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Da tanti anni si sa e si ripete che la Sardegna importa l’80% dei generi agroalimentari che consuma.
Al di là della denuncia verbale di questa scandalosa situazione niente di concreto è mai stato fatto, né da parte di coloro che ne denunciano la gravità né – tantomeno – dagli amministratori regionali.
Per questo motivo Libe.r.u ha ritenuto necessario lanciare la Campagna Nazionale SARDU COMPORA SARDU, una misura pratica, concreta e immediata che possa contrastare questa situazione.
FINALITA’ DELLA CAMPAGNA
La Campagna si pone l’obbiettivo di rilanciare il consumo dell’agroalimentare sardo e innescare un circolo virtuoso a beneficio dell’economia sarda.
Non è possibile pensare che la politica prenda misure protezioniste verso i prodotti sardi: ciò andrebbe contro le regole europee e verrebbe immediatamente contrastato e sanzionato, oltre al fatto che questa classe politica non sembra assolutamente intenzionata a difendere in alcun modo i prodotti sardi.
Per questo motivo riteniamo che il punto di forza per rilanciare questo settore economico sia rappresentato proprio dal consumatore. Il consumatore cosciente riesce a influenzare il mercato, a condizionarlo nell’offerta e a far sì che – per una volta – sia il mercato a piegarsi alle esigenze del consumatore per poter vendere.
Pensiamo che con uno sforzo comune, tra commercianti e consumatori responsabili, sia possibile arginare l’invasione di prodotti stranieri e aprire spazi di mercato per quelli sardi, innescando una rinascita della produzione agroalimentare locale che può diventare occasione occupazionale per tanti giovani che non hanno lavoro.
La richiesta di un determinato tipo di prodotto mette in moto le energie per soddisfare questa richiesta, diventando quindi un incentivo per il ritorno alla produzione locale. C’è anche da considerare che l’aumento della richiesta porterebbe all’abbassamento generale dei prezzi, rendendo i prodotti sardi più accessibili.
Gli attori di questa richiesta sono gli stessi cittadini sardi.
I commercianti hanno il compito di offrire il prodotto sardo, metterlo in evidenza e venderlo ad un prezzo accettabile.
I consumatori hanno il compito di preferire, quando possibile e secondo le possibilità economiche, il prodotto sardo secondo un’ottica di acquisto responsabile e orientato a far rinascere la nostra economia.
I produttori e i disoccupati hanno il compito di diventare motore e beneficiari di questo processo virtuoso, interrompendo il circolo vizioso che ci lega ai centri della grande distribuzione e delle multinazionali del cibo.
Siamo perfettamente coscienti che questo non interromperà immediatamente la dipendenza agroalimentare, che la stragrande maggioranza della popolazione continuerà a preferire un prodotto di importazione a basso costo perché in tempi di crisi non ci si può permettere di meglio. La nostra non è una campagna talebana, non vieta di acquistare prodotti stranieri né di acquistare nei supermercati, anche perché sappiamo che il loro potere di attrarre clientela con una politica di prezzi convenienti non si sconfigge dall’oggi al domani.
Sappiamo anche che, per fortuna, commercianti e consumatori sensibili a questa tematica ce ne sono tanti e da tanto tempo.
Questa campagna si propone di “facilitare il lavoro” per chi intende fare acquisto responsabile, tagliando fuori dal circuito i centri della grande distribuzione grazie alla clausola della residenza fiscale, fornendo un marchio identificativo e un elenco di aderenti che permette a tutti di sostenere questo circuito.
Non ci sono tanti altri modi per invertire l’invasione di prodotti agroalimentari stranieri, ma ognuno di noi può fare la sua parte così come il consumo responsabile ha obbligato il mercato ad adeguarsi a principi etici di rispetto degli animali, dell’ambiente, della lotta contro lo sfruttamento del lavoro ecc.
Possiamo fare la nostra parte, stringendo un patto tra produttori, commercianti e consumatori per far rinascere l’economia della nostra terra e costruire un muro verso chi la sta impoverendo.
Ognuno può fare la sua parte acquistando negli esercizi che espongono il marchio SARDU, COMPORA SARDU.
COME FUNZIONA LA CAMPAGNA
A partire dal 10 gennaio 2017 contatteremo i titolari di esercizi commerciali in tutta la Sardegna e chiederemo loro di sottoscrivere un patto che prevede tre condizioni:
1) avere la sede legale in Sardegna
2) impegnarsi a portare nel proprio esercizio, per quanto possibile, prodotti sardi e segnalarli in maniera evidente al consumatore
3) impegnarsi a tenere, per quanto possibile, il prezzo dei prodotti sardi nella media dei prodotti di importazione di pari qualità
Se il titolare rispetta queste condizioni sottoscrive il patto e gli verrà consegnato il marchio “SARDU COMPORA SARDU”, un adesivo identificativo da attaccare in maniera ben visibile nella vetrina dell’esercizio a garanzia del fatto che lì si rispettano queste condizioni, diventando attrattiva per i consumatori che condividono gli intenti della campagna.
Il marchio è destinato a negozi di generi alimentari, frutta e verdura, macellerie, strutture ricettive e di ristorazione ecc.
I dati e l’indirizzo dell’esercizio verranno pubblicizzati in un apposito elenco che verrà tenuto sempre aggiornato nel sito www.liberu.org e nella pagina facebook “Sardu, còmpora sardu”, al fine di permettere la rintracciabilità da parte dei consumatori interessati.
I titolari degli esercizi che vorranno aderire a questa campagna potranno inviare sin da subito una mail all’indirizzo comporasardu@gmail.com per poter essere contattati.
*segretario di Libe.r.u
Su problema si pone cun sa concorrenza Sardu cun Sardu. Siguramente una NOBILE Campagna Natzionale SARDU COMPORA SARDU de LIBERU contra regulas europeas e congregas giallu clericale AMICA dde sigla italiana. I produttori e i disoccupati hanno il compito di diventare motore e beneficiari di questo processo virtuoso, interrompendo il circolo vizioso che ci lega ai centri della grande distribuzione e delle multinazionali del cibo. Unu NOBILE doverosu tentativu ki s’iscontra cus sa realtade de unu populu portau a su famini meda peus dde s’annu doxi ki circa su risparmiu pro campare, una IMPOSSIBILE concorrenza de battere mancai c’è sa diferenzia tra calidade e pretziu (LU NARO DAE ESPERTU KI CONNOSKE SU SETTORE). NOBILE tentativu custu >patto tra produttori, commercianti e consumatori per far rinascere l’economia della nostra terra e costruire un muro verso chi la sta impoverendo< patto de NOBILE SENTIDU ki a sa fine dde su contu si non c'è fortza politica e UNIDADE, non basta sa BONA VOLONTADE de unu solu partidu Indipendentista.
Penso che per completare questa bella iniziativa, http://www.liberu.org dovrebbe far da tramite tra le aziende sarde ed i negozianti, in modo da favorire questa sinergia facendo incontrare i due poli. Penso ad uno spazio sul sito dove creare un elenco delle aziende interessate all’iniziativa da cui i rivenditori possano attingere per avviare un contatto.
Complimenti per l’iniziativa, ma non limiterei l’azione a noi sardi! siamo solo 1,6 milioni, il numero raddoppia con i turisti e visitanti, per cui il titolo potrebbe essere la traduzione di “In Sardegna Compra Sardo”
Approfitto per segnalarvi un’azione totalmente Sarda: “FARINA DEL TUO SACCO – Adotta un Campo di Grano Senatore Cappelli” http://sostieni.link/12859
Buongiorno, a gennaio (ci siamo quasi) inaugureremo un portale sulla Sardegna, per esportare le piccole e medie eccellenze sarde nel resto d’Italia e in Europa, si spera in futuro in tutto il mondo. Metteremo questo adesivo sul portale perché lo spirito è lo stesso che ci ha spinto a iniziare questa fantastica avventura. Auguriamo a tutti i produttori sardi di crescere e portare le nostre qualità nel mondo.
“I Sardi dovranno capire che il divenir prosperi, felici, ricchi, non dipende che da loro medesimi, che se non vorranno divenirlo è tutta colpa propria”
(Federico Fenu, La Sardegna e la fusione del suo regime col sardo continentale, Cagliari, 1848)
enedina.it
L’iniziativa è lodevole oltreché interessante. Un inizio sicuramente. Però penso non sia sufficiente dire: “compra questo prodotto perché è sardo. ” La qualità è al primo posto e, mi spiace dirlo, tanti prodotti sardi non lo sono.
…Eccellente Iniziativa, che Condivido, , e considerando che ” da cosa nasce cosa “, e che ” in Caminu Accontzat Barriu “, in pratica, siamo già a buon punto, visto che ” chi Ben Comincia, E, a Metà dell’ Opera ” ….Saranno i tanto aspettati Tempi Migliori …..
Bella iniziativa, da appoggiare, da condividere eche molti di noi già mettono in pratica da molto tempo. Però caro Pierfranco Devias anche se non sono un economista, anzi non ci capisco quasi niente, mi permetto di correggerti, o perlomeno di metterti un dubbio su una delle leggi di mercato che hai citato: “C’è anche da considerare che l’aumento della richiesta porterebbe all’abbassamento generale dei prezzi, rendendo i prodotti sardi più accessibili”.
A me risulta esattamente il contrario, o sbaglio?
Con stima
In Sardegna manca l ‘ educazione , la conoscenza e il ” fare sistema” sui prodotti specifici Sardi. Pensiamo ai prodotti dell’ agroalimemtari come alla tessitura locale ; tutti acquistano ormai nei centri commerciali e non nelle belle botteghe degli artigiani. Manca la cultura….
Il prodotto sugli scafali è tale perché il mercato lo ha posizionato a quell’altezza e in quel punto vendita, ma il mercato locale è falsato da regole e strategie commerciali decise nel macro mercato e il dove, come, quando è prodotto influisce solo marginalmente sul prezzo al consumatore per i prodotti importati e influisce maggiormente sui prodotti locali: il luogo di produzione se pianeggiante, collinare o di montagna in stalla e in serra o in campo aperto influisce nei sapori e nella stagionalità oltre che sul costo; la produzione artiginale o industriale influisce sulla qualità del gusto, dello standard di produzione, nell’acquisto dei prodotti base e delle tecnologie utilizzate e mai prodotte in loco come è sopratutto influente il costo l’energia e della manodopera che influiscono in maniera preponderante sul costo alla vendita; se un prodotto è stagionale dovrà essere trasformato se lo si vuole conservare e consumare quanto sarà richiesto. C’è poi il problema che non si riesce ad essere coerenti con le nostre richieste sulla tutela del mercato locale, quando noi sovra produciamo e vorremmo esportare i nostri prodotti oltre tirreno dove già esistono prodotti, per loro locali sugli scaffali dei loro rivenditori, la loro massa critica chiederà maggiore rispetto e spazio per la loro micro economia e si domanderanno come un prodotto che arriva da oltre Oceano possa costare come un prodotto del Tennessy; è lo stesso dilemma che abbiamo in Sardegna, ci chiediamo come un prodotto spagnolo che gira per mezza Europa possa costare come e meno di un nostro prodotto locale, come i latticini che sono prodotti industrialmente con latte in polvere e cagliate industriali da luoghi lontani del Nord ed Est Europa, con latte di stalla e mangimi forse anche geneticamente modificati per poi farceli acuistare ad un costo inferiore rispetto ai nostri prodotti freschi, più saporiti e sani. È il mercato e le opportunità e storture di un diverso regime fiscale, energetico, di tutela dei lavoratori, di investimenti e finanziamenti, di controllo della logistica e delle scelte di acquisto quantitativo e non qualitativo che fanno i decisori, i bayer delle grandi catene commerciali che hanno una visione globale e globalizzante, che il più delle volte non ripaga correttamente la filiera produttiva. Come fare? La polica, gli economisti e i commercianti possono risolvere le richieste leggittime di un Popolo che vuole autarchicamente e culturalmente consumare i prodotti della propria terra ad un prezzo equo e solidale? I tentativi di una forzatura trasparente sul mercato può e deve essere fatta da associazioni di consumatori, produttori e commercianti locali che dovranno necessariamente avere interlocutori Politici, Istituzionali e Culturali; bisognerà cambiare l’analisi dei costi legati alle importazioni dei fattori produttivi e delle imposizioni locali che alcuni hanno e che influenzano il mercato, le stesse CCIAA in ambito Regionale e Nazionale oltre che Europeo, hanno dinamiche, prassi e finanziamenti diversi l’una dall’altra, il bizantinismo e macchia di leopardo non è stato ancora uniformarmato. Il Popolo è realmente rappresentato per le richieste solidaliste o solo una piccola parte è tutelata ed autorefferenziata perchè potrà permettersi l’acquisto di prodotti sani e buoni e tutti gli altri dovranno cercare di sopravvivere con mondezza arricchita da pubblicità e involucri invitanti perché incomprensibili ai più.