Se noi sardi non saremo capaci di vincere la battaglia contro la privatizzazione del Sistema Sanitario Pubblico, noi saremo destinati a perdere tutte le nostre battaglie.
Convivremo con il dramma di non avere risorse sufficienti per poter curare noi e le nostre famiglie. Le aspettative di vita si accorceranno, avanzerà ancor più lo spopolamento nell’Isola, saremo più fragili e più dominabili. Questa nuova condizione ci indurrà a guardare il mondo con occhi diversi, dove il fatalismo giustificherà tutti i nostri mali. Le lotte una volta prioritarie, per il diritto ad un maggiore benessere, per la tutela della bellezza e della salute dell’ambiente, per l’autodeterminazione etc etc. si affievoliranno precipitando nella scala più bassa delle nostre priorità.
Lo scardinamento del Sistema Sanitario Pubblico, da tempo annunciato, sino ad oggi non è stato percepito nella sua gravità da nessuno, neppure dal mondo identitario e indipendentista, dal quale ci si sarebbe aspettata maggiore attenzione sul fronte dei diritti inalienabili dei Popoli e quindi anche dei sardi.
Il Convegno di domani, intitolato “Il Diritto all’Assistenza Sanitaria Pubblica Non si tocca” è tra i primi segnali di approccio del mondo indipendentista al grande tema della Sanità.
Verterà sulla crisi del Sistema Sanitario Pubblico e vi prenderanno parte esperti del settore, medici ospedalieri e dei territori, con i comitati della Rete Sarda Sanità Pubblica: l’obiettivo è porre al centro del dibattito delle Istituzioni di competenza il Diritto inalienabile dei sardi alle cure mediche gratuite e di qualità per tutti.
Il Convegno è aperto alla partecipazione dei cittadini. E’ un dovere collettivo difendere il diritto alla Sanità Pubblica nei centri urbani e nei territori, ribadire il NO alla Riforma sul “Riordino della rete ospedaliera sarda”, l’alibi con cui in nome dei buchi di bilancio della Sanità, dei quali i sardi non sono responsabili, intende ridimensionare e chiudere gli ospedali dei territori disagiati in tutta l’Isola, compresi importanti presidi ospedalieri di Cagliari al servizio di tutta la Sardegna.
Si ribadisce la contrarietà al taglio del personale medico e paramedico, alla soppressione dei servizi sanitari per i nostri ammalati cronici, ai tagli esercitati da Roma a colpi di Decreti Ministeriali, vedi il Decreto Lorenzin sull’assistenza primaria con elevati costi per gli assistiti e la mortificazione professionale dei medici.
Difendiamo dalla minaccia di chiusura le Comunità terapeutiche e le Comunità per i percorsi alternativi alla carcerazione.
Contro la privatizzazione del sistema sanitario pubblico e per la difesa del diritto inalienabile alla salute, a partire dai più fragili, i sardi devono essere uniti ed in primalinea.
E’ questa la nuova grande sfida per l’Indipendentismo sardo.
Le belle parole come “diritto alla salute”, “cure mediche gratuite e di qualità per tutti” “Diritto all’Assistenza Sanitaria Pubblica Non si tocca” “No allo scardinamento del Sistema Saniatrio Pubblico” “diritti inaliebabili dei Popoli” hanno in maniera indubitabile una grandissima presa e (molto) facile e ampia condivisione.
E’ noto che passare dalle parole (pur belle) ai fatti è sempre difficile. Per fare questo non si possono ignorare i fatti e tra di essi i NUMERI!
L’obiettivo è nobile a da tutti condivisibile: avvicinarci sempre più ad un sistema con servizi sanitari di qualità davvero accessibili a tutti.
Ma come ci mettiamo in marcia versio questo obiettivo?
Anzitutto partendo dalla comprensione della situazione attuale che sicuramente non è fatta solo di sprechi, inefficienze, malcostume, clientelismo, poltronifici, etc.
Il 50% del conto economico della RAS è gravato dalla spesa sanitaria. Questo è il primo dato che occorre considerare. Molta di questa spesa se ne va in costi per il personale (siamo proprio sicuri che gli stipendi dei “grandi capi” siano del tutto meritati? Siamo sicuri che il personale sia correttamente distribuito tra le strutture sanitarie?) e per i farmaci (siamo sicuri che stiamo acquistando i farmaci necessari a prezzi davvero competitivi, senza sprechi o anche solo senza avvantaggiare esclusivamente le case farmaceutiche e i loro obiettivi di fatturato?), oltreché per i costi di produzione in sé (siamo sicuri di avere dei buoni sistemi di programmazione, erogazione e analisi dei dati per migliorare sempre più la quantità e qualità a parità di costi?).
Se aggiungiamo che abbiamo praticamente zero esportazione di servizi sanitari (potenziale leva per incrementare il valore della produzione) e una rilevante importazione degli stessi servizi (leva che aumenta i costi a vantaggio di altri sistemi), capiamo che abbiamo ulteriori problemi che potrebbero certamente migliorare. Il confronto tra esportazione (domanda di servizi sanitari da persone esterne al nostro sistema) e importazione (domanda di servizi sanitari di altri sistemi da parte di sardi) è infatti un chiaro indicatore della scarsa qualità e competitività dei nostri servizi sanitari rispetto a quelle degli altri sistemi (prevalentemente delle regioni del nord italia).
L’auspicio è insomma che dalle parole, si inizino a programmare azioni concrete, andando ad AGGREDIRE uno degli ambiti più politicizzati ossia più “ammalati in termini di poltrone, finti posti di lavoro, favori, voto di scambio, promozioni, premi per produttività inesistente, conservazione del budget di spesa senza logica” che ci sia nella nostra isola. Come spesso ci ricorda il Direttore ci vuole un lavoro culturale ENORME (che coinvolga gli utenti/clienti di questi servizi!) per invertire il penoso declino che un sistema del genere inevitabilmente crea e che è sotto gli occhi di tutti.
Il taglio dei servizi è la risposta meno dolorosa per i politici (in termini di consenso elettorare e conservazione della loro poltrona) ma anche la più sbagliata che si possa fare per ridurre i costi!
Saluti
Il post conferma l’ipocrisia e la dissimulazione in atto all’interno dei movimenti indipendentistici sardi, che invece di pensare a migliorare e rendere più efficienti i servizi alla salute, manipolano quel piccolo mondo che ancora li segue, al fine di mantenere forte il rapporto parassitario instaurato con lo Stato italiano, con campagne del piagnisteo, pur di non sparire politicamente.
E’ paradossale che proprio chi inneggia all’indipendenza voglia mantenere inalterato il rapporto tra politica e sanità sull’isola, volendo mantenere in piedi un sistema: inefficiente, costoso e inadeguato; considerando proprio il fiume di sardi disposti a curarsi sulla penisola (mandando il conto alla Sardegna), pur di «non farsi toccare» dalla sanità sarda, che tolte alcune eccellenze, non brilla come una delle migliori in Italia.
Mi sarei aspettato una campagna mediatica diversa, magari per evidenziare il numero impressionante di parassiti al suo interno, fatto di impiegati e dirigenti, voluti e selezionati dalla politica sarda e al dissesto delle finanze pubbliche isolane.
Se questa doveva essere la nuova sfida dell’Indipendentismo sardo al Sistema Italia, allora si capisce perchè si è sempre perso e sempre si perdera.
Voler mantenere la Sanità in Sardegna così com’è significa solo voler dare forza alla partitocrazia e a quel sistema corrotto e parassitario che lo sostiene, mettendo dubbi sulla buona fede di chi ci parla di indipendenza ma sostiene il sistema che invece dovrebbe combattere.
La RESPONSABILITA’, l’EFFICIENZA, l’INNOVAZIONE, la TRASPARENZA e la DILIGENZA, dovrebbero essere i pilastri su cui costruire la sanità sarda e non altri, altrimenti non ci resterà che diventare un paese del terzo mondo e aspettare che altri debbano salvarci dall’indolenza e dall’inadeguatezza di cui siamo vittime.
L’Indipendentismo sardo VUOLE SOLO poter controllare ciò che il sistema partitocratico-parassitario italiano ha costruito; NON VUOLE fare proposte, in quanto incapace di farlo, proponendosi solo come alternativa che parla in sardo (poco).
Sino a che l’indipendentismo sardo si ispirerà a soluzioni di tipo interventista-statalista non ci potremmo che aspettare fallimenti e delusioni, insomma, «NIENTE DI NUOVO DAL FRONTE OCCIDENTALE».
Non sempre è bene confondere Salute e sanità: la prima dovrebbe essere un diritto, la seconda è una struttura organizzativa, per definizione migliorabile e perfettibile. La nostra è certamente migliorabile e decisamente perfettibile. Ma certo non si buttano via i voti di chi vi lavora, pettinando contropelo certe categorie: vero, sig.ra Zuncheddu?
Cun salude, KK
La Lorenzin ha detto “NO”. Prevalgono i numeri e si mettono in secondo piano le esigenze dei cittadini. Bisogna che noi Sardi, pur con diverse idee politiche, riusciamo a trovare il giusto accordo e la compatezza necessaria per affrontare e risolvere questi problemi di interesse comune. http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2017/03/15/punto_nascita_di_la_maddalena_per_il_ministro_lorenzin_insicuro-68-579511.html