Per Sardegna Possibile il voto di domenica è stata una magnifica risposta collettiva a una riforma monologante, voluta dal governo senza la condivisione del parlamento e di ampi strati della società civile, trattata come prioritaria rispetto ai tanti bisogni inascoltati dei cittadini.

Nel caso dei Sardi la bocciatura non poteva essere più chiara: oltre il 72% dei votanti ha detto NO, la percentuale più alta ottenuta fra tutte le regioni. Questo risultato esprime un netto rifiuto del disegno centralizzatore espresso dal testo di riforma costituzionale, e chiarisce fino a che punto i Sardi aspirino a migliorare il proprio autogoverno, cominciando dal non perdere quel poco di autonomia di decisione di cui attualmente dispongono.

Nella sorpresa di chi continua a pensare che in politica agiscano solo sigle di partiti e pochi nomi di leader, la protagonista del voto è stata la cittadinanza. La mobilitazione spontanea dei Comitati per il NO, nei quali si sono trovate a lavorare insieme persone e componenti diverse, è stata una delle chiavi più significative e ha dato un contributo determinante alla vittoria del NO.

Sardegna Possibile ne è stata parte attiva, per una scelta politica di incontro e di lavoro comune. Consideriamo ricchezza l’esperienza vissuta, e ce ne rallegriamo con tutti gli altri protagonisti. Il risultato del voto conferma l’esistenza di un ampio spazio politico alternativo, decisamente orientato verso un orizzonte di autogoverno, che Sardegna Possibile ha già sostenuto nelle scorse elezioni regionali all’interno di una diversità di soggetti che si muovono in rete.

Nell’immediato, Sardegna Possibile prosegue il lavoro comune con i Comitati per il NO per proporre insieme una riforma della legge elettorale sarda, attraverso una iniziativa di legge popolare che garantisca ai Sardi una migliore rappresentazione della loro volontà politica