Sembrerebbe che per appianare i conti del bilancio della Sanità siano dovuti ricorrere all’intervento di professionisti venuti da fuori. Può darsi che qui non ci fosse gente all’altezza. E’ tutto da vedere.

Fatto sta che per venire a sapere se l’operazione di ridurre i costi è andata buon fine bisogna attendere. In quell’occasione potremo conoscere il costo complessivo dell’operazione ingaggio, sperando che sia ragionevole, ma non c’è da sperarci. L’altra speranza è che il servizio migliori a tutto vantaggio di chi sta male.

Diciamoci la verità, oggi non è che le cose vadano bene, povero colui che non sta bene di salute. Scontato che oggi, a parlare di sanità, è come molestare un nido di vespe, solo che le vespe vanno a pungere da una parte soltanto, quella di chi sta nel bisogno. Come è potuto capitare che siamo arrivati a questo punto?

Come è possibile che per una visita ci sia l’attesa di una vita e che non si consideri che è proprio la vita ad essere in pericolo? Come mai si pensa più al risparmio dei soldi che alla salute del malato? Come mai? Nessuno sa dare spiegazioni che aiutino a lenire le preoccupazioni.

Ma le cose, sono sempre andate in questa maniera? No! Avete capito perfettamente. NO!.. e io lo posso affermare con assoluta certezza. Io posso dire di aver vissuto all’interno di un mondo sanitario dove tutto funzionava alla perfezione. Ci ho lavorato per 14 anni, dal 1966 al 1980. Certo era un mondo con i confini ristretti, ma funzionava alla perfezione uguale. Certo, non erano i tempi di oggi, ma anche allora c’era la gente ricca e la gente povera, come c’era pure la gente sana e quella ammalata, come ora.

E allora? E allora vedrete che stavolta vi dimostrerò che i conti possono tornare. Ma lo sapete che in quegli anni, nella Cassa Mutua Provinciale degli Artigiani di Nuoro (Provincia che vi ricordo essere allora era molto più estesa rispetto a quella di oggi), i Bilanci finivano in attivo? Lo volete sapere che gli artigiani, che erano i “padroni” della propria esistenza, conoscendo il valore dei soldi, stante i bilanci in attivo, all’affitto avevano preferito l’acquisto dei locali dove erano alloggiati il loro uffici? E come si faceva a far tornare i conti, a chiudere i bilanci in attivo, e, allo stesso tempo, a erogare la migliore assistenza sanitaria del territorio?

Vi ricordo che a quei tempi c’erano l’INAM, l’ENPAS e varie Casse Mutue di categoria, tutte in passivo! E vi ricordate che a quei tempi gli assistiti di quelle Mutue non erano per niente contenti dell’assistenza sanitaria che ricevevano? Come è possibile, allora, che solo gli artigiani della Provincia di Nuoro non avessero motivo per lamentarsi? Se vi sta sembrando bugia provate a chiedere agli artigiani superstiti, ai loro apprendisti diventati artigiani, e vedrete che le cose stavano così per davvero.

La “nostra” Cassa Mutua era nata nel 1957 e per legge era obbligata a erogare l’assistenza ospedaliera, quella specialistica e l’ostetrica. Avete capito benissimo: ostetrica. A quei tempi i bambini nascevano a casa e tutto andava bene perché le ostetriche del tempo se la sapevano cavare alla perfezione. Rarissimi i parti andati a male per colpa delle “levatrici” (oggi stanno chiudendo i reparti dei piccoli ospedali perché pericolosi, ditemi voi). Torniamo all’argomento principale.

Negli anni la produttività dell’Ente andava sempre più migliorando al punto che riuscimmo ad erogare anche l’assistenza generica, primi nella Provincia di Nuoro e unici nell’isola. Gli artigiani venivano in ufficio, acquistavano un carnet di 10 notule, ogni notula una visita e l’artigiano, che restava detentore del libretto, staccava le notule in occasione delle visite controllando che il medico non indicasse una visita per un’altra: ambulatoriale, domiciliare, urgente, urgente notturna.

Ogni visita aveva un costo e l’artigiano controllava la spesa singola che diventava collettiva. In questa maniera pagava di meno la cartella esattoriale della Mutua. Quanti eravamo i dipendenti? 13 alla fine e 10 a metà strada. Vi chiederete come avvenivano le assunzioni. A spintarelle? No, mi spiace, al contrario.

Concorsi regolari con Giudici di Tribunale presidenti delle commissioni. Cosa vi sembra. Possibilità di imbroglio ce ne potevano essere? Manco per niente. Stipendi? Contratto nazionale e non stavamo male. Straordinario? Mai conosciuta un’ora di straordinario in busta paga.

Come mai? I “padroni” della Mutua, che erano gli artigiani, preferivano assumere, di volta in volta, a seconda delle esigenze temporali, giovani di ambo i sessi, per la durata di tre mesi (assicurati di tutto punto, TFR compreso). Sempre così, e andava bene. A concorso anche quelli? No, a buonsenso. Una selezione “pilotata”. Una volta a destra e l’altra volta a sinistra, giusto per accontentare a turno i consiglieri di amministrazione.

Gocce di sapienza che hanno fatto in modo che un Ente, che doveva erogare assistenza a chi stava male, lo facesse con onore, da quando è nata fino a quando ha cessato la propria attività, o, per meglio dire, fino a quando l’hanno fatta cessare, e anche questo va detto. Volete sapere l’ultima? Quando il Governo inviò i suoi funzionari a fare l’inventario di quanto doveva acquisire in tutta la Provincia (nel 1980 furono abolite le Mutue per passare alla Riforma Sanitaria, peggiorando le cose), gli stessi non volevano credere ai loro occhi.

La Cassa Mutua Artigiani della Provincia di Nuoro, non solo non aveva lasciato debiti da pagare, ma era anche proprietaria dei locali dove erano sistemati i suoi uffici. Per concludere, non vorrei dimenticare la cosa più importante. Oggi tutti quelli che stanno male stanno combattendo per cercare di vedere abolite le vergognose “liste di attesa”.

Lo volete sapere come funzionava alla Cassa Mutua Artigiani di Nuoro? Gli assistiti di allora potevano andare IMMEDIATAMENTE, con l’impegnativa che rilasciava la Mutua, senza aggiungere ticket, allo SPECIALISTA che LORO STESSI POTEVANO SCEGLIERE.. SUBITO….. C’è da aggiungere che tutti gli Specialisti della Provincia erano convenzionati “con noi”, perché “noi” pagavamo subito quanto dovuto..

Detto questo, se l’argomento vi intriga, e se me lo fate sapere, io ci torno per continuare il racconto. Ovviamente spero che in qualche maniera, quelli che “sono venuti da fuori” per mettere in ordine laddove noi sardi non siamo stati capaci, abbia occasione di “leggermi”, giusto per passare ora. Chi sa che non gli venga da pensare a distanza.