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S’allega de s’insularidade est cussu de sa gerarchia de is fontes e de s’identidade costitutzionale, de is resursas istruturales, de sa concurrèntzia e de is agiudos de Istadu, de sa pagu acrarada chistione meridionale e de is detàllios suos sena cuncordu.
Agatadas is paràulas crae, ammentamus ca in s’ora chi su printzìpiu de insularidade nde boddit semper prus importu in su deretu internatzionale e in cussu europeu, nde perdet in su deretu pùblicu nostru.
Onni atzinnu a is ìsulas, difatis, ndi ddu iscantzellat s’art. 119 ( su de tres commas) de sa Costitutzione.
Su legisladore costitutzionale de su 2001, nde bogat unu matoneddu dae sa base (costitutzionale) chi est a fundamentu de s’Istatutu Sardu. A pustis, nòdidu est chi is Tratados europeos “apant resèssidu a ispoderare sa Costitutzione nostra mudende·la de sentidu e diretzione”.
Sa Costitutzione Italiana, duncas, lassat passu a is Tratados. Gasi resonende su problema est risòlvidu, s’agatant unu muntone de “normas” comunitàrias chi nos tutelant, chi assistint s’insularidade: is polìticas de coesione de s’unione Europea pròpiu. Su fatu est: su deretu internatzionale, is Tratados europeos, totu is fainas de su parlamentu europeu, assegurant a is Sardos is matessi deretos de is cunnatzionales e de is àteros tzitadinos europeos? Tzertu ca nono. Pro pigare semper su pròpiu esempru tontu: non nos biagiamus a is matessi cunditziones.
Pro ite? Ca ddoe at cudda disciplina de sa concurrèntzia (e de is agiudos de istadu) dae luego cunsiderada coro de sa cumprida de un’unione econòmica, chircada in bia prioritària assoluta dae s’UE, respetu, beni·mi·nde a s’unione polìtica. Non serbit, duncas, a derogare. E cale est sa bia. Ddoe at una circustàntzia pro sa chi is Tratados Europeos sunt obligados a lassare: cussa de s’identidade costitutzionale.
Millu ispricadu su motivu pro chi est netzessàriu a torrare a introduere su printzìpiu de insularidade in sa costitutzione. In manera simple apo a incurtzare sa chistione iscriende ca s’insularidade faghet parte de s’identidade costitutzionale italiana, o mègius semus in campu de sa defensa de is deretos, no econòmicos, de fundamentu de is Sardos (contras is abusos neo-liberales de is istitutziones de s’UE). Pro cunseguèntzia, sa dèroga a is règulas subra sa concurrèntzia, a is agiudos de istadu, faghet a dda persighire feti furriende costitutzionale su printzìpiu de insularidade.
Ma questo personaggio non ha forse già avuto (e tradito) l’opportunità per migliorare e ridurre i mali della nostra isola? Perché stiamo ancora qui a leggere le sue proposte?
È tempo che vadano a casa senza pensioni o altri paracaduti pagati con i nostri soldi. Si cerchino o creino da se il lavoro che meritano: vedremo quanto meritano.
Saluti
Sunt sempre in s’idea de pedire a Campacavallo che l’erba cresce: una isperàntzia de carriera personale in sa dipendhéntzia de sempre. Su nàrrere chi sos políticos ‘sardos’ no ant ancora iscobertu chi sa Sardigna zughet su mare totu a inghíriu, sinono chissaghi cantu triballu (pardon, postos) no tiant bogare a pistare abba o fàghere bucos in s’abba mancari cun tecnologia moderna e no prus a berrinedha a manu!
Vale: Conoscere per deliberare. Solitamente non rispondo alle offese, farò un’eccezione: non ho “paracaduti”, non ho pensioni, né percepirò pensioni se non quella legata al mio lavoro di libero professionista. Buona giornata.
Purtroppo vi conosciamo e soprattutto conosciamo i pessimi risultati della vostra gestione: è sotto gli occhi di tutti il disastro che ci circonda di cui siete responsabili (visto che lei è un avvocato conoscerà bene il significato ben ampio di reponsabilità). Ovunque si risponderebbe di questi pessimi risultati e non si avrebbe la faccia neanche di riproporsi agli elettori, anzi si dovrebbe mettere mano al portafoglio e risarcire i danni creati. Non qui evidentemente, dove potete contare sui voti comprati con i nostri soldi (intendo di noi imprese e noi cittadini), nonché ovviamente sul non voto del 50% degli elettori che vi facilita nella conservazione delle vostre poltrone.
Bene il fatto che lei non abbia alcuna “rendita” pagata con i nostri soldi: non se la meriterebbe lei, così come nessun altro politico che finora ha amministrato quest’Isola. Bene anche riprenda a fare la sua attività di libero professionista e si scontri con le difficoltà dell’assurda oppressione contributiva, fiscale e burocratica (non so se lei ha mai assunto una persona – oltre ai tirocini intendo – scontrandosi con un sistema che è contro l’iniziativa e il lavoro e a favore delle rendite e dei parassiti).
Saluti
Sarebbe cosa buona e giusta scrivere per esteso il proprio nome e cognome, magari spiegando chi si cela dietro la tastiera. Avvocato o non avvocato, non intendo condividere generiche responsabilità di massa, anche in considerazione del fatto che mi sono assunto l’onere di denunciare sprechi e misfatti (“non solo a chiacchiere”), ovunque fossero e con qualche risultato utile. Conseguentemente, quanto alla responsabilità politica, sono tenuto e obbligato a “rendere il conto” del mio operato alla collettività che mi ha nel passato legittimato democraticamente nel ruolo pubblico e non quello di altri.
-“Generiche responsabilità di massa”?
I consiglieri regionali e i componenti della giunta regionale non costituiscono una massa, ma una popolazione molto ristretta (anche in forza del turn-over minimo o meglio dell’effetto attaccamento alla poltrona). La responsabilità del disastro che ci circonda non è una responsabilità di massa, ma in capo a questa esigua popolazione (a spanne direi meno di 1.000 persone dalla nascita di queste istituzioni) di cui lei fa parte (essendo stato sia assessore che consigliere, oltre ad altri incarichi che avrà probabilmente ricoperto).
-“assunto l’onere di denunciare sprechi e misfatti (“non solo a chiacchiere”), ovunque fossero e con qualche risultato utile”?
Ma da quale pianeta discendete voi consiglieri, assessori o politici? In tutti questi anni avete governato sia quando eravate formalmente maggioranza e quindi anche in giunta, sia quando eravate compiacente (politica si intende) minoranza.
-“collettività che mi ha nel passato legittimato democraticamente nel ruolo pubblico”?
Intende sicuramente l’elettorato ormai al 50% degli aventi diritto, al netto delle copiose emigrazioni di nostri corregionali causate da voi stessi. Stiamo parlando di coloro che hanno giurato fedeltà a questo o quel politico signorotto dei voti?
Con quale coraggio ci si può (rap)presentare vergini e dirsi privi di ogni colpa di fronte al disastro che avete prodotto in Sardegna?
Saluti e magari legga e aiuti a diffondere il blog del Direttore per cercare di riportare alle urne il 50% (tra cui io) che non vota da tanto tempo per via di una sensazione chiamata DISGUSTO!
Bos seis ammentaos hi sa sardigna est un’isola homo hi che semmos issoru a andare torrare a votare. In custos annos non seis histaos in gradu de difendere su populu Sardu, sa gente non bos crede prus, sei vonos solu a la pihare in giru. Ahiebonde una rejone, abbarraibos in domo vostra pro dare lohu a hie tenede in coro s’interesse de sos Sardos.
Gioseppe Adda
Continua a nascondersi dietro un comodo anonimato. Un vero leone della tastiera, demagogo ma decisamente poco informato. Non ho mai ricoperto la carica di consigliere regionale. Se vuole continuare ad interloquire scriva il suo nome e dica chi è, in mancanza prosegua pure da solo la sua lezioncina di pseudo anarchismo.
Ok, Roberto Frongia già Assessore Regionale al Turismo, artigianato e commercio (dal 27 novembre 1999 all’11 giugno 2004 attraverso le giunte capitanate dall’eterno Mariolino Floris, da Mauro Pili e dal sempreverde Masala – fonte “consiglio.regione.sardegna.it”) ha vinto lei!
Siamo noi i responsabili del disastro in Sardegna.
Chiudo
Forse Valerio o Valeria o Valentino o Valentina farebbe bene a studiare la differenza tra consigliere regionale e assessore. Farebbe bene a scrivere, oltre il suo nome e cognome per esteso, le generalità (nome e cognome) degli amministratori pubblici votati dalla comunità che hanno devastato l’economia isolana. Io, personalmente, per quanto mi compete, li ho fatti in Procura a Cagliari, quinto piano ala vecchia, terzo piano ala nuova. Infine, mi permetto di offrire un consiglio: farebbe bene a candidarsi alle prossime elezioni così magari può dare una lezione di politica e amministrazione e tutti noi.
Cara omonima, lei sa bene che il tema vero è un altro e non ci torno certamente avendolo chiuso (non ho intenzione a mia volta di andare fuori tema, chiedendole conto dei suoi studi, dei suoi incarichi pagati con soldi pubblici, della sua comunanza di interessi con l’autore di questo articolo e così via cantando). Lei continui a fare politica e ad ottenere altri incarichi pagati con i soldi dei contribuenti, io mi occupo della mia azienda continuando a LAVORARE, esportando e pagando le tasse e i contributi per mantenere anche lei. A tale titolo, mi permetta perlomeno di sognare che tutti i politici (assessori, consiglieri, portaborse e tutto il loro “indotto” pagato da noi contribuenti) che hanno già dato prova della loro incapacità e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, vadano a cercarsi o crearsi un vero lavoro, senza succhiare più i nostri soldi. Se lei non vede alcun disastro in Sardegna, ma soprattutto se non ne vede la responsabilità in capo ai signori dei voti arci-noti e agli altri (assessori o consigliere che siano) che hanno mangiato nello steppo piatto …..allora mia cara ha perso (o forse non ha mai avuto) il contatto con la realtà delle imprese e delle persone che NON vivono dei soldi pubblici, ma che al contrario sono vessate per mantenere un apparato pubblico a livelli osceni.
Saluti