La Costituzione di Maninchedda e Sedda mi ricorda quel tizio che, non avendo soldi, sognava ad alta voce davanti ai figli di acquistare una bella auto, mettendo in subbuglio tutta la famiglia: chi voleva sedersi dietro, chi davanti, chi a destra, chi a sinistra.

Alla fine il capofamiglia, per placare gli animi, ha gridato: «Basta! Tutti fuori dalla macchina!» sebbene non vi fosse alcuna auto.

Nella politica indipendentista sarda si continua a giocare su due tavoli, e rilanciare sempre più alto, come quei professionisti del poker che cercano di bleffare con una scala mancata e, smascherati, accusano l’avversario di aver truccato le carte.

Si grida “Arborea! Arborea! Muoiano gli aragonesi” dopo aver giocato con i “colonizzatori” tre quarti di partita, passando da cuori a picche e buttando improvvisamente le carte in aria, per andare a sedersi all’altro tavolo.

La storia si ripete, poiché, anche alla fine del 2012, il Partito Sardo d’Azione aveva elaborato una “Dichiarazione di indipendenza” (approvata ad unanimità dal 32° Congresso nazionale) e, nel marzo del 2013, dopo quasi quattro anni di alleanza con il Centro Destra, aveva lasciato la Giunta Cappellacci, di fatto già sfiduciata dall’ex Presidente della Commissione riforme, Paolo Maninchedda, prima che questi uscisse dal Psd’Az.

Quando si dice mantenere fede ai propri principi …

Nelle elezioni regionali del 2014 il Psd’Az si è messo nuovamente con il Centro Destra, per giunta condotto dallo stesso Cappellacci, mentre Paolo Maninchedda, costituito il Partito dei Sardi, è andato ad allearsi con il PD nella cosiddetta coalizione “sovranista”, insieme a IRS e Rossomori.

Gli altri partiti indipendentisti sono andati a combattere in ordine sparso, non riuscendo a piazzare in Regione neppure un rappresentante.
Ora, però, è giunto il momento di cambiare mazzo e giocatori. Occorre stabilire regole precise per cui chi siede al tavolo con i partiti italianisti è fuori dal gioco. Si deve costruire una grande coalizione identitaria di cui siano parte integrante tutti coloro (partiti, movimenti politici, associazioni e uomini liberi) che intendono far progredire questa terra condividendo un programma di sviluppo serio e realizzabile.

Nel nostro Statuto (Costituzione di “Sardigna nostra, movimentu identitariu sardu”) abbiamo inserito in chiusura un articolo che li riassume tutti: creare un governo di alternativa a quella rappresentata dai partiti politici italiani.

Riteniamo che solo attraverso una coalizione identitaria si possa realizzare il sogno di condurre la macchina governativa sarda verso la nuova strada della sovranità. In alternativa, ci sentiremo ancora dire: «Basta! Tutti fuori dalla macchina!».