(Per leggere l’articolo in italiano cliccare sulla bandierina in alto e selezionare quella tricolore)
++ la versione in lingua sarda è in fase di elaborazione ++
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Vittorio Sechi says:
Carlo Poddi says:
Caro Professore, come sempre le sue osservazioni sono molto acute e pratiche allo stesso tempo, nonché ovviamente di grande senso. Personalmente credo però che ormai il treno dell’unione politica sia stato perso da un bel pò e che al contrario ci si avvia più verso il particolare che il generale: gli stati come li conosciamo dall’ottocento non hanno fatto altro che appesantirsi (non solo metaforicamente) centralizzando (quasi) tutto, impoverendo sempre più ciò che è periferia rispetto a loro. Nel far ciò hanno creato dipendenza e con un meccanismo vizioso a lei ben noto sottraggono (mediante tasse, contributi o altri oneri anche burocratici) sempre più risorse per giustificare se stessi e finanziare la spese corrente che ha raggiunto (anche a causa di quell’accentramento) livelli incredibili, deprimendo via, via sempre più le imprese e le famiglie. Non vedo la possibilità di inversione di questo trend (intendo con un processo di auto-riforma….come sarebbe possibile pensare che uno riduca da se i propri consumi), se non con una rottura decisa (speriamo mai traumatica) come storicamente è sempre avvenuto quando diventata palese ai più e quindi insostenibile la violazione del patto tra chi governa e chi è governato.
A questo riguardo personalmente credo che appartenendo la sovranità al popolo, oltre agli accordi internazionali anche il noto limite delle leggi tributarie dovrebbe superarsi, proprio perché è da lì che tutto l’attuale sistema si alimenta e soprattutto si conserva.
Saluti