Una petizione per bloccare gli sbarchi in Sardegna, fino ad arrivare all’ipotesi di una grande manifestazione di piazza?
Da Cappellacci un’iniziativa che riecheggia Salvini e che è perdente sia dal punto di vista politico che da quello, populistico, del facile consenso che mira a conquistare.
Perdente dal punto di vista politico anzitutto perché il compito dei politici è quello di trovare (e proporre) soluzioni giuste e “possibili” a problemi complessi.
La questione migranti è globale e la soluzione va ricercata sue due piani: il primo – più generale – è europeo (cioè, la decisione del governo italiano di svolgere le attività oggi in essere, “concordata” o, meglio, “subita” a Bruxelles), il secondo – più prettamente locale – è legato al sistema di “accoglienza” pianificato a livello centrale e poi “gestito” (si fa per dire) a Cagliari.
Bisogna indagare su chi e come specula sulla pelle di migranti e rifugiati, mirando ai soldi delle nostre casse pubbliche, col sistema dell’accoglienza a “tassametro”. I CAS sono in alcuni casi degenerati e ora si pone rimedio con l’interessante proposta degli Sprar, nella quale sono comunque ancora insufficienti serie politiche di integrazione. Occorre denunciarne le storture e proporre un sistema migliore, più giusto, più umano, più sostenibile.
Occorre certamente governare i fenomeni di difficile convivenza che, fisiologicamente, questa nuova situazione crea nei centri urbani più grossi, dove degenerazioni e incompatibilità culturali stanno generando un qualche allarme. Governare, con gli strumenti delle istituzioni democratiche. Valutando gli episodi, mai facendo di tutta l’erba un fascio. Prevenendo, integrando, rimuovendo, sanzionando. Concentrandosi sui comportamenti e le situazioni, che spesso si cronicizzano perché le istituzioni, il sistema, lo Stato, il governo del territorio sono assenti.
In sostanza: la politica dovrebbe trovare soluzioni migliori e più efficaci per contrastare le misure politiche e la loro deficitaria applicazione e mai strizzare l’occhio alla demagogia spicciola che mette nel mirino non i responsabili delle speculazioni, delle distorsioni o persino di un sistema sbagliato alla radice, ma le doppie vittime della situazione.
Chi, cioè, per sua volontà o perché spinto, affronta la lotteria della vita per scappare dal deserto fisico ed economico e poi rischia di finire, nel gran parte dei casi, nel tritacarne dell’intolleranza solo in ragione della sua povertà, del colore della sua pelle o per la sua cultura, certo diversa dalla nostra.
Poi, se volessimo trascurare tutti questi aspetti sostanziali e volessimo solo essere pragmatici e pensare agli effetti veri del lisciare il pelo agli intolleranti, si sappia che questo atteggiamento non paga nemmeno elettoralmente: per ogni indignato da tastiera o da Quinta colonna che sbraita, minaccia e schiuma odio verso gli immigrati, ci sono sette o otto cittadini silenti (specie giovani) che prendono immediatamente le distanze. Si informi, Cappellacci. Studi i sondaggi e i flussi elettorali nelle nazioni in cui c’è chi ha pensato di far fortuna cavalcando una sterile intolleranza.
Ci vogliono calma, umanità, buon senso, carattere forte e sangue freddo.
Caro Muroni, le considerazioni che lei fa sono tutte giuste. Il.problema è sempre la classe politica che abdica al proprio ruolo di individuare le soluzioni.Si cavalca l’ onda populista in modo irresponsabile aizzando i cittadini che hanno i propri quartieri invasi dai migranti che vivono in condizioni disumane.
Ma perché non dare la parola ai cittadini? Ma di che sondaggi parla (si riferiscono alla Sardegna)?
Perché si ha paura di far scegliere democraticamente ai cittadini il proprio futuro su questo (così come su ogni iniziativa altamente impattante)? Perché delegare ai sedicenti intellettuali o peggio ai politici questioni così complesse?
I politici poi cureranno sempre e anzitutto i loro interessi di bottega: dall’una (cooperative) e dall’altra (mobilitazioni alla Cappellacci) parte, il loro unico interesse è mantenere la poltrona.
Sui sedicenti intellettuali….stendiamo un velo pietoso!
Saluti
“nel tritacarne dell’intolleranza solo in ragione della sua povertà, del colore della sua pelle o per la sua cultura, certo diversa dalla nostra.”
Eh no. credo che qualcuno ancora non abbia capito, che l’intolleranza (se c’è) non è scatenata da questi fattori. Ma piuttosto dal fatto che attualmente è impossibile integrare poveri alloctoni con poveri autoctoni in ragione della povertà generalmente diffusa.
Non possiamo accogliere altri migranti finché non sistemiamo quelli già arrivati e finché i nostri continueranno a non trovare lavoro. Non è il razzismo il problema. Ed infine se si fanno manifestazioni per abbattere i muri, bisognerebbe pure accettare un manifestazione che domanda argini ad un fenomeno destabilizzante.
Forse Cappellacci sbaglia, ma in realtà chi altri dà voce al senso di insicurezza che ormai attanaglia i cittadini?
Probabilmente direttore (uno dei pochi che ho veramente apprezzato) hai ragione, ma è anche vero che ormai – di giorno come di notte – si incontrano persone che chiedono qualcosa insistentemente, che rigano l’autovettura o bucano gli pneumatici, che ti apostrofano se non dai loro qualcosa. Non si può più percorrere, in auto o a piedi, viale Regina Elena, non si può andare al Poetto con la famiglia, in spiaggia libera (con i tempi che corrono lo stabilimento è un sogno) perchè si viene raggiunti da due o tre energumeni, NERI o BIANCHI, che ti minacciano letteralmente… provare per credere, anche se magari stante il fatto che tu sei grande come un “bisonte” magari non ti disturba nessuno.
Bianchi, ormai tanti, che vedendo lo scadimento dei controlli si sentono finalmente liberi di delinquere estorcendo il pizzo.
Ma non basta: facciamo un salto a Sant Antioco: sono decine di persone sconosciute che girano per l’isola e non sai chi siano. Ne incontri qualcuno ma, mentre peschi – di notte – vedi torce o senti voci e ti fai piccolo piccolo, sperando che nessuno si accorga di te. Perché è brutto se qualcuno ti dice: “tu vedi niente ok?”.
Questa è limitazione della libertà personale.
Se la manifestazione si farà non è contro i migranti ma contro la politica che non fa niente per arginare il fenomeno ormai allo sbandò , caro direttore
si faccia una passeggiata verso Monastir per vedere l accoglienza dei migranti . Tutti in giro a piedi sulla 131 , attraversano le quattro corsie da una parte all altra anche con biciclette a spalla , a momenti non ne prendevo uno in pieno . Ecco perché giusta la manifestazione non crede saluti
Politiche propositive da parte di chi? Cosa contiamo noi nell’equilibrio di flussi migratori mondiali infinitamente più grandi di noi? Cosa possiamo fare se non siamo capaci di governare noi stessi? Chi crediamo di essere per pensare di poter far fronte a un ondata che se non viene affrontata potrebbe tranquillamente spazzarci via dal mappamondo…mi sembra un ipocrisia enorme e finirá per Creare un mondo peggiore sia per chi arriva sia per chi è costretto ad andarsene…questa terra gestita così rischia di non avere più niente da offrire nessuno…guardate cosa dice quest’uomo e riflettete https://www.youtube.com/watch?v=e5G72Poo2Rg&feature=share
Io sono un giovane laureato che per ora si ritiene fortunato di non essere stato costretto ad emigrare dalla Sardegna per cercare fortuna all’estero. Amo la mia terra ed è per questo che cerco di resistere a denti stretti anche se non è facile, il lavoro qui è precario.
Vedere tutte queste povere genti che scappano dai loro Paesi martoriati da guerre e povertà non credo faccia piacere a nessuno, io sono il primo ad essere soddisfatto dell’accoglienza che finora siamo riusciti a garantire loro. Però ogni volta che leggo queste notizie rimango sgomento, perché è vero che l’orda populista non porterà mai a nulla, neanche ai così tanto sperati consensi a cui aspirano certi esponenti politici. Però, se posso permettermi, vorrei porre dei quesiti a cui io ad oggi non riesco a dare una risposta. Per me accoglienza non è sinonimo di integrazione. L’accoglienza è quella che finora lo Stato è riuscito a garantire con dei fondi che non credo dureranno in eterno. Per me l’integrazione è quando tutte queste persone che stiamo accogliendo condurranno una vita dignitosa almeno pari alla mia (specifico che purtroppo vivo ancora con i miei, non ho ancora un lavoro che mi renda indipendente, però in casa non mi fanno mancare nulla). Il presupposto indispensabile per l’integrazione è un lavoro per tutti, sardi e immigrati compresi. L’Italia, e la Sardegna nello specifico è in grado di garantire ciò? La mia non vuole essere un’accusa ma una riflessione che parte da un dato di fatto: la disoccupazione dilagante. Come Lei giustamente scrive nell’articolo, il politico deve trovare soluzioni al problema. Ecco, il mio quesito è: i nostri politici stanno pensando al futuro? A come conciliare questo flusso incontrollato di immigrati con la problematica della disoccupazione che già affligge il popolo sardo? Questi aspetti vanno di pari passo, se non c’è lavoro non potrà esserci integrazione. Questo è il mio punto di vista e ringrazio coloro che vorranno rispondermi e farmi magari comprendere meglio la situazione se per caso mi è sfuggito qualcosa