Con la morte di Fidel Castro, avvenuta mentre in Italia era notte, a Cuba e nel mondo è finita una lunga epoca.

Con l’ex dittatore cubano, che aveva 90 anni, se ne va uno dei più grandi simboli della seconda parte del XX secolo: un personaggio capace di tenere testa alla prima potenza mondiale e ai suoi Alleati nel periodo della Guerra Fredda.

Uno strenuo oppositore del capitalismo, capace di stringere alleanze non scontate, prendere posizioni a volte provocatorie altre sorprendenti e prudenti.

Una personalità complessa e autorevole, capace di segnare il tempo. Una tra le più studiate degli ultimi 50 anni. E, c’è da scommetterci, dei prossimi 50.

Fidel è stato al potere a Cuba tra il 1959 e il 2008, quando si è ritirato a vita privata a seguito di gravi problemi di salute.

Insieme al fratello Raúl, che ne ha raccolto il testimone otto anni fa, a Che Guevara e a Camilo Cienfuegos è stato uno dei protagonisti della rivoluzione cubana contro il regime del dittatore Fulgencio Batista e, dopo il fallito sbarco nella baia dei Porci da parte di esuli cubani appoggiati dagli Stati Uniti d’America, proclamò l’istituzione della Repubblica di Cuba, uno Stato monopartitico di stampo socialista, che secondo Castro e i suoi sostenitori è una democrazia popolare apartitica. I dissidenti e buona parte degli analisti politici internazionali l’hanno sempre definita come regime totalitario.