Il 1 luglio 2021, nella Sala Paesaggio del Museo civico di Cabras, nasceva la Fondazione Mont’e Prama.
C’è stato un prima e c’è un dopo, che convivono in una naturale evoluzione.
Il prima non è banale: l’intervento di restauro delle statue di Mont’e Prama, le azioni di valorizzazione (l’esposizione dei Giganti a Cabras, la prima aperture alle visite del sito archeologico, i rapporti con la Cina e le iniziative in quel Paese), il finanziamento per la realizzazione della nuova ala del museo, la mobilitazione per ottenere la riunificazione del complesso statuario a Cabras e per chiedere con forza che i restauri si eseguissero in loco. E poi il capitale più prezioso: due decenni di investimenti per formare una cooperativa di gestione che oggi è un esempio di professionalità, abnegazione e conoscenza.

La Fondazione non è dunque arrivata in un deserto ne è stata costretta a costruire su macerie.

È stata fortemente voluta dal Ministero della Cultura e dal Comune di Cabras e prima “accettata” e poi sempre più sentita come una opportunità di sviluppo anche dalla Regione.

Con quale mandato? Quello istituzionale è contenuto nell’Atto costitutivo e nello Statuto (che probabilmente nessuno ha letto, altrimenti non si spiegherebbero alcuni dei commenti, delle critiche, delle accuse più ricorrenti), mentre quello politico era ancora più ambizioso: mettere a sistema e far convivere competenze legislative e di programmazione che viaggiavano disarticolate e che, forse inconsapevolmente, avevano creato una situazione di stallo, quando non di progressiva consunzione delle belle cose che erano state fatte per anni.
Coniugare tutela, valorizzazione, infrastrutturazione con azioni coordinate era un obiettivo facile da declinare a parole ma quasi impossibile da realizzare nel concreto.
Anche e soprattutto in ragione dei reciproci pregiudizi fra i vari attori istituzionali.

E la nascita stessa della Fondazione e la nomina dei suoi vertici è stata seguita da un ulteriore carico di pregiudizi (“Cosa ci fanno un giornalista, un ingegnere, un musicista, un dentista e una maestra nel Cda di Mont’e Prama?”), oltre che dall’acquisizione immediata in capo al nuovo ente del plotone di nemici sul quale il presidente poteva contare in virtù delle sue esperienze professionali pregresse.

Insomma, le condizioni per un fallimento c’erano tutte.

A dicembre del 2021, cinque mesi dopo la sua costituzione, la Fondazione aveva in cassa zero euro e poteva contare su una forza lavoro di due dipendenti in distacco e comando dal Comune di Cabras.

A quel punto avevamo davanti due strade: continuare nell’immobilismo e nel tenere un profilo basso o prendere in mano la situazione e mettere in campo tutto l’impegno, le capacità relazionali, le energie di cui potevamo disporre.

Intanto avevamo dato seguito alle disposizioni statutarie, adottando i regolamenti di organizzazione e sulle missioni, costituendo gli altri organi (Collegio dei revisori, collegio scientifico, comitato di indirizzo) e avviato il concorso internazionale per la nomina del Direttore generale.

Abbiamo poi scritto progetti di comunicazione e per l’infrastrutturazione dei siti a noi affidati (in questo caso a quattro mani con l’amministrazione di Cabras) e ci siano assicurati finanziamenti per quasi 15 milioni di euro, da spendere in un quadriennio

Sono soldi pubblici. Per poterli spendere era necessario seguire la legislazione in materia di appalti pubblici.
E per diventare stazione appaltante ci siamo dovuti strutturare alla maniera di un ente pubblico: abbiamo costituito le Aree finanziaria e amministrativa, Tecnica e Marketing e comunicazione. E ai vertici delle prime due abbiamo cooptato – in distacco. – due dirigenti della pubblica amministrazione, che sono stati incaricati di seguire le procedure amministrative anche della terza area, retta fino a qua ad interim dal sottoscritto.

Abbiamo con pazienza costruito rapporti di reciproca fiducia con Soprintendenza e uffici periferici del MiC, con gli uffici regionali e consolidato rapporti quasi simbiotici col Comune di Cabras.

Questo ha prodotto un 2022 tumultuoso, in cui senza sosta si è lavorato per generare azioni assolutamente impensabili fino a dicembre 2021: affidare gli incarichi di progettazione tecnica per infrastrutturare i siti archeologici e il museo, partecipare con stand propri alle Fiere di settore in Italia e all’estero, creare da zero un archeomagazine che abbina il rigore scientifico all’eleganza dell’edizione e alla capacità divulgativa dei testi, varare due Festival estivi che hanno collezionato apprezzamenti e successi, organizzare in 40 giorni un evento espositivo come Archeologika, a vantaggio di tutti gli operatori del settore dell’Isola, inventare una campagna di comunicazione congiunta con Cagliari calcio e Dinamo Sassari che ha portato Mont’e Prama e i siti archeologici dell’Isola in dodici città d’arte italiane ed europee.
Ma soprattutto, creare una squadra formata da una ventina fra dipendenti e collaboratori, coesa, motivata, disponibile e professionale.
Un capitale umano impareggiabile che è andato via via ad amalgamarsi con il personale della Cooperativa di gestione, andando a formare un formidabile assieme.

Un qualcosa di imprevedibile e forse irripetibile che noi per primi avremmo dovuto proteggere e valorizzare.

Da ottobre in poi è accaduto qualcosa di fisiologico: la campagna elettorale per le Comunali di Cabras si è insidiata nei meccanismi di relazione e non siamo stati capaci di salvaguardare il bene prezioso dell’unità fra tutte le componenti, che fino ad allora era stato il bene più prezioso, il valore aggiunto che ci aveva fatto raggiungere risultati importanti.

Il sottoscritto assume su di sé l’intera responsabilità di non aver saputo evitare un’escalation partita da un’ingenuità degli uffici negli inviti a una manifestazione pubblica, proseguita con una informativa parziale in Consiglio comunale, esplosa con le divergenti valutazioni fra Cda e revisori dei conti da una parte e amministrazione dall’altra sul trasferimento degli incassi museali al Comune.
In questa situazione di difficoltà si è innestata un’aggressione giornalistica che avrebbe potuto stendere un toro: una campagna di stampa coordinata su almeno tre fronti che pare aver ingenerato inchieste certamente ancora in corso, che affronteremo – ancorché mai ufficialmente informati o chiamati in causa per chiarimenti – con serenità, collaborazione e costruttività, certi della buona fede del nostro operato, a tutti i livelli.

Sempre a ottobre il Cda ha insediato la prima Direttrice, una valente funzionaria di Soprintendenza che, nei suoi otto mesi di permanenza in Fondazione, si è distinta soprattutto nel campo dei progetti scientifici e della didattica.
Già nel marzo 2023 aveva espresso la sua necessità di tornare all’ente di provenienza per poter proseguire il lavoro sul campo della ricerca, che la Direzione di una Fondazione così attiva su campi molto diversi fra loro le precludeva. Si è concordato che sarebbe stato più giusto concludere il progetto sulla mostra su NY ed attività di didattica con le scuole, prima di addivenire – il 31 maggio 2023 – a una amichevole risoluzione del contratto.

Nel frattempo l’attività non si è fermata: abbiamo presentato altri progetti, che sono stati finanziati con ulteriori cinque milioni di euro, abbiamo avviato è completato a tempo di record e regola d’arte i cantieri per la sostituzione dell’intera recinzione dell’antica città di Tharros e per la ristrutturazione e la messa in sicurezza della chiesa e dell’accesso all’ipogeo di San Salvatore, abbiamo costruito la partnership con una delle più importanti istituzioni museali del mondo; il Metropolitan Museum di New York, presso il quale fino a dicembre sarà esposto uno dei Giganti di Mont’e Prama.
“Sì, ma quando scavate?”. Dal tavolo tecnico con la Soprintendenza è emerso un accordo storico che istituzionalizza un coordinamento fra MiC e Fondazione in materia di scavi e restauro. Tanto che il nuovo cantiere appena aperto a Mont’e Prama, gestito in toto dal MiC, vede un ruolo per la Fondazione in materia di comunicazione.
Nel frattempo – per fortuna – si sono tenute le elezioni a Cabras, che hanno certificato un chiaro consenso a favore dell’amministrazione uscente.
Mi pare di poter dire che con grande senso delle istituzioni Fondazione e Comune abbiamo riavviato un dialogo costruttivo che porterà a incontri ufficiali nel corso dei quali verranno affrontati e risolti i nodi legati al programma di opere pubbliche posto dalla RAS in capo alla Fondazione e sulla questione degli incassi 2022 e 2023. Sono fiducioso che entrambi i confronti porteranno a una soluzione “alta”, nel rispetto della dignità istituzionale di entrambi gli enti e, soprattutto, del bene pubblico.
Nel frattempo l’estate 2023 trascorre in maniera diversa da quella del 2021, sui siti gestiti dalla Fondazione e al museo.
Tharros ha potuto godere di piccoli e grandi interventi di manutenzione straordinaria, l’ipogeo di San Salvatore sarà riaperto alle visite dopo oltre quattro anni, il museo civico (per la prima volta nella storia) per tre giorni alla settimana garantirà delle aperture notturne, il sito di Mont’e Prama sarà aperto alle visite per la seconda estate consecutiva, questa volta almeno fino al 30 settembre.
E le serate di Festival estivi sono diventate dodici, con evidenti benefici per l’indotto.

Sembra già tanto ma noi tutti sappiamo che il meglio, e più difficile, deve ancora venire: con il completamento della nuova ala del museo (allestimento della nuova ala e riallestimento della vecchia) e l’esproprio di Mont’e Prama (ergo nuove campagne di scavo e lavori di restauro e musealizzazione del sito), con in aggiunta i lavori per complessivi cinque milioni di euro che cambieranno il volto dei servizi e dell’accessibilità a Tharros, la Fondazione sarà chiamata a fare il salto di qualità e a dotarsi della solidità necessaria per poter ambire a diventare Parco archeologico e ambientale autonomo.
In contemporanea occorrerà pensare a una pianificazione regionale che ci piace riassumere in un “Patto per il Sinis”, che ponga l’amministrazione di Cabras in grado di promuovere e coordinare, in collaborazione con la Fondazione, infrastrutture materiali capaci di gestire nuove e mutate esigenze in materia di sostenibilità e accoglienza.

Non bisogna avere paura. Nè di sognare in grande nè di chi, fisiologicamente, proverà a mettersi di traverso.
È la storia del progresso.