Deris, a mantzanu, apo nadu a sos amigos Maria Antonia e Nicolinu chi fui arrenegadu cun issos: m’aint fatu gelosu de no aere pensau deo a sa bell’istoria chi ant contau subra de cussu chi at a sutzedere in terra nostra si in su Referendum inchet su Emmo.
Aia crefidu essere deo, gasinche bravu, giaru e onestu, coment’e sempere risultat a essere Migheli.
Aia crefidu deo risultare a contare sa timoria chi tenzo in corpus, cando penso a custu tempus chena protetzione e a custa terra chena identidade e anima.
Abarrende inchietos, podides cambiare – in su contu ‘e Nicolino – su muntonaltzu nucleare cun calesisiet pianu de ispeculatzione pensau po pagos e no po totu sos sardos.
Essindeche dae sas brullas, tocat de ammentare su chi semus rischiende.
Faeddende cun d’un atera amiga – su nomene no lu fato, po no la ponnere in trampas – m’at bennidu a conca chi si inchet su Emmo a calicunu li at a ponner bennere un’ateruna idea mala: puite, invece de votare po sos Cunsitzos regionales, no ponimos sos sindigos, e a gratis, a faghere sos consitzeris? Si podent faghere sos senadores…
Dannu adeboi de dannu bois narides chi custa una fesseria? Amos a biere.
In su fratempus, Maria Antonia e Nicoli’, bos cheltzo bene.
Con i chiari di luna che stiamo vivendo a qualcuno potrebbe venire l’idea di realizzarla sul serio; e se attribuissimo anche a loro i compiti propri degli assessori risparmieremmo molto di più. Soprattutto se non venissero erogati né rimborsi spese né diarie varie. Questa potrebbe essere considerata sana politica economica. A proposito della quantità ritengo che sessanta siano un numero eccessivo per la situazione socio economico finanziaria attuale della nostra regione; magari in tempo di vacche grasse potrebbe essere considerato un numero congruo.
Da non dimenticare che è ancora in fase di attuazione, ci salviamo per ora grazie alla specialità del nostro Statuto in materia di autonomie locali, la norma che impone l’accorpamento dei Comuni. Qualora questa norma trovasse piena attuazione, cosa che con una vittoria del Si sarebbe probabile, in Sardegna la situazione sarebbe disastrosa visto che i comuni sotto i 3000 abitanti sono la quasi totalità dei 377 esistenti. Enormi fette di territorio si ritroverebbero con rappresentanti estranei alle popolazioni dei paesi e da questi pochi Sindaci rimasti verrebbe formato questo ipotetico futuro Consiglio Regionale.
La solita fantapolitica senza sostanza dietro. Che bel mestiere che fa Sig. Muroni, puo’ parlare veramente di tutto senza colpo ferire.. (a parte riconoscere i veri parenti da quelli presunti).
La politica sarda ci ha offerto la vsita su un consiglio passato che si è distinto per la vicenda dell’appropriazione a fini privati dei fondi destinati ai gruppi politici. Mi piacerebbe che si distinguessero i residui estranei alle grassazioni (sempre troppo pochi) ai nomi di Luigi Lotto e Nanni Campus, tanto per chiarezza. Al momento paghiamo lo stipendio ad altri consiglieri che hanno soggiornato in galera e le cui posizioni sono da definire. Siede sui banchi della regione un consiglio eletto in base ad una legge elettorale truffaldina, che tiene fuori il movimento di Murgia che, salvo errore mio, è stato votato da 70.000 elettori. Ragioni per le quali ritengo che la specialità dello statuto sardo sia ormai carne di porco. Se non riusciamo, come no rusciamo, ad esprimere un ceto di amministratori decenti, premesso che la colpa è della maggior parte di noi sardi, dovremmo avere l’opportunità di condividere con le altre regioni la riforma del titolo 5°. Ci farebbe bene.