La Costituzione della Repubblica italiana non è già più quella entrata in vigore nel 1948, frutto del grande lavoro di mediazione verso l’alto svolto dai padri costituenti e dall’incontro tra tutte le culture e sensibilità politiche presenti all’interno dell’ampio movimento di popolo che aveva guidato la Resistenza, la Liberazione e la scelta della Repubblica.
La modifica più subdola, attuata nel periodo in cui la democrazia in Italia è stata sostanzialmente sospesa (parlo dei mesi in cui governarono Monti e alcune élite dell’Unione europea), è quella del 2012, passata sostanzialmente sotto silenzio.
In Costituzione è stato introdotto il principio della pareggio di bilancio, come obbligo invalicabile, determinando così lo stravolgimento dell’impianto delineato nel 1948, mettendo al centro del nuovo sistema non il popolo ma la tutela dei soldi dei grandi investitori.
Si è ingessata la capacità di spesa, anteponendo gli equilibri monetari – garanzia dei grandi investitori e manovratori di flussi finanziari – alla vita dei cittadini.
I pasticci denunciati dai sindaci sardi in questi giorni iniziano proprio con l’applicazione di quei principi.
Lo Stato e, a cascata, tutte le istituzioni si sono legati le mani da soli. E i cittadini non se ne sono nemmeno accorti.
Andate a rivedervi cosa dicevano i governanti e la grande stampa allora – al momento di quella riforma – e poi controllate gli effetti.
Poi guardare a cosa dicono i governanti e la grande stampa oggi, sulla riforma Renzi. E poi, vi prego, prevenite gli effetti.
#bastaunNO
Salve Direttore,
non che le faccende italiche mi entusiasmino così tanto, però dietro le belle parole che lei scrive c’è una entità (non mero concetto) che si chiama DEBITO. Quando lei e la sua famiglia acquista una nuova casa e ricorre alle risorse di altri soggetti che le prestano i soldi (un mutuo), lei prende un impegno con questi altri soggetti. L’impegno cioé di restituire nel tempo i soldi che oggi le hanno dato (con l’aggiunta degli oneri finanziari cioé il costo del denaro) per sostenere delle spese altrimenti non alla sua portata (oggi non aveva tutto lo stock di soldi per acquistare quella casa, ma solo una capacità di generare dei flussi nel futuro per restituire quello stock a rate più gli oneri finanziari).
Ora, supponiamo che a lei piaccia uno stile di vita con spese che sistematicamente superano i suoi guadagni, accumulando in questo mondo un deficit che ad un certo punto la costringe ad andare dai suoi creditori (quelli che le avevano prestato i soldi per acquistare la casa) a chiedere un nuovo mutuo con cui estinguere quello precedente e i debitini (carte revolving, finanziarie e compagnia cantando) che ha fatto qua e la per sostenere quelle spese allegre.
Lei si sta mettendo sempre più sotto il giogo dei suoi creditori e i suoi “spazi di manovra” per questa o quella nuova spesa o anche investimento sono sempre più ridotti dal peso degli oneri finanziari (il costo del denaro preso a prestito).
Se continua così arriverà ad un certo punto in cui le operazioni sul debito (accendere nuovi mutui o emettere nuove promesse di pagamento come avviene con i titoli di stato) per ripagare lo stock di debito accumulato, i relativi oneri e coprire il deficit sistematico dato da uno stile di vita non alla portata, la porteranno sempre di più verso soggetti terzi prestatori di denaro più onerosi: il suo rischio di non resituire i soldi aumenta e i nuovi creditori chiederanno un interesse via via superiore (il famoso spread rispetto al tasso praticato ad un soggetto meno rischioso).
Fuor di metafora se poi uno realizza che le entrate dello Stato sono sostanzialmente le tasse e che questo giochino della vita da cicala porta lo Stato ad aumentare le tasse per ripagare i suoi sempre maggiori e onerosi creditori, ma così facendo uccide la gallina anziché accontentarsi delle uova, allora uno ben comprende in che situazione ci siamo cacciati!
Oltre 2 mila miliardi di debito pubblico sono un macigno gigantesco che lo stile di vita allegro dei nostri padri (pratiche clientelari ovunque con una pubblica amministrazione gigantesca, industria di stato per decenni in perdita, spesa corrente per decenni fuori controllo, truffa e corruzione dilaganti, baby pensioni o finte pensioni o finti indennizzi, sprechi di soldi pubblici al di fuori dell’immaginabile e compagnia cantando) hanno regalato a noi (famiglie e imprese di oggi) ma soprattutto ai nostri figli e ai figli dei loro figli, nonché alle loro imprese! Per non parlare dei danni all’ambiente, al paesaggio e alla salute pubblica prodotti anche per effetto di tali iniziative!
Se la Sardegna deciderà di avviare un percorso di indipendenza, dovrà prima o poi affrontare quel macigno chiamato DEBITO che i creditori attuali ritengono (chi può dargli torto? Se abbiamo ipotecato tutta la casa, possiamo forse pensare libera da vincoli la casetta carina che abbiamo in giardino?) anche in carico alla Sardegna, ai suoi cittadini e alle sue imprese di oggi e purtroppo di domani!
Saluti
Il concetto è corretto ma Noi bravi italiani ci dimentichiamo quali ingenti risorse versiamo all’Europa che in parte, ma solo in minima parte, ci restituisce, poi è vero che burocrati inetti non riescono a spendere neanche quella.minima parte! Ma ciò non fa altro che penalizzare le imprese che lavorano per lo Stato con le lungaggini legate al pareggio di bilancio a causa delle risorse che lo Stato non trasferisce agli Enti locali per indirizzarli alla CEE, e si badi bene che non sono contario al principio di solidarietà europea ma penso occorra ripensare a tutto ciò ed applicare lo stesso principio a Noi italiani!
Ben detto…purtroppo la Costituzione continua a essere quotidianamente sfregiata dai sussiegosi spiegoni bocconian-radical-chic style di Vale e dei suoi epigoni. La Costituzione (ma direi LE costituzioni) non ha(nno) nulla a che fare con il pareggio di bilancio. Non nutro molte speranze che il suo discorso venga compreso.
Non mi riconsco nella definizione che mi attribuisce, violando tra l’altro le regole di questo blog.
Comunque da quel pochissimo che scrive temo che lei sia uno di quelli che pensano ancora che i soldi crescono sugli alberi.
Saluti
Se posso, ho validato il commento perché parla di stile radical-chic, che per me non è insulto. Diciamo che il confronto-scontro, finché rimane in termini civili, è persino auspicato 🙂
Compreso Direttore, grazie. Concordo con la sua valutazione. Mentre ovviamente non mi riconosco minimamente in quegli aggettivi e definizioni, avendo tra l’altro usato un linguaggio semplice e spero concreto con il ricorso a metafore al limite della banalità!
Saluti
Ma perche’ il pareggio di bilancio in questi anni ha portato alla riduzione del debito?
Evidentemente non e’ una legge che miracolosamente ti abbatte il debito.
Salve a tutti. seguo spesso questo interessante blog ma questa volta, anziché lettore silente, vorrei intervenire per rivolgere il mio più sincero ed entusiastico plauso al post di Vale. Veramente eccellente e assolutamente condivisibile sillaba per sillaba. Perchè si è tutti bravi ad attaccare chiunque attui delle scelte politiche impopolari ma pochi analizzano in modo approfondito la situazione reale del Paese o della nostra Regione (perchè fa comodo cosi). Oggi siamo in un vicolo cieco per via delle scelte scellerate del passato che TUTTI abbiamo avvallato (per convenienza). Mi pare piuttosto inutile e infantile puntare sempre il dito contro “la finanza” e gli speculatori…alla cicala prima o poi si chiede di “rientrare” dalla dissolutezza e questo sarà tanto più doloroso quanto più drammatica sarà la situazione. Il vincolo di bilancio avrebbero dovuto inserirlo i costituenti…
Se i costituenti lo avessero inserito in Sardegna avremmo ancora strade bianche, nessun porto e nessun aeroporto.
Il boom economico degli anni ’60 è stato finanziato col debito pubblico.
Direttore quelli era il tempo dei nostri nonni :-)! I nostri padri hanno poi distrutto (quasi) tutto!
Meglio sarebbe dire che il boom è stato innescato (nel post guerra) dal debito pubblico (allora a livelli nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di oggi! Soprattutto in rapporto al PIL in confronto al quale deve essere sempre misurato!).
Infine, non dimentichi di considerare che nelle condizioni attuali ci sono troppi buchi nel sistema economico attuale della Sardegna (la famosa “pentola”) che hanno vanificato e continueranno a vanificare buona parte degli effetti della spesa pubblica fatta in Sardegna.
Salve Direttore,
ottima considerazione, a cui, devo dire, non avevo pensato sebbene resti convinto che la voragine del debito si sia formato negli anni settanta e poi in epoca craxiana (anni ’80). Ricordo ancora quando bambino (primi anni ’80) il mese di settembre era il più atteso dell’anno. Per le strade era tutta una festa per via dei fiumi di denaro pubblico che entravano nelle case sotto forma di sussidi di disoccupazione totalmente fasulli. Solo per fare un esempio. Furti legalizzati che ora paghiamo a carissimo prezzo. Certo forse ho esagerato, il vincolo in una fase di ricostruzione post bellica non avrebbe portato a quanto abbiamo ora, ma superata quella fase credo fosse opportuno, non dico come vincolo assoluto invalicabile ma almeno come limite percentuale rispetto alle entrate fiscali, oppure un limite espressamente per la spesa corrente e non per le infrastrutture. Quando vado a vedere questo link http://www.brunoleoni.it/il-debito-pubblico-sul-tuo-sito obiettivamente non riesco a vedere una via d’uscita reale e credibile.
Simone, grazie per l’apprezzamento. Personalmente sono meno pessimista di quanto sembra lei quando dice di non vedere una via d’uscita reale e credibile.
I margini di manovra saranno minimi o quasi nulli (in termini di nuovo deficit e quindi nuovo debito), però a saldi invariati (senza creare cioé nuovo deficit, ma riclassificando la spesa e modificando gli interventi), esistono più che discrete possibilità per migliorare la situazione delle imprese e ovviamente con questa quella delle famiglie i cui componenti hanno la possibilità di trovare un VERO lavoro. Tutti questi interventi però sfuggono dallo schema clientelare: io politico (anche gli stessi sindaci sia chiaro!) tengo i corsoni della borsa e voglio sapere a chi do i soldi pubblici per “comprare” il voto suo e quello della sua famiglia. Tutta la spesa attuale è incentrata su questo schema che oltre a conservare gli stessi personaggi politici per decenni, inevitabilmente calpesta il merito (ecco perché i nostri migliori corregionali SE NE DEVONO ANDARE dalla Sardegna ed emigrare), premia i più sfacciati amici degli amici e nel medio periodo genera l’arretratezza e la povertà che ci circonda.
Saluti
Mi permetto di segnalare, sul punto e in risposta alla gentile Vale, un’analisi di segno del tutto differente,sottoponendola all’attenzione di tutti come contributo al dibattito
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/03/quelli-che-colpa-e-del-debito-pubblico/315741/
Grazie e buon proseguimento
Simone
Ottimo contributo! Però non ho trovato quanto cercavo: un solo paese in cui sono riusciti a coltivare gli alberi dei soldi. Uno qualunque di questi paesi (nel cui territorio i soldi crescono sugli alberi), in cui il prezzo del prodotto esposto nel bancone sia ancora quello che verrà applicato alla cassa.
Saluti
Buon giorno Direttore,
vorrei far presente che l’esempio del mutuo ecc. non è corretto. A differenza dell’esempio noi oggi siamo chiamati ad onorare un debito fatto da altri, che condizionerà la nostra vita e quella delle generazioni future. Avrebbero dovuto informarci e farci scegliere, non farci pagare e basta.
Come fa ad affermare Che il pareggio di bilancio e’ stato introdotto dal governo Monti. Se non Ricordo male venne introdotto nella Costituzione dal governo Berlusconi. Percio’ sarebbe giusto la sua affermazione. Porgo I miei saluti.
Ricorda male. Berlusconi si impegnò con l’Ue a farlo ma a varare la riforma fu Monti.
Ripartiamo dal pareggio di bilancio. Nessuno avrebbe potuto avere ospedali, scuole, strade, trasporti se fossimo stati costretti al pareggio di bilancio dall’entrata in vigore della Costituzione. Lo Stato che ha accettato quest’assurda richiesta avrà pure guadagnato il riconoscimento dell’Europa, ma ha disatteso le necessità collettive e non ha capito che chi si è piegato una volta si dovrà piegare ancora.
E veniamo al debito pubblico, che aumenta nonostante le numerose manovre che si traducono in tasse o in riduzione del welfare. Fino al 1981 il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia concordavano i tassi di interesse sui titoli di Stato: essi dovevano restare più bassi dell’inflazione per evitare che il debito si gonfiasse da solo. Nel 1981 il Tesoro propone alla Banca d’Italia l’indipendenza , 9per cui dal luglio del 1981 gli interessi che lo Stato doveva pagare erano fortemente influenzati dai compratori. Lo Stato ha così accettato di pagare interessi superiori all’inflazione. Quindi a gonfiare il debito pubblico non è stata la nostra vita sopra le righe.
Poi ci sono i derivati, che il Tesoro stipula con le grandi banche (per esempio Morgan Stanley) per proteggersi dal rischio improvviso dei tassi di interesse. Se i tassi restano bassi è come se lo Stato perdesse la scommessa. Risultato: il valore di mercato dei derivati è negativo per ll’talia di 36,7 miliardi. È il debito pubblico cresce. Quest’argomento è trattato diffusamente da Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano del 21 agosto.
Credo che qualsiasi modifica alla Costituzione, così come è proposta da questo Governo, sarà un regresso e un danno per noi cittadini. Io voto NO
Correggo: (a proposito dei derivati) proteggersi dal rischio di un aumento improvviso dei tassi di interesse