airgun o con gli esplosivi. E anche i progetti petroliferi di coltivazione di giacimenti con produzione fino a 182.500 tonnellate di petrolio o 182 milioni di Mc di gas.

Se con la Via obbligatoria bisognava poi depositare i documenti del progetto preliminare e uno studio preliminare ambientale, seguiti da una fase di 45 giorni per le osservazioni del pubblico, con il nuovo decreto basterà solo lo studio preliminare.

Inoltre è prevista una sorta di sanatoria per le opere iniziate senza aver chiesto la Via: le società scoperte in fallo avranno il tempo per mettersi in regola. Ma intanto potrebbero già aver provocato danni all’ambiente. E a supervisionare? Una commissione tecnica di 40 membri nominata senza concorso pubblico, con poltrone assegnate dal ministero dell’Ambiente.

La direzione sembra, dunque tracciata. È per questo che occorre vigilare con ancora più attenzione su alcune disposizioni che sono state inserite, qua e là, anche nella bozza di nuova legge regionale sull’urbanistica, soprattutto all’articolo 8.