Un nuovo eolico per Villacidro: un furto di Stato a favore di società private
“È disposta ai sensi dell’art. 22 bis del T.U. 327/01 e dell’art. 49 del T.U. 327/01, in favore della Società Greeen Energy Sardegna, S.r.l (promotore dell’espropriazione), per le motivazioni in premessa indicate, l’occupazione d’urgenza preordinata all’esproprio, asservimento e l’occupazione temporanea non preordinata all’esproprio degli immobili, come riportati negli elenchi e nelle planimetrie, allegati, facenti parte integrante del presente provvedimento, occorrenti per l’esecuzione dei lavori di costruzione di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica della potenza elettrica pari a 43,05 MW di potenza nominale, sito nei Comuni di Villacidro e San Gavino Monreale, delle opere connesse nonché delle infrastrutture indispensabili.”
Stavolta sono entrati a casa nostra senza neanche chiedere il permesso, e ad aprire loro le porte, ancora una volta, è stato il governo della Sardegna, fedele servitore ed esecutore delle volontà di un governo italiano che tutto pensa di poter fare. Un governo, quello sardo, i cui rappresentanti non capiscono o mentono spudoratamente.
Infatti, mentre fingono di opporsi a progetti come il mega termodinamico, tacciono su tutto il resto. Come se il principio motore non fosse lo stesso e stesse le conseguenze.
Alla fine le raccomandate sono arrivate. E ad accomodarsi è una società privata, dietro mandato del governo italiano. Sarà la prima delle tante, libere, finalmente, di andare all’assalto dei territori della Sardegna e dell’Italia intera. Il 25 settembre, grazie al testo unico sulle espropriazioni per pubblica utilità e alle procedure di semplificazione delle procedure autorizzative e concessorie (d.lgs. 387/2003 e dal T.U. 327/2001), la Green Energy Sardegna entrerà in possesso dei terreni agricoli ove intende realizzare le sue opere. Lo farà senza consultazione e/o accordo previo coi legittimi proprietari. Si chiama pubblica utilità.
È questa la parola magica, il grimaldello col quale oggi qualunque società privata, anche una S.r.l da 10.000 euro i cui proprietari sono finiti più volte sotto inchiesta per reati che vanno dall’abuso d’ufficio e interventi in ambito paesaggistico sottoposto a vincolo fino al riciclaggio di denaro sporco della mafia (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/16/sardegna-ombra-della-mafia.html), presentando un qualunque progetto di produzione elettrica da fonte rinnovabile (vera o presunta), in nome della strategicità dell’opera, si vede riconosciuto il diritto di individuare e occupare terre.
Si tratta di un precedente di una gravità inaudita, un ulteriore strumento fornito agli speculatori per sottrarci territorio e devastarlo. Sarà la stura per tutti gli altri progetti, presenti e futuri: dal termodinamico di Gonnosfanadiga e Decimoputzu, agli altri innumerevoli impianti eolici, fotovoltaici, a biomassa, geotermici e via dicendo.
Pazienza poi se tutta questa potenza installata non serve a nulla, arreca danno, ed è solo la copertura di un immenso furto.
“Ma l’energia ci serve, ed è ipocrita pensare di doverla andare a prendere sempre da altre parti”, “allora preferite continuare con le centrali di produzione a combustibile fossile?”, “volete riportarci indietro al medioevo?”, “a qualcosa bisogna pur rinunciare”, “sono posti di lavoro”. Questo hanno già detto e ripeteranno in tanti, accusando di essere retrogrado e fuori dalla realtà chiunque si opponga al “progresso”.
A costoro, e a tutti noi, allo scopo di rinfrescarci continuamente la memoria, è bene ricordare la prima e più importante forma di democrazia: la partecipazione e il diritto legittimo delle comunità di essere coinvolte nei processi decisionali. Diritto sancito dalla Convenzione di Aarhus e ratificata dall’Italia con legge 108/2001 sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, ma rimasta finora lettera morta. Processi decisionali.
In buona sostanza, il coinvolgimento delle comunità, interessate da progetti di grande impatto, nelle attività di informazione, formazione – tutta quella necessaria e corretta – e… decisione. In cui, oltre alla proposta progettuale si mettono sul tavolo le diverse alternative, inclusa la proposta zero, ovvero l’ipotesi in cui non si proceda con alcun progetto. È ovvio perciò, quando ti arriva a casa una raccomandata con la comunicazione di un esproprio da realizzarsi nei successivi 30 giorni, che i processi partecipativi sono cominciati e finiti su un foglio di carta.
Ma ciò detto, la follia che si nasconde dietro queste politiche speculative si può ben illustrare con alcuni dati e considerazioni.
Se già i palesati posti di lavoro non sono più neanche un lontano miraggio, resiste il mantra del “rinnovabile”, del “sostenibile” e dei presunti benefici economici a beneficio di tutti.
Oggi il territorio del Campidano, come del resto aree vastissime del resto della Sardegna, si trova ad affrontare seri problemi di carattere ambientale, sanitario, sociale e occupazionale, derivanti da un processo di sfruttamento sconsiderato delle risorse ambientali, avvenuto con la corsa all’industrializzazione e seguita, a breve tempo, dalla delocalizzazione e conseguente chiusura progressiva e pressoché totale delle più importanti attività produttive e l’abbandono delle comunità al proprio destino.
E così, finita l’epopea dell’industria, da qualche anno la nuova corsa all’oro è rappresentata dalle rinnovabili. Appare strano, per non dire anomalo, come la Sardegna non sia in grado di offrire lavoro e reddito ai propri abitanti ma garantisca redditi milionari a diversi galantuomini, senza neanche bisogno di mettere piede o permanere nel suo suolo.
E a nulla paiono servire i precedenti per convincerci del danno e della beffa derivanti. Nonostante la moltitudine di società messe sotto inchiesta per truffa aggravata e appropriazione illecita di fondi pubblici, la sola ipotesi di poter ancora raccogliere qualche briciola dal prossimo venditore di fumo fa venire l’acquolina alla bocca anche ai più accorti.
Eppure, già da diverso tempo voci autorevoli della tecnologia e dell’economia stanno mettendo in allerta sull’incapacità delle rinnovabili di ridurre le emissioni in atmosfera e garantire benefici ambientali ed economici. E, non fossero sufficienti le numerose inchieste, sempre più apertamente cominciano a parlare di investimenti spropositati e ingiustificati.
L’energia rinnovabile, soprattutto quella proveniente da fonti non programmabili come eolico e fotovoltaico, da sola non è in grado di sostituire il fossile. Proprio per la sua non programmabilità ha necessità di impianti ausiliari di “accompagnamento”, in grado di compensare l’inevitabile variabilità dovuta alle condizioni metereologiche.
Questi impianti di accompagnamento attualmente sono alimentati a energia fossile. In loro alternativa si dovrebbero realizzazione dei sistemi di accumulo, utili a conservare l’energia prodotta in eccesso e a ridistribuirla nella misura necessaria e in maniera continuativa. Ma di impianti di accumulo ben poco si sa e si sta facendo, in Sardegna come nel resto d’Italia. Ed è questa la ragione per cui le emissioni in atmosfera non calano e siamo invasi da impianti inutili, sovrabbondanti, costretti a stare buona parte del loro tempo inutilizzati.
Ma, seppure in termini di produzione energetica da fonti rinnovabile si fosse operato nella direzione su indicata, ciò non servirebbe ché a risolvere una parte dei nostri problemi. L’energia elettrica infatti rappresenta solo un settore dell’energia. Nei settori dei trasporti, industria e riscaldamento domestico, siamo quasi a zero.
Se la vera priorità è ridurre le emissioni di gas serra e nel contempo generare benefici economici, è chiara la necessità di intervenire sulla riduzione delle emissioni, invece di puntare sulla produzione di nuovi impianti rinnovabili, investendo di più e meglio sul risparmio energetico, la razionalizzazione e l’ottimizzazione della distribuzione elettrica e dei consumi, la riduzione del danno all’ambiente.
Contrapporre alla politica del consumo sfrenato il miglioramento della durata dei prodotti, il riuso, la riparabilità, la rifabbricazione e il riciclo di prodotti e materiali – che in sé contengono anche consumo di energia per essere trasformati e realizzati.
Non possiamo pensare di aumentare in eterno i consumi e la quantità di materie prime in circolo. Non possiamo parlare di salvaguardare le risorse quando il pensiero è rivolto esclusivamente ad aumentarne lo sfruttamento.
Attualmente possediamo conoscenza e tecnologie per garantirci prodotti e servizi impiegando una minima parte dell’energia e delle materie prime utilizzate. Così, come da tempo esiste una proposta chiamata Zero Waste per la riduzione progressiva dei rifiuti prodotti, allo stesso modo è stato elaborato un programma chiamato “società 2.000 watt”, contenente proposte di riduzione della potenza/pro-capite attuale, calcolabile in circa 6.000 watt, a 2.000 watt. Con le tecnologie attuali potremmo eliminare la maggior parte degli usi impropri e degli sprechi, con enormi benefici di carattere economico e ambientale.
I sussidi per la produzione energetica sono ingenti, per non dire ingiustificati. Secondo una proposta avanzata da più parti, si dovrebbero abbassare le tasse e gli oneri sulla forza lavoro, aumentando nel contempo quelle sull’energia, le materie prime e in generale sull’uso e l’abuso della natura. Si avrebbero così certamente più posti lavoro e più rispetto per la natura e le risorse.
Avete mai sentito i nostri governi parlare seriamente di queste politiche, metterle in atto? No. Le parole d’ordine sono ancora sfruttamento delle risorse e crescita economica, intendendo come crescita liberalizzazione sfrenata e deregolamentazione totale.
Consumo e spreco di quantità decisamente eccessive di materie prime ed energia stanno compromettendo l’equilibrio planetario. La Sardegna non è fuori da questo gioco scellerato, ma sta anzi fornendo il suo contributo sostanziale. La politica economica italiana e quella sarda sono subordinate agli interessi delle multinazionali e delle lobby del rinnovabile.
Che fare allora?
È necessario che tutte le organizzazioni politiche, comitati e associazioni e singoli cittadini che si battono per la difesa del territorio e dei diritti, si uniscano in questa che è una battaglia per i diritti e la salvaguardia nostra e della nostra terra. Non possiamo cedere ancora neanche un palmo della nostra terra. Non possiamo permettere che un simile oltraggio si perpetri su una terra già ferita. Tutti siamo chiamati alla lotta contro una nuova e più feroce invasione.
Dobbiamo resistere ora e sempre
Dobbiamo opporci con la testa e con il corpo a questo nuovo assalto.
E pensare ad un’alternativa. Proseguendo nel processo di costruzione di un’alternativa politica che abbia le sue basi solide dentro una comunità consapevole e coesa, intelligente e rispettosa di se stessa e dell’ambiente
Pubblicato proprio oggi su Repubblica http://www.repubblica.it/economia/2017/09/06/news/un_italia_a_energia_rinnovabile_farebbe_risparmiare_6_500_euro_a_testa_e_creerebbe_mezzo_milione_di_posti_di_lavoro-174683185/?ref=RHPPBT-VE-I0-C6-P7-S1.6-T2.
Ci sarà pure una via di sviluppo energetico che preveda il monitoraggio delle infiltrazioni criminali, l’evitare gli abusi e gli sperperi, ma conceda anche una maggiore indipendenza dalle energie fossili e dalle loro scie di morti e inquinamento? bisognerebbe rifletterci….. forse un guadagno, anche dal punto di vista ambientale, ci sarebbe.
La via c’è, eccome. Optando per soluzioni intelligenti e all’avanguardia, seguendo il buonsenso e rispettando la natura, i territori, le comunità, con le loro culture e tradizioni, e le generazioni a venire. Si tratta di scelte difficili e articolate, da attuare nel lungo periodo partendo però dall’immediato, e per le quali è necessario mettere assieme necessità e saperi. Scelte difficili da adottare per chi vuole tutto e subito e ha la convinzione che tutte le risorse disponibili siano un qualcosa da depredare e consumare quanto prima
A parte dónnia àteru cunsideru, a fundhamentu de totu abbarrat firmu e seguru chi is Sardos no seus meres de sa terra nosta e de is fatos nostos e a nudha serbit a ispetare calecuna cosa de un’Istadu delincuente (scilicet chie dhu guvernat) chi si ponet asuta de is peis is leis suas etotu e faet su “giogu” chi dhi paret e praghet e de chie est serbindho.
Is Sardos chi no intrant in s’idea de si ndhe iscabbúllere no tenent nudha de nàrrere: funt sa ‘logica’ de is mudos, tzurpos, surdos, tontos e macos.
Serbit s’unidade de is Sardos po s’iscabbúllere de su domíniu angenu e bio sa assoluta inutilidade de s’unidade (a dónnia modu matematicamente impossíbbile) po pedire in sa matessi ‘logica’ de sa dipendhéntzia.
Ca s’unidade de is Sardos tenet solu su sensu de s’iscabbúllere: ca po abbarrare asuta seus no solu unios (pocos, locos e unios) ma inderetura iscallaus e a propònnere s’unione po su matessi iscopu est solu cosa de chie no ischit ite fàere si no su chi si est fatu sèmpere currendho a Roma (tanto per cambiare!)
La vera rivoluzione, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, a mio avviso sta non nella realizzazione di nuovi impianti, quanto nella costruzione di bacini di accumulo di ciò che viene già prodotto. Infatti, siccome l’energia immessa in rete si perde qualora non venga utilizzata, si potrebbe pensare di realizzare, per esempio all’interno delle esistenti zone industriali, gli impianti (batterie, possibilmente al litio) utili per conservarla in modo tale da poterla utilizzare quando occorre. A parte, poi, che esistono pannellature fotovoltaici innovativi (tecnologia italiana già utilizzata in Australia e Nuova Zelanda) che, rispetto al 25% di trasformazione dei pannelli che qui si installano) che, non solo trasformano in energia elettrica oltre l’80% dell’energia dalla quale vengono investiti, ma sono anche in grado di produrre a infrarossi, utilizzando, smchr al buio, il calore delle superfici sulle quali sono posati. E, inoltre, sono totalmente riciclabili poiché le celle pressostampate che li compongono, sono realizzate con l’utilizzazione di semplice silicio senza aggiunte di terre rare.
Luciano Virdis Ormai si può scrivere qualunque cosa, e immediatamente si crea un codazzo di sostenitori, abbiamo scienziati in ogni angolo della Sardegna che ci dicono qual è la via maestra, grandi sostenitori, di fatto, dell’attuale produzione energetica, poco importa se ci ritroviamo 475.000 ettari di aree SIN e se il rapporto SENTIERI mette in evidenza situazioni sanitarie peggiori del rione Tamburi di Taranto. L’importante che non si facciano le rinnovabili pulite, quelle speculative, meglio tenersi le centrali a carbone o a olio che danno energia gratis; poco importa se qualche cialtrone sostiene qualcosa di diverso: – http://www.repubblica.it/…/un_italia_a_energia…/… – poco importa se qualche visionario come Rubbia pretendeva di rendere la Sardegna a emissioni zero. – https://www.dropbox.com/…/Rubbia%202004%20trinomio… – ma c’è qualcuno che glielo dice a questo signor Muscas che la prima legge sugli espropri risale al 1865? C’è qualcuno che gli dice che gli illeciti o le infiltrazioni mafiose sono un po in tutte le opere pubbliche di un certo rilievo, compreso la capitale d’Italia? Stando a questo signor Muscas non dovremmo fare più nulla perché c’è il pericolo che gl’imbroglioni e i mafiosi si approprino delle iniziative imprenditoriali.
https://www.dropbox.com/s/opct7ded97rbgww/Rubbia%202004%20trinomio-sardegna-solare-idrogeno.pdf?dl=0
Certamente, entreranno anche a casa mia il 21 di settembre, ma il permesso l’hanno chiesto già da oltre 5 anni !
Permesso accordato sin da subito, vista la bontà dei progetti proposti dalla Green Energy Sardegna, sia per l’aspetto tecnico e ambientale che per quello estremamente remunerativo.
Permesso accordato anche da tutti gli altri proprietari interessati e mancato, purtroppo, da tutti i tantissimi altri che chiedevano l’installazione delle torri eoliche nel proprio fondo.
Completamente, pertanto, falso e fuorviante il senso dell’articolo di Antonio Muscas, sin dall’immagine proposta : non può tecnicamente esistere un parco con quella intensità di torri !
L’ ” escamotage ” del ricorso all’istituto dell’esproprio è dovuto alla difficoltà concreta di poter intervenire su particelle catastali intestate ad una miriade di nominativi ( fenomeno purtroppo comune in Sardegna), ma rapporti contrattuali esistono già da tempo attraverso atti preliminari regolarmente sottoscritti e registrati.
Ma entrando nello specifico, ogni torre ha un’impatto sul suolo che non supera qualche centinaia di metri quadrati ; le stradine di servizio sono una manna dal cielo per i fondi agricoli, serviranno a renderli agibili vista l’impraticabilità delle strade catastali in completo abbandono. I cavidotti completamente interrati lungo di esse e sicuramente meglio dello sconcio ambientale delle linee elettriche aeree.
Le considerazioni,poi, di taglio ” filosofico ” sono talmente ovvie da apparire banali ,,,” Contrapporre alla politica del consumo sfrenato il miglioramento della durata dei prodotti, il riuso, la riparabilità, la rifabbricazione e il riciclo di prodotti e materiali – che in sé contengono anche consumo di energia per essere trasformati e realizzati”….vorrei proprio vedere chi fosse d’accordo per lo spreco dei prodotti e delle risorse in generale !
Generalizzare e strumentalizzare sul disastro del tentativo d’industrializzazione nel medio campidano è fuorviante.Chi sta commentando, 50 anni circa fa, veniva rinchiuso in un cellulare della polizia ” scelbina” e impedito di distribuire ( durante la cerimonia della posa della prima pietra con l’allora presidente della regione senatore Efisio Corrias e il vescovo di Ales Antonio Tedde ) un volantino nel quale si preconizzava la durata di tale industrializzazione in non più di 10 anni e contestualmente avrebbe distrutto il tessuto economico e sociale del territorio basato sull’agricoltura e artigianato.
E infine lo sproloquio, viste le conoscenze e tecnologie attuali sui sistemi di accumulo dell’energia, di proporre al bisogno nell’immediato soluzioni di questo tipo.
Su un commento dello stesso Muscas al suo articolo : “La via c’è, eccome. Optando per soluzioni intelligenti e all’avanguardia, seguendo il buonsenso e rispettando la natura, i territori, le comunità, con le loro culture e tradizioni, e le generazioni a venire. Si tratta di scelte difficili e articolate, da attuare nel lungo periodo partendo però dall’immediato, e per le quali è necessario mettere assieme necessità e saperi. Scelte difficili da adottare per chi vuole tutto e subito e ha la convinzione che tutte le risorse disponibili siano un qualcosa da depredare e consumare quanto prima.”….pienamente d’accordo ( anche qui vorrei che ci fosse qualcuno contrario a codesto assunto) !
Per il momento sempre valido il ” luogo comune “, che tutti noi abbiamo sentito almeno una volta dai nostri genitori in risposta alle nostre infantili richieste : ” iasta olli s’ou, la pudda e s’arriali ” ( vorresti l’uovo, la gallina e il soldo ) !
Franco Melas,
Il tuo tentativo di ridicolizzare le mie considerazioni “filosofiche” non è meritevole di molta considerazione. Doverosamente rispondo perché mi dai del bugiardo, e ne approfitto per aggiungere altre mie considerazioni alle tue.
Il suo spacciare per banali ovvietà, impraticabili nella realtà, tutte le proposte in campo energetico e ambientale, sono la misura del degrado raggiunto, soprattutto da chi, finita l’illusione, la sua, ha spostato armi e bagagli dall’altra parte della barricata.
I poveri illusi un tempo eravate voi e ora che siete diventati savi di fronte alla ‘bontà dei progetti proposti dalla Green Energy Sardegna, sia per l’aspetto tecnico e ambientale che per quello estremamente remunerativo’, gli illusi siamo diventati noi. E saremmo illusi, a tuo dire, semplicemente perché non hanno bussato a casa nostra a proporci l’affare, altrimenti…
Rattristisce non poco leggere queste parole: siccome le tue battaglie le hai perse e hai trovato più remunerativo stare con gli altri, ora io e quelli come me saremmo fuori dal tempo e dalla realtà. Salvo venderci non appena arriva l’offerta vantaggiosa.
Vorrei sapere per chi le facevi le battaglie 50 anni fa. Se per semplice divertimento o per convinzione. Se è così, forse non sono poche le cose di cui ti sei dimenticato nell’ultimo mezzo secolo.
Intanto, se permetti, la bontà degli aspetti tecnici e ambientali di un progetto non li stabilisci tu. E parlare della sua remuneratività riferito a quanto rende a te, non è esattamente un parametro di misura per un’intera comunità.
Questo progetto l’avrebbero fatto a prescindere dall’opinione dei proprietari delle terre e delle comunità intere che attorno vi abitano. E non è vero come affermi che ‘l’“escamotage” del ricorso all’istituto dell’esproprio è dovuto alla difficoltà concreta di poter intervenire su particelle catastali intestate ad una miriade di nominativi’. Te lo dico perché uno degli espropri è arrivato a casa della mia famiglia, che non ha esattamente le terre intestate a moltitudini di eredi; ove nessuno è stato coinvolto né prima né dopo e che ha, addirittura, un altro esproprio in corso mai notificato.
Ma il punto non è neppure questo. Il punto è che, grazie alla bontà di questo progetto e degli altri in arrivo, quando da Villacidro mi affaccerò sulla piana del Campidano vedrò il paesaggio irrimediabilmente compromesso. E io rivendico il diritto alla bellezza. Rivendico il diritto per le comunità di essere realmente partecipi in questi processi. E non trovo sufficienti 5, 10 o 100 mila euro per rinunciare a vivere in un luogo bello e accogliente. Personalmente, non me ne frega niente dei vantaggi personali tuoi o di queste società. Perché non deve poi essere la collettività a farsi carico delle conseguenze dei tuoi benefici.
Se tu hai perso le speranze e pensi di poterti accontentare delle ricadute di queste speculazioni, non prendertela poi con chi continua a vedere una schifezza per quello che è
Sapevo che l’avresti messa sul personale, puoi entrare nel mio profilo Fb ( è pubblico ) e qualche notizia la trovi anche su Google.
Ti renderai conto della tua ” pochezza ” se pensi abbia cambiato il mio pensiero.
Contesto, soprattutto , nel tuo articolo la banalità delle tue proposte alternative, suscettibili di consenso ( forse) emotivo, ma fuori dalla realtà, visti i limiti tecnologici attuali sull’accumulo dell’energia prodotta e il fabbisogno contingente !
Dal punto di vista estetico, poi, abbiamo gusti diversi…a me le torri eoliche non dispiacciono, così come i mulini a vento olandesi o della Meseta centrale spagnola !
A parte il fatto che gli impianti eolici producono anche inquinamento acustico, nessuno pensa al domani, cioè quando queste torri dovranno essere smantellate chi lo farà? Poi, questi impianti hanno una ricaduta concreta sulla comunità? Tra Gonnos, Sangavino, Pabillonis e Guspini è presente da anni il parco eolico ma l’energia elettrica si paga sempre tanto. Quindi a conti fatti questi impianti non hanno una ricaduta economica diretta sul territorio. La strada da seguire è un altra, come giustamente sottolineato nell’articolo bisogna investire negli accumulatori e sfruttare le aree non recuperabili “bruciate” da un industria scellerata che ha abbandonato gli impianti senza bonificare le aree.
una domanda. L’energia prodotta resterebbe nel territorio regionale?
Una considerazione. Ho fatto il giro in macchina dei Paesi Bassi (storicamente virtuosi nell’ambito delle energie rinnovabili) e le campagne sono zeppe di centrali eoliche.
Ora, non essendo un ingegnere ambientale, ma occupandomi di tutt’altro, gradirei delle risposte
L’energia prodotta da fonti rinnovabili è trasportabile come quella prodotta da fonti fossili o nucleari. L’unico problema è che è discontinua e il salto entalpico che tali fonti generano basso, sebbene le potenze messe in gioco dal Sole e dal vento possano essere molto elevate. Per questo,le rinnovabili funzionano solo dove producono energia – non c’è il salto del trasporto – e (cattiveria? non tanto…) in presenza di contributi economici tali da renderle economicamente più convenienti dell’energia comprata dalle reti, generata da fonti fossili o dal nucleare. In poche parole, finchè ci sono i contributi, ok. Quando finiranno, parliamone…
Cun salude,
KK
La mia considerazione sulle rinnovabili è pessima in quanto frutto di un accordo tra mondo ambientalista e speculatori, che possono usufruire di un contributo sostanziale da parte dello Stato.
Le Rinnovabili sono è rimarranno una truffa ai danni dei cittadini, costretti a pagare in bolletta una cifra a favore della diffusione di un qualcosa che non rende ma libera le coscienze di ipocriti difensori della natura, che non fanno a meno dello sviluppo tecnologico, e di burocrati parassiti che riescono a manipolare il consenso oltre che avere dei vantaggi economici personali dalla loro diffusione.
Per quanto indifendibili siano le Rinnovabili altrettanto penosi sono coloro che vorrebbero impedire ad altri di portare avanti dei progetti propri se non mettendoli a disposizione della comunità.
È inutile girarci intorno tra ambientalisti e simpatizzanti del socialismo non so chi è peggio, so solo che questi al potere ci farebbero tornare indietro di 100 anni.
Se l’indipendentismo si è costruito su queste basi è chiaro che non avrà alcun peso per i prossimi 100 anni.
Tutti a mettere bocca sulle attività economiche altrui ma nessuno poi è capace di creare profitti in un mercato concorrenziale come il nostro.
Le parole che sento sono sempre le stesse: diritti, sussidi, aiuti e impedire qualsiasi cosa che possa creare sviluppo vero.
A la gabbare siata…
il pd, sia a livello nazionale che regionale, é stata la peggior cosa accaduta alla Sardegna. Vergognoso che un parlamento di nominati, perdipiù con modalità incostituzionali, decida in pratica la fine di tante persone, delle loro attività agricole e che si dia il via libero all’esproprio di terreni privati. Anche abbastanza squallido che ci siano Sardi, come quel signore che ha lo stesso cognome di un ex giocatore di calcio, che (probabilmente spinto anche da interessi personali, altrimenti non si comprende tanto accanimento) tali pratiche le difende pure. Vergogna.
Chissà se riesce a documentarsi meglio con queste informazioni:
http://www.qualenergia.it/articoli/20170706-g20-sussidi-pubblici-alle-fossili-battono-quelli-per-rinnovabili-4-1
https://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/l-italia-spende-148-miliardi-di-euro-all-anno-tra-sussidi-diretti-o-indiretti-a
Si tratta di un furto in un caso e nell’altro, caro sig. Virdis. Come le ho già detto in precedenza, legga bene gli articoli prima di intervenire a casaccio. Abbia l’accortezza di argomentare sui contenuti senza inventare cose che non ho mai detto. Lungi da me difendere il fossile, ma lungi da me anche difendere gente come lei che da anni sta spingendo per realizzare mega impianti termodinamici contro la volontà del popolo. Se ne faccia una ragione. Magari domani riuscirete a realizzare le vostre porcherie, ma non riuscirete mai a convincere la gente della loro utilità