Per decenni si è parlato di sindrome NIMBY – Non nel mio cortile, per indicare l’opposizione delle comunità locali all’insediamento di opere o attività di “pubblica utilità”, si è così lungamente teorizzato sull’egoismo locale che frena il progresso.

Oggi è più che mai il caso di interrograci se opere e attività che nessuno vuole nel suo cortile siano davvero così utili e soprattutto utili a chi, a quali interessi, e quale sia il prezzo in termini ambientali e di vita di questa “pubblica utilità”.

Allo stesso modo, occorre chiederci perchè i cortili scelti siano sempre gli stessi e perché, se di pubblica utilità si tratta, non si scelga una pubblica responsabilità. Altresì, più che di sindrome NIMBY, occorre parlare di legittima resistenza delle comunità colonizzate.

No allo stoccaggio di (altre) scorie nucleari in Sardegna, no alle esercitazioni militari che inquinano la nostra terra e salute per allenarsi a versare il sangue di altri popoli.