A una veloce ricognizione delle liste di Progetto Autodeterminatzione registro la presenza di un giornalista, tre imprenditori, quattro liberi professionisti, tre medici, una psicologa del lavoro, una funzionaria e una dirigente pubblica. E l’elenco non è concluso.
Sono molto, molto interessato al diffondersi delle idee di autodeterminazione e indipendenza della Sardegna tra le fila di quella che, nonostante le diatribe terminologiche, posso chiamare solo borghesia. E sono interessato perché, come ho già scritto, è questa gente a detenere buona parte delle risorse e del potere necessari a modificare lo stato vigente.
Fino all’altro ieri comporre liste simili, piene di persone di tale gruppo sociale, disposte a battersi preminentemente per gli interessi della Sardegna fuori da qualsiasi alleanza con i partiti italiani e sudditanza verso Roma, sarebbe stato impossibile. Significa che queste persone non hanno più solo le risorse e il potere, ma anche, oggi, la volontà di cambiare le cose.
A me sembra un passo avanti enorme.
La borghesia, molto tempo fa, è nata per strappare ai sovrani assoluti spazi di libertà e costringerli ad obbedire a una Costituzione e creare dei parlamenti. E questo ruolo politico e istituzionale la borghesia ha svolto ovunque in Occidente, mai abdicando ad esso fino a che non otteneva ciò che cercava.
In Sardegna, come sappiamo, ogni tentativo in tale direzione è fallito. Ma i tempi cambiano. Oggi abbiamo di nuovo una borghesia sarda che rifiuta la collateralità al sistema, che col sistema vuole fare i conti. Borghesia non anello di congiunzione tra potere continentale e sardi, ma costruttrice di una Sardegna diversa e originale. Fa una certa impressione dirlo, perché se uomini e donne saranno conseguenti si tratterà di una vera rivoluzione. Sono passati centosettant’anni dalla “Perfetta Fusione” e finalmente il pendolo batte dalla parte opposta. Possono essere per tutti noi i prodromi di un cambiamento epocale.
In effetti i tempi cambiano, e quanto scrive Maurizio Onnis è effettivamente epocale, qui in Sardegna. Solo le elezioni politiche di marzo 2018 e più ancora quelle regionali potranno dirci se questo cambio di direzione del pendolo sia costante
ho scritto che daro’ il voto anche se sara’ con riseva.Tutto giusto cio’ che si dice o che si propone ma la perplessita’ e’ dovuto al fatto che lo sforzo che si fa sia di riabilitarci nei confronti della penisola,ma non si parla una volta raggiunto l’obbiettivo come saranno i rapporti con l’ITALIA e con l’ EUROPA.SONO PRIMA SARDO MA ALL’INTRNO DELL’TALIA.
Salve,sono di Carloforte e dopo aver visto i vostri manifesti affissi,mi chiedo a chi mi devo rivolgere in loco per avere notizie.Graazie