Alcuni giorni fa, sul Corriere della Sera, è comparsa la ironica e realistica vignetta, firmata dal bravo Giannelli, che illustra una coppia di anziani seduti in poltrona, armati degli arnesi tipici della vecchiaia (il plaid e un gattino), terrorizzati di fronte alla TV che gracchia: “No agli allarmismi! State tranquilli, il Coronavirus colpisce quasi esclusivamente gli anziani”.

La tragica ironia del vignettista fotografa la situazione emotiva vissuta in queste settimane dalla popolazione senile.

I bollettini giornalieri del commissario per l’emergenza Borrelli: “I morti sono quasi tutti anziani affetti da polipatologie o da neoplasie”, insieme all ageismo presente in una percentuale, per fortuna ridotta, di giovani incoscienti negazionisti, accentuano i sentimenti di paura e solitudine dell anziano.
Non è tanto la paura di morire: si sa che con l’avanzare dell età la morte diventa più familiare, una compagna del pensiero quotidiano, quanto la sensazione di solitudine, del sentirsi diverso e inferiore e come tale da sacrificare in caso di necessità.

Gli esempi delle sofferte decisioni lombarde di questi giorni su chi assistere con la ventilazione meccanica o le morti in solitudine senza il conforto di uno sguardo familiare o della mano di un figlio aggravano le reazioni emotive di insicurezza, di non tutela.

Siamo lontani dalle scialuppe di salvataggio dove i primi a salire erano i vecchi, le donne e i bambini.
Ma si sa, nei periodi di emergenza si mettono in luce non solo tante persone normali che si comportano da generosi eroi (gli operatori sanitari, i volontari, gli addetti ai servizi pubblici) ma anche le pecche di un sistema sanitario reduce da decenni di tagli e non sufficientemente preparato per l’emergenza.

Cosa fare e cosa dire ai vecchi per contrastare le loro ansie, al di là di una inutile pacca sulle spalle?

La scienza ci viene incontro. La geragogia ci viene incontro, la branca della geriatria che, semplificando, dispensa consigli pratici per invecchiare bene.
Ecco un sintetico decalogo di sopravvivenza per gli anziani autosufficienti (il 75% degli over75), al di là dei classici e utili consigli sugli stili di vita.

  1. Non rinunciare ai nostri sogni e progetti futuri, a qualsiasi età. L’anziano ha un futuro che può essere particolarmente lungo, soprattutto nella nostra isola. I dati ISTAT 2018 dicono che in Sardegna un 74enne ha una speranza di vita media, con il 50% di possibilità di superarla, di altri 17 anni, un 84enne di quasi 10 anni, un 94enne di 4 anni e mezzo. Non viviamo alla giornata ma viviamo la giornata con i nostri ricordi, anche nostalgici, le relazioni, gli affetti, gli interessi e le incombenze del presente accompagnati da una certa proiezione nel futuro, senza rinunciare alla progettualità, a cosa faremo nei giorni e mesi dopo il Coronavirus.
  2. Alzarsi la mattina secondo le proprie abitudini, preparandosi come se si dovesse uscire, evitando di restare in pigiama.
  3. Riprogrammare la giornata e la settimana, rispettando gli orari. Ogni giorno può essere dedicato a una attività principale aggiuntiva rispetto all’inevitabile routine, come riordinare la libreria, mettere a posto i documenti arretrati, cucinare un piatto sofisticato, ascoltare quell’opera preferita. È fondamentale alternare attività sedentarie culturali e ludiche con attività motorie praticabili in casa (cyclette, flessioni arti inferiori).
  4. Esposizione ai raggi solari, possibilmente all’aria aperta in un terrazzino e balcone. La luce solare è un potente antidoto contro l’osteoporosi, la depressione e l’insonnia (light therapy).
  5. Ricordarsi di bere almeno un litro e mezzo d’acqua anche quando non si ha sete, perché con il passare degli anni il senso della sete è ridotto (ipodipsia). Insieme a una dieta equilibrata, con la giusta percentuale di frutta e verdura, servirà a contrastare la possibile stitichezza secondaria alla riduzione del movimento.
  6. Se si vive soli, mantenere o incrementare le relazioni amicali a distanza, utilizzando il telefono, internet e i social o il balcone (per chi può). Sfruttiamo l’opportunità del maggior tempo a disposizione per contattare un amico o un parente che non sentiamo da parecchio tempo. Se si vive in compagnia condividiamo spettacoli televisivi, musica, giochi, attività domestiche. Potremmo scoprire nel familiare un nuovo amico.
  7. Internet, con i giusti intervalli, rappresenta un mezzo fondamentale per collegarsi con il mondo, per intraprendere viaggi virtuali (visitare musei, città d arte e località amene) e per i contatti sociali. Se non siamo esperti digitali e abitiamo con un nipote, facciamoci istruire da lui (alfabetizzazione digitale). Attenzione alle fake news e ai troppi stimoli attentivi.
  8. Approfittare del vantaggio di possedere un animale domestico per prestargli maggiore attenzione e, se è un cane, portarlo fuori casa per i suoi bisogni con brevi passeggiate vicino all’abitazione rispettando le distanze (non è una scusa per allontanarsi!).
  9. Seguire con particolare attenzione le prescrizioni farmacologiche e i consigli del proprio medico curante, non fidandovi delle notizie che provengono dai social o dalla televisione. Un esempio di cattiva informazione, frequente in questi giorni, è la spinta a utilizzare polivitaminici o sali minerali in caso di stanchezza, in genere di scarsa utilità e potenzialmente dannosi. I sali di potassio possono essere pericolosi se usati senza una accertata carenza.

Facciamo in modo che la triste esperienza del Coronavirus (passerà come tutte le altre epidemie!), con la sua riduzione dei contatti, ci renda più aperti al prossimo e più rispettosi dell’ambiente. Siamo degli animali sociali che non possono fare a meno degli altri soprattutto se siamo vecchi, tanto che un recente studio epidemiologico sui fattori che determinano il benessere psicofisico giunge alla conclusione che: “Le relazioni sono più importanti del colesterolo”.

*Geriatra
Associazione Italiana di Psicogeriatria