Nella giornata di ieri ho compilato un questionario online somministrato dal CNR, che sta eseguendo una ricerca sociologica per cercare di capire quali sono sentimenti e sensazioni degli italiani a proposito della situazione di emergenza in cui ci troviamo.

Le stesse domande, dopo essere state declinate al presente, hanno riguardato le nostre attese per il futuro.

L’ho terminato in pochi minuti, rispondendo di getto a ognuno dei numerosi quesiti.

Nelle ore successive, sia stanotte che nella mattina di oggi, ho però ripensato a una delle domande, che secondo me è quella chiave.

“Hai paura di quel che sta succedendo?”.

“Hai paura del futuro?”.

Più in generale, “hai paura?”.

Senza nessuna esitazione ho risposto con un tris di No.

Ma è poi vero?, mi sono a mia volta chiesto.

Non ho paura della situazione, non ho paura del futuro, non ho mai paura?

Fosse possibile cambiare risposta, ora forse direi “non lo so”.

Al di là della nostra indole debole o guascona, decisionista o riflessiva/tentennante, ci sono situazioni che – vuoi per il nostro vissuto di esperienze, vuoi per per l’assoluta incertezza del momento – hanno la capacità di far penetrare nel nostro animo un sentimento di timore che condiziona i nostri comportamenti.

Sono, per questo, andato a rivedermi un po’ di manualistica sull’argomento, concentrandomi su quella che più di altre può ricondurci alle sensazioni del vissuto collettivo in cui ci troviamo.

La paura ha, come tutte le emozioni, un’utilità per l’uomo, anzitutto perché lo mette in guardia dai pericoli che incontra.

La paura però diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori contesto, come nel caso delle fobie.

Alla scoperta della Paura:

La paura, insieme a tristezza, gioia, disgusto e rabbia, è una delle emozioni fondamentali degli esseri viventi, ci mette in guardia dai pericoli e ci spinge alla sopravvivenza.

Di fronte al pericolo il nostro corpo produce adrenalina, che porta cambiamenti fisici e mentali e che ci prepara all’azione: “Fuggo o resto immobile?”.

Se facciamo un salto indietro, riusciamo a capire il valore adattivo di questa emozione: la paura ha protetto i nostri avi da animali selvaggi o da vicini ostili.

Oggi gli stimoli che ci fanno paura non sono più grandi leoni o invasioni, quanto la perdita di un lavoro, un cambiamento di vita, l’affidare la propria vita a un’altra persona o, appunto, la pandemia che mette a rischio la nostra vita e le modalità con le quali questa è stata fin qui vissuta.

I cambiamenti corporei, il pensiero e le reazioni comportamentali rimangono però le stesse dei nostri antenati.

Le due principali reazioni dinnanzi a uno stimolo pauroso sono attacco o fuga: la prima ci consente di affrontare l’ostacolo, combatterlo; la seconda ci porta ad abbandonare la situazione prima che divenga eccessivamente minacciosa per la nostra sopravvivenza.

Tuttavia, in letteratura, troviamo altre due reazioni degli esseri viventi dinnanzi a una situazione di pericolo: il freezing e il faint.

Il freezing è un’immobilità tonica: uno stato che permette di non farsi vedere dal “predatore” mentre si valuta quale strategia (attacco o fuga) sia la più adatta per la situazione specifica.

Quando nessuna di queste strategie sembra avere qualche possibilità di riuscita, l’unica ed estrema risposta possibile è il faint (la finta morte), la brusca riduzione del tono muscolare accompagnata da una disconnessione fra i centri superiori e quelli inferiori.

E’ una reazione molto estrema, si manifesta come una simulazione di morte, ovviamente automatica e non consapevole, perché in genere i predatori preferiscono prede vive.

La reazione psicologa a stimoli pericolosi porta a un cambiamento nel modo in cui noi pensiamo: il nuovo pensiero diventa adattivo in quel contesto, in quanto ci prepara a far fronte alla minaccia.

Per esempio, quando siamo sotto particolari stress diventiamo più focalizzati sul problema, ci concentriamo più a lungo e incrementiamo le nostre capacità di risolvere i problemi.

Insieme, avvertiremo anche un cambiamento in ciò che proviamo, come l’essere più irritabili o tesi.

La persona con una eccessiva risposta di paura a numerose situazioni, inizia a focalizzarsi esclusivamente su ciò che teme, generalmente preoccupandosi che un problema non abbia soluzione o catastrofizzandolo.

Si sviluppa, col tempo, un tipo di pensiero negativistico verso se stessi e il mondo circostante, percepito come fonte di minacce sempre possibili.

Questa forma di ragionamento negativo forma un circolo vizioso con i cambiamenti corporei, come ad esempio: “Ho un dolore al petto, devo avere qualcosa che non va con il cuore”, oppure: “Questa sensazione/emozione è insopportabile, non c’è niente che possa fare”.

In questo modo lo stress rimane costantemente elevato, portando a un aumento del disagio e delle preoccupazioni, fattore che induce le persone a focalizzarsi sugli eventi negativi e insolubili piuttosto che su quelli positivi.

Le reazioni comportamentali alla paura consistono, invece, nello scappare o nell’evitare.

Se al parco mi accorgo che un ramo di un albero mi sta cadendo addosso, troverò la forza di fare un salto indietro all’improvviso e allontanarmi.

Senza questo tipo di risposta, mi troverei schiacciato dal ramo.

Sotto la spinta della paura, siamo in grado di fare cose che non avremmo mai pensato di riuscire a compiere.

I cambiamenti comportamentali, se persistenti, non fanno altro che aumentare le difficoltà.

In preda all’ansia e alle preoccupazioni, ad esempio, la maggior parte delle persone aumenta la quantità di sigarette fumate, mangia in maniera non equilibrata e smette di fare esercizio fisico.

Tutto ciò incrementa il senso di non sentirsi bene e di essere cronicamente stanchi e meno capaci di fare fronte allo stress.

Ricordiamoci che la risposta più comune allo stress è l’evitamento delle situazioni che ci fanno paura o dagli oggetti minacciosi.

Tuttavia, il sollievo che si ricava dall’evitare gli stimoli stressanti è solo temporaneo e incrementa il senso di sfiducia personale, così che l’evento tanto temuto appare sempre più impossibile da fronteggiare.

Che dire? Sembra tutto così logico e semplice. E tutto diverso alle reazioni che registriamo in queste ore.

Ma sarà davvero così?