Emanuela Corda, 43 anni, candidata a sindaca di Cagliari nel 2011, nelle ultime elezioni politiche è stata riconfermata parlamentare per il Movimento Cinque Stelle.
Con lei parliamo delle prospettive politiche in Italia e in Sardegna.
Il confronto sul governo è arrivato al momento decisivo. Qual è la soluzione che lei giudica più probabile?
Credo che in questo momento, visto lo scarso senso di responsabilità dimostrato in queste settimane da quelle stesse forze politiche che ci hanno “consegnato” una pessima legge elettorale, sia giunto il momento di ridare la parola agli elettori.
Se questo scenario dovesse verificarsi, cosa è lecito aspettarsi di concreto, dal punto di vista dell’azione legislativa ed esecutiva?
Se si dovesse tornare al voto occorrerebbe prima modificare urgentemente la legge elettorale per evitare un ulteriore stallo istituzionale.
È corretto dire che la prova del governo rischia di cambiare la natura originaria del Movimento?
Non credo che Governare possa cambiare la natura del Movimento. I principi e gli obiettivi resterebbero immutati. Credo che il Movimento sia semplicemente cresciuto e abbia maturato quell’esperienza necessaria ad interpretare concretamente le esigenze di questo paese. Siamo pronti a dare corpo alle nostre proposte con azioni concrete.
Il futuro del bipolarismo italiano è quello Di Maio-Salvini? E in Sardegna, nel caso, che accadrà?
Non so quale sarà lo scenario politico a breve, se il confronto si polarizzera’ in maniera netta, considerato che Salvini resta tutt’ora legato mani e piedi a Berlusconi. Di certo, per il bene di questo paese, noi abbiamo provato a superare gli schemi della contrapposizione politica, proponendo convergenze sui programmi. Cosa che non è mai stata fatta visto che le priorità dei partiti sono sempre state le poltrone. Una cosa è certa, a prescindere dalle manovre a destra e sinistra, il Movimento continuerà ad andare dritto per la sua strada. Senza prendere in giro gli elettori. Anche in Sardegna sarà così. Coerenza prima di tutto.
Le elezioni regionali del Molise e del Friuli, come già era accaduto nel Lazio e in Sicilia, hanno confermato il fatto che gli elettori votano in maniera differente, a seconda della circostanza. Questo vi preoccupa, nell’ottica delle Regionali sarde?
È vero che il voto di opinione delle politiche non si riflette spesso nelle competizioni regionali o amministrative. Ma è anche vero che se si va a guardare i dati delle diverse realtà locali, i numeri sono molto variabili. Credo che in Sardegna il Movimento sia cresciuto molto e abbia davanti un’importante scommessa. Sappiamo che la nostra terra ha bisogno di un’inversione di rotta dal punto di vista politico. Questo credo sia palese a tutti. L’unica nostra preoccupazione per ora è quella di presentarci con una proposta programmatica seria e concreta e un gruppo di persone oneste e competenti che la rendano credibile.
Il Movimento ha una sua idea di Sardegna? O, nel caso, la sta costruendo?
Assolutamente si. Da tempo nei tavoli tematici di lavoro locali con portavoce e attivisti, stiamo elaborando la nostra “vision”. Presto tutto questo lavoro potrà confluire nel programma regionale. Siamo presenti inoltre con consiglieri di opposizione nei più importanti comuni sardi e abbiamo diverse esperienze come amministratori. Abbiamo inoltre portato avanti progetti ambiziosi dal basso con altissimo valore sociale. Uno fra tutti il punto civico SOS Equitalia, nato a Cagliari e poi diventato progetto pilota per un servizio civico al cittadino vessato, diffuso in tutta Italia.
Il deficit di vero rinnovamento delle classi dirigenti è quel che più potrebbe frena la credibilità delle proposte della classe politica sarda. Come pensate, concretamente di superare questa difficoltà?
Questo è un problema che riguarda i partiti, non noi, perché ci siamo sempre concentrati sulle proposte e sui temi dando valore a chi poteva avere la giusta determinazione e competenza per portarli avanti. Credo che il Movimento anche a livello nazionale, abbia già dimostrato grande coerenza e concretezza nella scorsa legislatura. Sebbene all’opposizione. Non dimentichiamoci che siamo stati gli unici ad aver restituito milioni di euro di stipendi allo stato. Abbiamo inoltre modificato e corretto con la nostra azione, alcune pessime pratiche a livello istituzionale che producevano ingenti sprechi di denaro pubblico. Una classe dirigente merita fiducia se si dimostra capace di realizzare un programma. Chi ha già fallito non può più pretendere d’avere la fiducia degli elettori. È tempo di scardinare un sistema che non regge più e che coloro lo sostengono ancora e ne sono espressione, si facciano da parte.
Riuscirete a resistere all’inevitabile corteggiamento che arriverà da quell’incrocio di poteri che da sempre è vicino al governo regionale, a prescindere dal suo colore?
Il nostro obiettivo è dare un governo serio e credibile alla Sardegna. Un governo che sia in grado di portare avanti quelle istanze e quei progetti necessari al rilancio dei nostri settori strategici. Quei poteri di cui ci parlate, dovranno adeguarsi ad una vision che metterà al centro i sardi e la Sardegna, non certo gli interessi particolari di pochi.
In uno dei suoi primi comizi sardi, Grillo disse che la Sardegna dovrebbe autogovernersi, senza i partiti italiani. E allora perché il Movimento dovrebbe candidarsi alla guida della Regione?
Beppe Grillo è un precursore con una mente brillante e ha un grande intuito. Ha sempre visto nella Sardegna ciò che a volte non sonoro stati capaci di comprendere neppure alcuni sardi così a fondo: il suo immenso valore e le sue potenzialità. Abbiamo uno Statuto Autonomo da far valere e applicare a pieno. Già quello sarebbe un ottimo punto di partenza per il rilancio dell’Isola.
Se lei avesse la possibilità di incidere sul programma elettorale, su quali tre parole punterebbe per il febbraio 2019?
Fisco, turismo e trasporti.
Appoggio alla Nato garantito da Di Maio e servitù militari come si conciliano?
Sarebbe stato olto interessante se ci avesse spiegato come si possa ipotizzare di impiantare un governo che deve basarsi esclusivamente su un programma di dieci punti. Come se la realtà, la vita, la storia siano contenibili in quei generici argomenti e non presentasse, nell’arco di un lustro, problematiche non contemplabili a priori.
Come è possibile condividere un programma con una forza politica ondivaga nei suoi principi e nelle sue linee d’azione: ieri referendum sull’euro, poi sconfessato in odore di seggio governativo, per essere riproposto quando lo scranno è evaporato.
Che credibilità può avere una forza politica che si offre a destra ammicando a sinistra?
Capito? Hanno la “vision”, in inglese ovviamente mica in Sardu!