Immaginate che un allenatore di calcio riceva l’incarico di commissario tecnico della nazionale e debba selezionare la rosa di giocatori per partecipare ai campionati mondiali. Per fare una scelta oggettiva e non viziata da pregiudizi decide di far svolgere dei test atletici a un gruppo di giocatori, ad esempio chiedendo loro di correre i cento metri. Lui registra e annota i tempi di tutti.

Alcuni giocatori fanno notare che non hanno ricevuto l’attrezzatura adatta, ad esempio, se il campo è in erba e l’erba è bagnata hanno bisogno di scarpe chiodate, alcuni giocatori le hanno e altri no. L’allenatore risponde che non sono problemi suoi, devono correre e basta, i più veloci saranno selezionati.

I giocatori, obtorto collo, corrono; quelli con le scarpe inadatte arrivano tra gli ultimi. Dopo il primo allenamento, però, imparano e si procurano le scarpe adatte. Ora i risultati cominciano a migliorare e i giocatori che avevano avuto i risultati peggiori vanno molto meglio. L’allenatore, allora, cambia le regole e dice che prenderà in considerazione non i nuovi tempi, ma solo una quota del miglioramento che c’è stato tra il primo e il secondo allenamento, quindi, i giocatori che avevano avuto i tempi peggiori al primo allenamento, anche se sono migliorati sensibilmente, non saranno selezionati, perché l’allenatore non considera l’ultimo tempo registrato. Insomma, chi è ultimo deve restare ultimo.

Pensate sia solo una storia? E’ esattamente quello che sta succedendo all’università italiana. Prima, il nostro ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca fissa degli obiettivi, fregandosene delle differenze di contesto tra una regione e l’altra, poi quando anche gli atenei all’inizio più indietro cominciano a migliorare, pone un tetto al miglioramento massimo riconosciuto. Ovviamente, questo incide fortissimamente sui denari trasferiti alle università.

Questa è una nuova, subdola forma di colonialismo, alla quale non ci dobbiamo piegare e alla quale dobbiamo opporci in tutti i modi, migliorando nei risultati e, contestualmente dicendo a tutti la follia e l’assurdità di tali scelte.

(Per chi volesse controllare l’attendibilità di quanto ho scritto, il riferimento è il Decreto Ministeriale 6 luglio 2016 n. 552l’art. 2, comma 1, lettera a, secondo capoverso che inizia 28%: http://attiministeriali.miur.it/anno-2016/…/dm-06072016.aspx)