(Pro lèghere s’artìculu in sardu pùnghere subra sa bandera in artu)

Caro Ramazzotti,
non c’è peggior sordo di chi non vuole intendere. Le spiego il perché.

Non ho sollevato dubbi su quanto è stato fatto per la rete idrica sarda, anche da lei, come le ho scritto in una lettera personale sulla quale tornerò più oltre.

Il mio commento aveva due scopi: il primo è segnalare a chi di dovere che Abbanoa si rifiuta di dare spiegazioni all’utente secondo il classico comportamento del monopolista arrogante; il secondo è chiedere l’intervento degli organi di vigilanza per porre rimedio a questo disservizio e, se questi sono latitanti, sollecitare la Magistratura a farlo cogliendo i molti malumori della popolazione.

Prendo atto dell’esposizione sui successi conseguiti dalla sua gestione e ripeto per l’ennesima volta i contenuti della mia lamentela, tralasciando molti particolari fastidiosi per non annoiare oltre l’eventuale lettore.

Il mio intento è sollevare un problema generale su un aspetto di gestione sul quale lei personalmente, in tutt’altre faccende affaccendate come l’Eccellenza del Giusti, ha mostrato disinteresse anche con fare sgradito (veda sempre la sua lettera di risposta di cui parlerò alla fine).

Nel periodo 2013-2014 ho ricevuto due cartelle pazze che mi addebitavano in due mesi di permanenza in Sardegna circa mille di metri cubi d’acqua, poi elevatesi per le note addizionali successive. Poiché sono nella categoria dei “pensionati fedeli e rigorosi” (ho altre utenze che proseguono regolari) e non dei “professionisti, villaggi di vacanza, resort e ogni genere di attività” che la irritano, ho cercato di capire, intravedendo inizialmente in una piccola perdita che avevo avuto una possibile causa che avevo però subito sanato.

Poiché il consumo-fatturazione anomalo continuò ho iniziato una lunga pratica per sollecitare una verifica del vostro contatore, possibilmente in mia presenza nei due mesi estivi di mia permanenza in Sardegna. Silenzio totale sulla mia richiesta e sollecitazioni per avanzare ricorsi formali di concordato, sempre respinti.

Continuano però i richiami a pagare, senza dare seguito alle mie richieste di controllare il contatore; decido perciò di installare un contatore mio interno e ve ne do comunicazione. Guarda caso i consumi anomali cessano, senza alcun commento da parte vostra. Preciso che, al di fuori dei consumi anomali, continuai a pagare le fatture normali.

A dicembre arriva un’ingiunzione di pagamento, anch’essa senza alcun richiamo alla ormai ampia documentazione. Decido di pagare con riserva pur di non imbarcarmi in una causa di giustizia asimmetrica, dove lei spende senza vincoli, che invece io ho. Questa è il secondo aspetto dell’arroganza del monopolista alla quale va posto rimedio o da parte sua o delle autorità.

Finito? Neanche per sogno! Poco dopo aver pagato mi giunge una duplice richiesta: la prima, contenuta in 38 voci prive di giustificazione, per 773,36 euro di interessi di mora per ritardati pagamenti riguardanti il periodo del contenzioso; la seconda per una fattura forse non pagata (così è scritto) per 737,88 euro.

Ho chiesto informazioni inviando due e-mail che, come al solito, non hanno avuto risposta; ho dato incarico un legale di recarsi agli sportelli di Oristano per avere chiarimenti, ma gli uffici hanno risposto che non li hanno. Ho pagato il solo dovuto per il solo consumo, in attesa di ricevere precisazioni per il resto. Penso che ciò preluda ad altro vostro incarico a un legale per il recupero del credito senza darmi le informazioni necessarie, come sempre fatte.

Arrivo alla lettera che le scrissi il 23 settembre 2014 spiegando i motivi delle mie richieste, pregandola di disporre una verifica del contatore e proponendole di chiudere la pratica con un concordato. Lei ignorò la sostanza e mi rispose che non poteva “concedere sconti”.

Penso che il bravo Muroni saprà trovare in sardo la parola adeguata per definire il significato della risposta, che ha le stesse caratteristiche della “precisazione” affidata al sito Abbanoa sull’invito rivoltole di porre fine all’arroganza del monopolista.

Lei ha il dovere di garantire le informazioni per rivendicare il dovuto. Se non lo fa, provvedano gli organi di controllo o quelli di repressione.