Avete presente le patate buonissime che si producono in Barbagia, a Fonni e Gavoi?
E le mele? Ah che buone le mele delle montagne dell’Ogliastra!
E poi, che ne dite delle coltivazioni biologiche di arance di Muravera?
E delle pesche di San Sperate?
Che meraviglia, l’agricoltura biologica. Che meraviglia l’agricoltura in Sardegna.
Dobbiamo rilanciarla, bisogna investire, ripartiamo dalla terra…
E poi c’è il mercato, le produzioni non bastano, bisognerebbe produrre di più, ancora meglio, ce ne sarebbero di cose belle da fare…
Eppure… Eppure qualcosa non torna.
Mentre la “politica che conta” è impegnata ad accompagnare ministri e parlamentari in improbabili tour e firme di patti – e che non ce la mettiamo in mezzo una manifestazione per il SI? – nella verde e ridente Sardegna succede qualcosa di strano. Anzi no, non strano: qualcosa consueto e silenzioso.
È di questi giorni la notizia della vendita da parte della Regione della Società Bonifiche Sarde a Carlo de Benedetti (vabbè, la società è bonifiche ferraresi, ma lui è). Quasi mille ettari mille di terreni, capannoni, uffici nella piana più fertile in Sardegna: quella di Arborea.
E cosa ci vorranno mai fare?
La politica, ovviamente, esulta: mega investimenti, posti di lavoro e tutti gli annessi e connessi.
Quaranta milioni di euro di investimenti, dicono.
Su cosa saranno, questi investimenti, non è dato saperlo.
Coltivazioni biologiche, rilancio dell’allevamento, investimenti nelle produzioni di latte. Chissà.
Sarà che ieri ho visto le foto dell’ennesima manifestazione contro l’esproprio dei terreni privati di Decimoputzu per scongiurare la costruzione di un impianto termodinamico in quelle terre.
Sarà che mi ricordo cosa è successo ad Arborea col progetto Eleonora.
Sarà che quei terreni che erano di proprietà della regione adesso sono in mano ad un privato. Sarà.
Ma se ci facessero un bell’impianto di produzione di energia, di quelli che producono energia in Sardegna e chi ci guadagna è il padrone dei terreni?
Ma… E l’agricoltura biologica?
E l’allevamento di qualità? Al diavolo tutto.
Meglio svendere.
esagerato !! la fine del mondo quando? ma un pensiero un minimo positivo maiii
Mi chiedo perché dalla regione non sono propositivi nella ricerca dei giusti partner agroindustriali, ma aspettano in modo passivo le richieste di altre tipologie di aziende.
Ad esempio Barilla o altri colossi, potrebbero investire e rilanciare il comparto agricolo; o le cooperative emiliane.
Anche se l’ideale sarebbe che venga fatto da sardi, ma i terreni incolti sono tantissimi.
Meglio occuparli con investimenti agricoli che lasciarli alle speculazioni energetiche/industriali.
Conoscendo debenedetti non sarà di certo un investimento pro Sardegna ! Non mi fido ne di Lui ne dei politici che al momento gestiscono la regione e che vengono comandati dai colonizzatori del momento ( vedi Renzi) e Debenedetti e’ il maggior azionista del PD! Cosa vogliamo fare se non buttarli tutti a mare?
L’amministratore delegato di bonifiche ferraresi si chiama Federico vecchioni.
Ex presidente nazionale di confagricoltura.
Il nostro assessore dell’agricoltura è ElIsabella falchi.
Ex presidente regionale confagricoltura.
E’ una storia che si ripete. Qualcuno viene a fare shopping a prezzi sotto costo. Sembra che in Sardegna siamo specializzati in questo genere di affari. L’importante è favorire qualche amico, qualcosa indietro ne verrà.
Ma sardi che hanno soldi, che oltre ai soldi hanno idee, idee che vadano a manu tenta con una visione ampia e allargata sul domani, ne abbiamo? Ma tutti poveri con le pezze sul culo siamo? Possibile che non ci sia gente che ha soldi e che invece di spenderli investendo altrove non abbia un minimo di riconoscenza per la terra in cui è nato? Possibile? Anna Salvadori ha elencato una per una alcune delle enormi possibilità che potremmo avere. Ma “i nostri” che hanno soldi non lo sanno di poter disporre di un salvadanaio senza fondo da cui attingere invece che spendere? Abbiamo una classe politica infame e una classe borghese che è solo borghese e campa di rendita. Certo che è meglio che qualcuno, chiunque sia, le lavori le terre, piuttosto che lasciarle incolte. Certo, e chi dice il contrario. Ma perchè, quel qualcuno non deve far sventolare i quattro mori su quel possedimento? Perchè non accade? Perchè invece di far restare mesi e mesi un giovane che vuole investire in biologico, dopo avergli contato uno per uno i peli del culo, lo si delude e quello finisce per cambiare idea, Perchè non gli viene data fiducia, perchè non si riducono i tempi di una burocrazia indegna che controlla solo all’inizio. Perchè, gli si da QUANTO SERVE e, solo dopo, lo si controlla con severità per vedere se non ha rubato, e se l’investimento comincia a produrre. Perchè? Ma il preside della Bocconi serve per dare risposte?
I sardi che vorrebbero ridare a quei terreni là fertilità di un tempo ci sono, siamo noi di Arborea. Il problema è che il prezzo di vendita non è quello che il bene vale ma la richiesta è pari ai debiti che l’azienda ha maturato negli ultimi 20 anni di gestione pubblica. Ora a noi non sembra giusto pagare debiti creati da una classe politica miope. Spero abbiano un sussulto, ma sono pessimista
Mi scusino lor signori: al di là dei pregiudizi del caso, va dato atto ai proprietari di Bonifiche ferraresi di avere sino ad oggi sborsato circa 104 mln per l’acquisto delle Bonifiche Ferraresi nel 2014 + altri 32 nel corso dell’aumento di capitale del 2015.
Recentemente hanno ultimato gli investimenti previsti nel piano industriale che, tra l’altro, prevede il lancio a brevissimo di un nuovo marchio alimentare (100% filiere italiane) “Le Stagioni d’Italia” che dovrebbe vendere non solo pasta e riso ma anche legumi, mozzarelle e altro ancora.
Le Bonifiche Sarde evidentemente non avevano più la forza per andare avanti. Se arriva qualcuno che, oltre a volerci guadagnare, rivitalizza anche l’azienda e magari l’economia locale, che male c’è?