(Per leggere l’articolo in italiano cliccare sulla bandierina in alto e selezionare quella tricolore)
++ la versione in lingua sarda è in fase di elaborazione ++
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Carlo Poddi says:
Giampaolo Pisu says:
I tagli al bilancio statale non fanno che penalizzare la Sardegna. L’accentramento e la centralizzazione stanno impoverendo la nostra terra.
L’autonomia politica statutaria deve prevedere l’autonomia universitaria,regole autoctone che facciano riferimento a dati e statistiche regionali.Alle esigenze dell’economia reale della Sardegna,non a esigenze nazionali non applicabili in Sardegna,che non fanno che danneggiarla.
Inoltre, l’università sarda , come la scuola, deve prevedere il bilinguismo obbligatorio, non opzionale. Corsi di luarea impartiti in sardo,italiano e inglese.
L’università sarda così com’è stata e com’è non ha alcun futuro: da sempre curando anzitutto gli interessi dei professori, dei loro figli, mogli e altri congiunti (vera e propria casta) – che da sempre si riempiono la pancia senza pensiero e senza che nessuno seriamenti ne valuti i veri risultati – non ha mai chiaramente potuto curare i veri interessi per i quali un’università ha ragion d’essere: quelli degli studenti che una volta formati offriranno capacità e competenze e quelli delle imprese e organizzazioni che domanderanno queste capacità e competenze per realizzare la loro missione.
Sarebbe facile sparare contro questo o quel professore, incluso il gruppetto di professori dietro cui il PD si è nascosto in questa legislatura, con i pessimi risultati sotto gli occhi di tutti. Non è però questo il tema.
Che fare?
Secondo me, occorre realizzare al più presto per la Sardegna una STRETTISSIMA collaborazione con una o più nazioni indipendenti e avanzate (senza fare nomi, l’Irlanda) da cui abbiamo solo da beneficiare e imparare, includendo ovviamente l’accesso al loro sistema universitario (lasciando ben presto le nostre povere università alle caste “mangiarisorse” e ai loro figli, congiunti e amici).
Saluti