(Per leggere l’articolo in italiano cliccare sulla bandierina in alto e selezionare il tricolore)
++ la versione in lingua sarda è in fase di elaborazione ++
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“Forse questa piccola verità, porta in seno la verità più grande: si preferisce continuare a dipendere da un PIL basato sul finanziamento pubblico della tanto opprimente Italia “padrona”, limitatrice di libertà, ma “pusher” del tanto amato assistenzialismo con i suoi delegati e amati capobastone sardi al 100%.”
Credo che questo sia il vero problema ! sono tanti, forse troppi, i cittadini sardi che dipendono dal finanziamento pubblico italiano, e queste posizioni non cambiano se non con una certezza nel futuro.
Bisognerebbe avere un programma, sui capitoli maggiori di spesa, con riferimenti e numeri chiari che siano capiti dalla popolazione, in particolare quella che dipende dallo stato italiano, cioè la maggioranza o quasi.
E’ un percorso molto difficile e lungo, bisognerebbe iniziare a percorrerlo con la partecipazione di tutti i gruppi indipendentisti o simili, per iniziare a fare squadra, e successivamente , visto che il futuro italiano è quello dell’impoverimento ormai palese della popolazione, solo allora, a stomaco quasi vuoto, riusciremmo ad avere un seguito :
Le premesse storiche di questa invocazione ad una nuova narrazione sono completamente errate e (loro si) vero frutto dell’auto-colonialismo al limite dell’auto-razzismo!
Affermare che non abbiamo patrioti è la sublimazione dell’antisardismo ossia della cancellazione della nostra identità, storia e cultura (a cominciare dalla lingua) avviata dal regime fascista e proseguita con altrettanta determinazione e forza dalla sinistra giacobina che domina da sempre la scuola, le università e la formazione culturale in genere!
C’è ancora tanto da ri-portare alla luce per tornare ALMENO al livello di conoscenza dei nostri corregionali di fine ‘800 – inizio ‘900 (non intellettuali, ma semplici contadini o agricoltori invece SAPEVANO!)
“Cristianus carissimus, nosaterus seu fillus de Santus: su sanguni chi scurrit in is venas nostras est sanguni de is martiris de sa fidi. Sa storia nostra giaghì non est ateru che storia de continua sclavitudini amada de si gloriai de su splendori de cuscus erois chi hant combattiu po dogna giusta libertadi, sa libertadi de sa patria e sa libertadi de sa religioni. Calis custas glorias? Sa storia nostras sunt pagas paraulas: Cartagini, Roma, is Vandalus, Pisa e Genova, Sa Spagna. Is monumentus nostrus funti is nuraghis, is casteddus isciusciaus, is barracas de is pastoris. Is erois nostrus? Amsicora, Yosto, Eleonora, Leonardo de Alagon, Giovanni Maria Angioi. E custu est totu su chi teneus de grandu memorias, de is calis podeus imparai e pigai ispirazioni po s’avvenire de sa patria. Ebbenis ancora chi pagas siant is glorias civilis nos si depit cunfortai su pentzai chi de medas e ateras glorias si podeus gloriai ….”
Saluti
A me pare che “la provocazione” vada colta…
Non credo sia vero che non ci sia stato qualche tentativo indipendentista serio anche in Sardegna nel corso dei secoli, è vero invece che la feudalità in questa regione ha avuto i migliori rappresentanti tra i sardi stessi.Questa sfida che Alessio Corrias propone mi sembra che vada colta per i tempi di oggi. Se non poniamo domande serie è impossibile che possano venire risposte sensate.