Siamo stati a Monte Prama con una delegazione della nostra Associazione “Sardigna nostra” il 24 settembre 2016 per visitare il sito. Con sorpresa e sconforto abbiamo constatato che il cancello era chiuso e che sul lato destro dello scavo di fronte alla strada provinciale era stato impiantato di recente un vigneto con tanto di impianto di irrigazione. Abbiamo subito pensato che una cosa del genere non poteva essere passata inosservata al comune di Cabras o alla Soprintendenza che in quel luogo lavorano da anni.

Facendo un calcolo approssimativo abbiamo pensato che se quei terreni ieri, a pascolo o a terreno agricolo, valevano 1, ora, a vigna, valgono 10. E quindi ci siamo chiesti a chi appartenessero quelle terre e per quale motivo era stata data l’autorizzazione ad impiantare un vigneto nel luogo in cui, anche attraverso il geo radar de Prof. Ranieri, si era a conoscenza che appena sotto qualche centimetro di terra c’erano i resti del sito archeologico più importante del Mediterraneo.

Per capire meglio quello che stava succedendo, abbiamo organizzato a Cabras il giorno 26 novembre 2016 una conferenza sui Giganti di Monte Prama alla quale abbiamo invitato il sindaco e l’assessore alla cultura del Comune. L’assessore ci ha inviato la mattina dello stesso girono un sms con il quale si scusava di non poter partecipare alla conferenza per problemi familiari, ma né il sindaco e neppure un consigliere del comune hanno preso parte al convegno.

Qualche giorno prima della conferenza, esattamente il 24 novembre 2016, sul sito del Comune di Cabras era apparso un avviso secondo cui l’amministrazione comunale del paese era decisa ad acquisire i terreni circostanti l’area archeologica.

Pertanto, attraverso il bando, i proprietari potevano entro il 13 dicembre 2016 presentare manifestazione di interesse per un progetto di permuta che avrebbe consentito loro di entrare in possesso di altri terreni comunali in cambio di quelli presenti nel sito archeologico.

Nonostante le assenze istituzionali, la conferenza è stata partecipata e in quella occasione la nostra associazione ha presentato la proposta di rendere fruibile al pubblico il sito archeologico attraverso un biglietto d’ingresso che servisse a finanziare per sempre lo scavo archeologico. Oggi apprendiamo con stupore che quei terreni circostanti lo scavo appartenevano alla Curia di Oristano e che lo stesso arcivescovo ha firmato con il sindaco del comune di Cabras il 18 marzo 2017 un contratto secondo cui, in cambio dell’autorizzazione all’utilizzo del suolo, l’Arcivescovado di Oristano incasserà il 10% dei biglietti d’ingresso dei visitatori per 10 anni e, trascorsi questi, il terreno ritornerà in possesso della Curia.

Pertanto, disattendendo lo stesso bando di permuta, il comune di Cabras lascia in mano alla Chiesa di Oristano la proprietà dei terreni su cui insisterà lo scavo di Monte Prama, che anzi acquisteranno maggior valore dopo 10 anni di scavo.

Chiediamo pertanto alle autorità competenti di intervenire e di invalidare il contratto firmato dal comune di Cabras con l’arcivescovo di Oristano per le motivazioni che seguono:
– L’accordo siglato tra il sindaco di Cabras e l’arcivescovo non è conforme all’avviso pubblicato dal comune di Cabras il giorno 24/11/2016, secondo cui è stata chiesta ai proprietari dei terreni circostanti il sito archeologico la manifestazione di interesse alla permuta di quei terreni con altri, e non la concessione degli stessi in cambio dell’incasso di una percentuale sui biglietti d’ingresso.
– L’accordo non può essere valido poiché riguarda un sito di interesse regionale a valenza internazionale per cui il sindaco di Cabras e l’arcivescovo di Oristano devono sottostare alle leggi relative a beni archeologici di particolare interesse per la collettività sarda e internazionale e, quindi, non possono essere oggetto di contrattazione privata fra l’amministrazione locale e la Curia.
– In fine, e questo non è di secondo piano, i beni e lo scavo di Monte Prama appartengono a tutto il popolo sardo, che conserva nel DNA i geni e la cultura di quei giganti che hanno contribuito a rendere grande la nostra isola, e non a un sindaco o a un arcivescovo.

Per questo chiediamo alle autorità competenti (Regione Sardegna, Soprintendenza di Sassari e Cagliari, Università degli Studi di Sassari e Cagliari) di intervenire per invalidare il contratto firmato dal sindaco di Cabras e dall’arcivescovo di Oristano e per riportare alla proprietà pubblica i terreni che contengono i resti e le opere architettoniche dei più famosi sardi nuragici.