Questo intervento è stato pubblicato come commento sul nostro blog.
Lo riproponiamo come post, perché è capace di sollevare una questione che merita di essere dibattuta
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Credo che il discorso sulle “Cortes” può essere preso in diversi modi.
Un programma nato con l’intento di valorizzare i paesi della Barbagia e che sicuramente sta avendo un grande successo. Penso anche economico.
Con gli anni il turismo delle Cortes è cresciuto.
Sono evidenti i numeri e le presenze che anno dopo anno sono in crescita, e si vedono sempre più turisti provenienti anche da oltremare.
Le Cortes possono rappresentare apparentemente (in alcuni casi) una sorta di mercatone paesano, ma se non fosse solo questo?
Possiamo provare a entrare all’interno delle varie manifestazioni, dove spesso il paese intero si rimbocca le maniche per accogliere i visitatori.
Come in tutti i casi ci sono le persone che riescono a vendere bene il prodotto e chi un pò meno.
Ma intanto il fatto stesso che si parli delle Cortes è positivo.
Grazie a questa manifestazione infatti si sono potute conoscere tante località che altrimenti sarebbero rimaste nel loro anonimato, o quasi.
Ma questo dipende molto dagli organizzatori.
Un esempio può essere quello di Sorgono, che grazie a campagne pubblicitarie e visite guidate, ha aiutato a far conoscere ai visitatori i loro siti archeologici.
Così come Meana Sardo col nuraghe Nolza, Tiana con la Gualchiera, Gadoni con le miniere di Funtana Raminosa e tanti altri esempi che non sto a elencare.
La domanda potrebbe essere, ma il turista cosa cerca o cosa si aspetta dalle Cortes?
Anche qua il discorso potrebbe essere vario, perché ci sono quelli che vanno a mangiare, quelli che vanno a conoscere il paese, quelli che vanno perché si deve andare perché fa fighi o quelli che vanno per visitare anche i siti archeologici.
Poi ci sono quelli che vanno alle Cortes e tornano dove sono stati bene.
Perché non sono tutti “pani fattu in domu con Nutella”.
Dal canto mio preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno, perché preferisco essere positivo e non sempre critico con quest’isola fatta di critici e di invidie perenni.
Molti punti ristoro, agriturismi, ristoranti, offrono ai visitatori la possibilità di degustare pietanze tipiche, permettendo di conoscere i sapori delle diverse zone.
Vedo persone che vanno via con le buste piene.
Questo, anche se solo per un giorno, è una sorta di aiuto a far crescere l’economia locale.
E alla fine lo scopo è anche quello.
Ma se non si limitasse solo a quel giorno?
Infatti molte persone, conoscendo dei posti, mangiando bene, dormendo confortevolmente nelle strutture che li ospitano, tornano nei paesi anche in diversi periodi dell’anno.
Perchè le Cortes è anche valorizzazione e promozione del patrimonio turistico, storico, architettonico, gastronomico, religioso, culturale dei vari paesi.
Certo, si potrebbe migliorare ancora, ma sono certo che anche questo succederà, perché si è capito che le Cortes muovono soldi.
Ci sono anche altri aspetti da guardare, come quello delle gite organizzate.
Numerosissimi pullman viaggiano ogni domenica da ogni parte della Sardegna, anche questa è economia.
Anche questo è Autunno in Barbagia.
Un altro fenomeno importante delle Cortes sono i social.
La condivisione rapida e istantanea di immagini che in poco tempo fanno il giro del mondo.
Eh sì, il giro del mondo.
Perché migliaia sono i gitanti della domenica in Barbagia e chi più chi meno ha social contatti che non sono sardi e vedono le nostre foto.
A me è capitato che molte persone mi chiedessero info su dove andare, dormire, mangiare e anche al di fuori dal periodo autunnale o estivo.
E questo solo grazia ad alcune foto pubblicate.
Alla fine noi social viventi siamo diventati il primo mezzo di promozione turistica della nostra isola.
Ora si, spetta a noi andare alle Cortes con un occhio meno critico e più positivo, saper apprezzare quello che gli abitanti dei paesi del circuito ci offrono, e cogliere le cose belle anche quando vengono a mancare.
E magari tornare in certi posti e scoprirli nelle loro quotidianità, lontani dalle grandi masse e con una vista completamente diversa.
Per me Autunno in Barbagia è un successo, è un turismo che si muove lontano da spiagge e ombrelloni, e questo è quello che un po’ abbiamo sempre desiderato.
Punto di vista che sottoscrivo parola per parola.
Condivido pienamente il pensiero del signor Matteo Setzu nelle riflessioni positive ed anche nei rilievi critici che aiutano a crescere e migliorare la conoscenza dei paesi sardi. Il mio desiderio è di assistere ad un maggior rispetto delle regole nell’uso della lingua sarda, del lessico e delle sue varianti. E’ logico che non si può abbinare un aggettivo femminile ad un nome maschile, come a volte capita di leggere nei miei viaggi per le tante Cortes apertas. Iniziativa che apprezzo specialmente quando emergono le specificità dei luoghi, delle tradizioni culturali e degli esempi di quella che gli antropologi cattedratici definiscono come cultura materiale. Il pensiero critico, che sta nel dna del sardo per cui ogni iniziativa è da sminuire, occorrerebbe metterlo da parte o estenderlo ad altri fenomeni. Un esempio: la condizione delle strade e della viabilità nelle aree interne della Sardegna, dimenticate per mesi e con il traffico in affanno in occasione delle Cortes Apertas. Per rendersene conto viaggino da soli,di notte e in privato gli assessori regionali al turismo, all’ambiente ed ai trasporti per toccare con mano e valutare la realtà del profondo disagio di cui soffrono da tempo quelle popolazioni.Credo che tutti si rendano conto che la Sardegna non è solo la città di Cagliari. Vittorio Sella
Sono d’accordo su tutto anzi ho notato che anno dopo anno in alcuni paesi le cortes stanno sempre più perdendo i connotati di sagra paesana per diventare sempre più laboratori di idee e divulgazione del patrimonio culturale artigianale archeologico etc. Che è mio avviso è la strada giusta da seguire per una ricaduta economica e non solo
Dico la mia: avendo comprato casa nel nuorese, ogni anno giriamo per i paesi godendo di ciò che le nostre belle bidde ci offrono nelle Cortés. È bello vedere quanto impegno e tutto lo sforzo delle comunità per mettersi in mostra. Quante belle cose e che sapori! Ma se non mettiamo in evidenza i punti dolenti non si migliora. È allora la dico tutta: evitiamo di invitare, se posssibile, i commercianti di fuori, non del luogo. Soprattutto evitiamo bancarelle di chincaglieria e carramazzimini. Ho visto Addirittura bancarelle con prodotti di plastica cinesi al centro del paese! Questo no, non è accettabile. Facciamo come a Mamoiada, tutto deve essere controllato, persino le mitiche TAPAS! A mesus biere
Matteo Setzu, delinea un aspetto edulcorato della realtà, la quale non è per niente incoraggiante, e faccio riferimento a vari aspetti del “fenomeno cortes”. Dal punto di vista antropologico, siamo di fronte ad una rielaborizzazione della realtà, abbastanza artificiosa , tesa a rivalutare antiche culture, e sensi di apparteneza che di anno in anno sono sempre più logore e minacciate dalla politica regionale accentratrice.. è triste assistere allo spettacolo dei Barbaricini che sempre più privati dei servizi essenziali, trovino utile e dignitoso, prestarsi ad un simile gioco. parlo di finzione , a vantaggio del turismo spettacolo, fatto di apparenza e finzione. L’aspetto economico è un quadro ancora più allarmante, si assiste silenti alla mistificazione dell’ospitalità , con quintali di materie prime reperite dal grande pozzo a buon mercato della globalizzazione, quintali di piatti e posate in plastica, carne e salumi di oltre mare, pessimo vino sfuso , code chilometriche per disputare un servizio igienico. L’attesa messianica di un evento che dura 2 giorni, esalta le aspettative di comunità povere di danaro e spirito, sempre più soggiogate dal meccanismo dell’assistenzialismo, e che riescono a trovare conforto emotivo da un fiume demotivato di persone che viene a visitarci una volta all’anno senza saperne spesso il vero motivo. Prima di fare sagre e feste, dovremmo ridiventare produttori, rifare le cose buone, e solo dopo questo passo chiamare le orde dei mangioni, è una questione di etica ed onestà intellettuale.