E’ la sostenibilità (e non l’indipendentismo) il concetto chiave per una proposta politica in Sardegna, dice Vito Biolchini.

Non capisco se sia un’aspirazione, un esorcismo o un tentativo di ricondurre, a poderìu, il fiume della cultura politica sarda nell’alveo dell’autonomismo per chiedere all’infinito che i baroni moderino, per favore, sa tirannia.

Capisco che le novità nell’ambito della cultura politica sarda abbiano allarmato il sistema del grande inganno eterodiretto, quello dell’autonomismo corretto dal sovranismo.

Quello che non capisco è perché di questo allarme se ne debba fare interprete Vito Biolchini che si dichiara a favore dell’autodeterminazione, anche se “non indipendentista”.

I concetti vanno rispettati, autodeterminazione, per un popolo, significa avere competenza esclusiva nelle dinamiche interne e nelle condivisioni concordate ed interrelate con altre entità sovrane e nell’ambito di riferimento, un popolo, non può essere altro che indipendentzia.

Vito ha capito che c’è qualcosa di nuovo, che l’impasto può diventare pane e ha capito anche che il lievito di quel processo è l’indipendentismo.
Cosa vuole fare Vito Biolchini ? Vuole sostituire il lievito indipendentista con l’acqua fresca della sostenibilità? Con quali obiettivi? Perché insiste nel voler vendere ai sardi il mobile vecchio dell’autonomia riverniciato di sovranismo?

Non penso si tratti di camaleontismo organico alla borghesia notarile ma di una semplice insofferenza culturale, l’indipendenza è all’ordine del giorno e ciò spaventa sconcerta trova molta gente impreparata, specialmente tra gli intellettuali che non riescono a liberarsi delle griglie concettuali formate dentro la cultura politica dipendentista.

Su una cosa concordo, il “marchio” dello schieramento non può essere l’indipendenza e infatti non lo è, non capisco dove lui l’abbia visto, non lo è nell’ambito che si muove dentro Sa Mesa Natzionale e men che meno nel contesto sostenuto da Anthony Muroni.

Nessuno vuole proporre un sistema solo indipendentista per togliere il governo della Sardegna al sistema occupante, gli indipendentisti lo hanno capito da molto prima dell’avvento sovranista di Biolchini, lo hanno capito e lo ripropongono continuamente da quando nel 1995 Angelo Caria ha elaborato il progetto di Casa Comune dei Sardi, nella quale c’è posto, non solo per le espressioni politiche e civiche sarde non indipendentiste ma anche per chi ritrova s’andala dopo averla persa.

Concordo anche sul fatto che Forza Italia e la Cgil stanno dalla stessa parte, fanno parte del sistema occupante, ma non capisco se in quel sistema ha individuato partiti italiani buoni con i quali ci si si può alleare ed è doverosa una mediazione per non essere ghettizzanti.

Lo spartiacque della politica sarda non può essere un nuovo modello di sviluppo sostenibile ma un modello di sviluppo organico, in termini gramsciani, alla natzione sarda ad essa finalizzato, nettamente alternativo e disgiunto dal modello della sudditanza, non complementare, non correttivo ma sostitutivo.

Non lascio il discorso senza rilevare che l’inflazione di aggettivi negativi associati da Biolchini all’indipendentismo, non concreto, sloganista, incoerente, ghettizzante, egemonizzante e tipica di chi teme i sostantivi e tenta di annegarli in un mare di aggettivi.

In chiusura non mi trattengo dal gridare L’INDIPENDENTZA E’ ALL’ORDINE DEL GIORNO. E’ vero che la Sardegna non è la Catalogna o la Scozia, ma neanche la Catalogna è Scozia o Sardegna, mai come oggi l’indipendenza è stata alla portata di tutte le nazioni impedite d’Europa e l’occasione è data proprio dall’esistenza dell’Europa, degli antieuropeisti e specialmente della brexit dopo la quale nulla sarà come prima.

La nuova Europa non sarà quella di Antonio Simon Mossa ma sarà costretta ad aprire le porte alle nuove indipendenze, ai nuovi soggetti politici non-stato che già oggi vivono in essa gli unici spazzi di indipendenza dai rispettivi stati-nazione occupanti, moneta, confini, scambi economici e politiche agricole e non solo.

Dire che l’indipendenza non è all’ordine del giorno e che bisogna aspettare Godot, come se davvero sia possibile che l’Italia ci lasci autodeterminare, significa davvero non essere all’ordine del giorno della propria gente, significa essere un freno e non un motore, significa non prendere atto che la gente sarda è tre passi avanti nell’andala del riscatto politico, sociale ed economico, della indispensabile autodeterminazione, dell’indipendentzia.