Non accontentatevi di vivacchiare, abbiate il coraggio di sognare. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore.

L’amore libero è voler bene senza possedere: amare le persone senza volerle come proprie, ma lasciandole libere. Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto, non l’amore nelle nuvole.

Quello che non è concreto e parla dell’amore è una telenovela, un fotoromanzo. L’amore concreto come quello dei vostri genitori che per stare con voi hanno rinunciato magari a fare un viaggio.

La libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene.

Bisogna saper dire di no. La libertà, invece, è il dono di poter scegliere il bene: è libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso. Ma solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita.

Non accontentatevi della mediocrità, di “vivacchiare” stando comodi e seduti. Non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda.

L’amore è la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù. Se questo documento scade e non si rinnova continuamente, non siamo più testimoni del Maestro, allora vi chiedo: volete accogliere l’invito di Gesù a essere suoi discepoli? Volete essere suoi amici fedeli? Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto che risplende nella sua vita. Volete vivere questo amore che Lui ci dona?

Cerchiamo allora di metterci alla sua scuola, che è una scuola di vita per imparare ad amare. Amare è bello, è la via per essere felici. Però non è facile, è impegnativo, costa fatica, amare infatti vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità.

Ricevere un regalo ci rende felici, ma per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi.

Pensiamo anche al dono che i vostri genitori e animatori vi hanno fatto, permettendovi di venire a Roma per questo Giubileo dedicato a voi. Rifuggite tentazione di inquinare l’affetto con la pretesa istintiva di prendere, di “avere” quello che piace. La cultura consumistica rafforza questa tendenza.

Ma ogni cosa, se la si stringe troppo, si sciupa, si rovina: poi si rimane delusi, con il vuoto dentro. Il Signore, se ascoltate la sua voce, vi rivelerà il segreto della tenerezza: prendersi cura dell’altra persona, che vuol dire rispettarla.

La minaccia principale è quando a nessuno importa di te e senti di essere lasciato in disparte, chi alla vostra età non ha sogni è già in pensione, non si costruisce contro: questa si chiama distruzione. Dice una canzone alpina: “Nell’arte di salire l’importante non è non cadere ma non rimanere caduto”.

Serve il coraggio di alzarsi, di lasciarsi alzare dalla mano di Gesù che tante volte è quella dell’amico, dei genitori.

*questo discorso è stato pronunciato da Papa Francesco il 23 aprile 2016, in occasione del Giubileo dei Giovani allo stadio Olimpico di Roma