Ricevo un sms nel corso della notte. “Caro direttore, vedo con piacere che è tornato a fare quel che sa fare. Ma perché si tiene lontano dalle cose del Pd? Quando vuole ne parliamo. Per ora si segni questo: il Pd ha perso definitivamente le Regionali quando Cucca ha anteposto la conferma del suo seggio all’alleanza col PsdAz, c’è una grossa tela che menti raffinatissime stanno costruendo per mettere uno stop alla carriera di Massimo Zedda e a febbraio lei inizierà a sentire parlare di “voto utile”. Più precisamente, il centrodestra avrà un candidato moderato che si appellerà al voto degli elettori di centrosinistra per non consegnare la Regione ai Cinquestelle”.
Ora, voi capirete la sensazione. Specie perché il mittente è un mio conoscente di vecchia data, da sempre uomo forte tra politica e ruoli istituzionali. Uno che capisce, conosce, legge, vede e prevede. E spesso, ho avuto modo di constatare nel corso della mia carriera giornalistica, ci azzecca. Non dirò qual è la sua professione, né la sua base geografica. Ma vi invito a seguirne il ragionamento, così come ho fatto io nel corso della telefonata – successiva alla lettura di quel messaggio – che ho appena concluso.
Allora, facciamo ordine.
Il mio conoscente parte dal dicembre 2017, quand’erano in corso le frenetiche trattative per la formazione di liste e alleanze in vista delle elezioni politiche. “Il Partito Sardo d’Azione, che è stato magistralmente guidato in quella fase da un maestro di tattica come Cristian Solinas, aveva da tempo tenuta aperta la strada di un’alleanza col Pd. Certo, il suo segretario aveva una interlocuzione diretta anche con Berlusconi e, sinceramente, la strada dell’alleanza con la Lega era quella che sembrava convincerlo meno. A favorire l’ipotesi che potesse chiudere col Pd c’era il recente precedente dell’accordo per il Comune di Cagliari, che aveva consentito a Massimo Zedda di vincere già al primo turno. Sa perché le cose sono andate diversamente? Anzitutto per responsabilità dell’allora segretario Cucca. Il Psd’Az chiedeva un seggio sicuro in Sardegna e/o una “riprotezione” nella Penisola. Esattamente quel che hanno ottenuto da Salvini. Il Pd sardo, prima che quello di Roma, ha detto no. Perché nell’Isola i seggi sicuri erano due e quello del Senato era riservato proprio al segretario. Ecco, il Pd ha definitivamente perso le Regionali del 2019 in quel momento, gettando il PsdAz tra le braccia della Lega e precludendosi la possibilità di pensare a un’alleanza diversa rispetto a quella che ha sostenuto Pigliaru, con i risultati che lei conosce”.
Poi arriviamo al capitolo Massimo Zedda. “Ho letto che lei ieri, con cinismo, ha ricordato di come a marzo il centrosinistra non ha preso nemmeno la metà dei voti del Movimento Cinque Stelle. Credo che a febbraio la situazione non sarà molto diversa, se non peggiore. Chi conosce la politica sa che, in momenti come questi, occorre lasciar passare la nottata, cercando di subire meno danni possibile. Dunque, servirebbe individuare un candidato o una candidata “sacrificabili”. Nella situazione data, lasciando un attimo da parte Maninchedda, il Pd ha due figure che sono perfettamente adatte alla situazione. Una è il presidente uscente Pigliaru: lui ha contribuito a creare il risultato del dicembre 2016 e del marzo 2018 e lui deve sopportarne le conseguenze. Oppure, se il professore fosse indisponibile o indisposto, perché non assecondare la voglia di rivincita, o mi consenta, di riperdita di Renato Soru? Questi sono i profili che i manuali della politica descrivono come i più adatti”. E allora perché – se la situazione è questa – si assiste al gran lavorio che si percepisce attorno alla figura di Massimo Zedda? “Il giovane sindaco è bravo. E’ un progressista laico, che ha conservato un’ottima immagine nel suo ambiente di provenienza ma che non disdegna rapporti strettissimi con quelli che a Cagliari contano davvero, riuscendo persino ad assecondare quelli che invece descrivono questi potenti come suoi oppositori. E’ un artista. Che, proprio per questo, fa paura a molti nel centrosinistra. Perché il futuro è ovviamente suo. Quale migliore occasione, dunque, se non quella di “bruciarlo” in elezioni che sono perse in partenza? Vedendola un po’ da lontano, perché io non ho rapporti stretti con Zedda, quel che non capisco è proprio questo suo assecondare i ragni che stanno tessendo la tela attorno a lui, coprendolo di lusinghe, alle quali mi dicono non sia impermeabile, e fingendo di proporlo come unico possibile salvatore della Patria. No, nessuno mi toglie dalla testa che sia una trappola, attraverso la quale più di una mente raffinatissima, vuole liberarsi politicamente di lui. Vediamo se ci cascherà. Ah, a proposito, guardi che nel centrodestra fanno il tifo perché Zedda si candidi. Un centrosinistra debolissimo rischierebbe di aprire una autostrada verso i Cinque Stelle”.
Eppure quest’ultima considerazione sembra contrastare con l’altra previsione, legata alla possibile, incredibile, mutazione del “voto utile”. “Si stupisce? Eppure lei negli ultimi dieci anni ha frequentato i mondi cagliaritani che contano. Immagino che lei sappia che più di un’uno, in molti ambienti, è terrorizzato da un possibile approdo del Movimento Cinque Stelle nella stanza dei bottoni. Lei sa che un presidente di Regione ha poteri immensi, quasi assoluti? E sa quanta gente dipende, in un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, dagli umori da un presidente di Regione? Allora, le dico io quel che succederà. Questi ambienti proveranno a capire se i vertici sardi dei Cinque Stelle, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sono “normalizzabili” e dunque meno feroci o tetragoni di come si presentano. Se capiranno che non ci sono spazi, concentreranno i loro investimenti e il loro sostegno sul centrodestra. E, per farlo prevalere, avranno bisogno che il voto non venga disperso verso i perdenti. Del resto, su certe questioni, centrodestra e centrosinistra hanno agito in continuità, dunque l’interesse è comune: serve che il sistema – se proprio deve cambiare la guida – non cambi direzione. E dunque, magicamente, quando i sondaggi riveleranno che centrodestra e Cinque stelle sono testa a testa, dal cilindro di Berlusconi e Salvini salterà fuori un candidato non troppo indigesto anche a certi ambienti di centrosinistra. E altrettanto magicamente qualche anima buona si incaricherà di tirar fuori, magari non apertamente, la questione del voto utile, necessario a sbarrare la strada ai grillini”.
Cosa volete che vi dica? Io e il mio conoscente abbiamo scommesso una cena su quest’ultima previsione. Io, come voi, cercherò di capire se si tratta di ricostruzioni plausibili oppure no. Nel frattempo, nello spirito di questo blog (“dire tutto quel che si sa”), ho ritenuto giusto mettervi a parte di queste confidenze.
Il ragionamento non fa una piega.
Aggiungo una mia riflessione: il centro destra, secondo me, ha fatto un errore e continua a farlo quando attacca così ferocemente questa maggioranza, il presidente Pigliaru e l’assessore Arru.
Perché?
Per una semplice equazione che è alla radice del pensiero popolare: “senti chi parla, voi cosa avete fatto in passato?”
In questa maniera hanno rafforzato la strada al Movimento 5 stelle che per di più, non avendo mai governato, è più che mai avvantaggiato.
Ecco la mia (inutile) previsione:
il fatto che lega e psd’az hanno chiuso l’accordo riporta il centro destra in corsa contro il m5s.
A questo punto se si mettono d’accordo sul candidato a presidente (Solinas secondo me è il più avvantaggiato e secondo me è parte dell’accordo) e presentano un programma di rottura, forse potrebbero davvero farcela.
Tutto molto interessante, e anche leggermente nauseante, tranne che non vedo menti raffinatissime.
Bisognerebbe sempre distinguere quando si parla di politica da quando si parla di sottobosco regionale di poteri personali o di bande.
Credo che siano due cose molto diverse.
Eccezionale articolo,peccato che fosse in conto terzi.L’articolista dimostra grande bravura di strategia ma sappiamo perfettamente chi in convitato di pietra.
I fatti narrati (penso in perfetta buona fede) suonano plausibili e, quindi, in assenza di contro prove, possono essere presi in grande considerazione ed essere trasformati in “opinione pubblica”, notoriamente funzionale all’espressione del voto (utile).
Il punto che vorrei portare all’attenzione dei suoi lettori e sua, caro direttore, è che questa campagna elettorale verrà ricordata come una delle più incerte, ma anche come una delle più lunghe.
Le grandi manovre delle quali si sono avute solo piccole indiscrezioni, sono iniziate molti mesi fa e le ipotesi e le previsioni si sono susseguite, varie e numerose, spesso oscurandosi a vicenda e disperdendo lavoro, energie e motivazione.
Ciò che rende le cose interessanti, è il fatto che nessuno dei tre aggregati politici che si contenderanno gli scranni di via Roma e, di conseguenza, la scrivania di villa Devoto, hanno ancora le giuste carte in mano.
il centro destra ha il vantaggio di chi insegue, non è costretto a fare l’andatura e se non sbaglia il “front man”, può far leva sia sul “cambiamento” che sulla “tradizione”. Non male!
Il centro sinistra gode, a livello regionale, di uomini esperti che agiscono sul territorio, un front man di indiscutibile appeal e di una notevole flessibilità ideologica. Potrebbe stupire!
Il M5S ha l’obbligo di fare l’andatura (faticoso), rappresenta il cambiamento, dispone di un programma largamente condiviso tra i suoi attivisti che potranno quindi agire capillarmente sui territori per aggregare i consensi intorno a candidati scelti da loro (aspetto da non sottovalutare), da un lato poco conosciuti, ma dall’altro davvero nuovi. Bene, bene, ma forse non benissimo. il Front man dovrà essere convincente quanto il programma!
La mia opinione è che tutti abbiano ancora un gran lavoro da fare, che nulla debba essere trascurato e che la posta politica in gioco sia davvero molto alta e abbia confini di spazio e di tempo non esclusivamente riconducibili alle coste dell’Isola e alla scadenza di febbraio.
Io – ma non sono affidabile in quanto a previsioni – resto convinto, in controtendenza rispetto a chi sostiene di capirne più di me, continuo a considerare il Movimento Cinque Stelle largamente favorito.
Per il resto, il mio mestiere è di raccontare. Non credo che la mia storia dica che lo faccio seguendo le mie convenienze o in conto terzi, quarti o quanti (come dice un commentatore sprovveduto qua sotto), ma solo riferendo in buona fede quel che so.
Nel mio commento precedente scrivevo che la chiusura dell’accordo di Lega (Psd’Az) con il centro destra poteva portare (secondo me) Solinas alla candidatura a presidente.
Mi sbagliavo e l’ho capito a seguito della convention di Sardegna 20-venti di sabato 22 in cui un Tunis in splendida forma ha fatto il pienone della sala congressi alla fiera di Cagliari.
Ho colto nel leader del “laboratorio” civico un passaggio importante sull’importanza del coinvolgimento degli amministratori locali che nei loro territori, molto spesso, si sono presentati con liste civiche. Prassi, questa, sempre piu diffusa. Inoltre, mi pare, ha aggiunto che oltre al civismo ci sarebbe più bisogno di Sardismo.
Solinas in tale occasione, sempre se ho capito bene, ad una domanda di una cronista afderma che non si direbbe dispiaciuto ad una eventuale investitura a candidato proprio dell’onorevole Stefano Tunis.
Per quel che ne capisco è una buona mossa e spiego il perche:
– chi glielo fa fare a Solinas, dopo lo straordinario successo del 4 marzo, prendersi la responsabilità di guidare un centro destra che in questi cinque anni ha visto spiccare, dai banchi dell’opposizione, persone come Tunis, Alessandra Zedda e piu a destra della coalizione Paolo Truzzu (cito solo quelli di cui ho avuto personale sentore di interessi specifici)?
Per quel nulla che ne capisco mi è sembrata una buona mossa.
Ora sono molto curioso di vedere cosa succederà in FI, anche alla luce del pienone ottenuto dall’euro deputato Salvatore Cicu che alcuni mesi ha riempito un teatro di Selargius (di sabato mattina, in piena estate).
Certo, per fare un candidato presidente di una coalizione non basta mostrare i muscoli, specie dopo i poco lusinghieri numeri ottenuti di FI, ma le regionali non sono le politiche e Cappellacci è sempre il coordinatore regionale.
Chiunque sarà il candidato, in caso di elezione, non se la caverà facilmente per le enormi difficoltà in cui versa la Sardegna.
A questo bisognerà sommare gli eventuali mutevoli equilibri del governo centrale (questo lo si vedrà).
Solinas dunque non sarà il candidato ed io mi sbagliavo.