Una riforma dello Statuto imperniata sul federalismo interno: sarà questo uno dei punti dirimenti che Progetto Autodeterminatzione vuole portare all’ordine del giorno del Parlamento e del Consiglio.

Se l’orizzonte è quello dell’indipendenza, la sfida odierna è quella del buongoverno della Regione, affidata a una nuova classe politica con testa, cuore e anima in Sardegna.

Porre al centro i Comuni e le altre forme di autogoverno locale e rompere il centralismo di una Regione modellata sui Ministeri romani è un nostro obiettivo centrale.

Vogliamo affermare il diritto dei piccoli paesi e delle zone interne a esistere, a vivere, ad abitare i luoghi, a consumare le distanze fra il cuore e il pensiero. Il loro rinascimento, badando più alle persone e ai loro diritti più che alle “cose”: i giovani che ci sono e i giovani che se ne sono andati.

Vogliamo attivare i laboratori di comunità; attivare chimiche nuove fra chi i paesi li abita e chi li vorrebbe riabitare.

Occorre trovare un punto di incontro fra aree urbane, aree interne e forme di autogoverno che superi l’organizzazione attuale degli Enti locali e della Regione.

Nessuna contrapposizione fra città e territori, ma collaborazione e equità. Dovrà essere generata una nuova e più snella, seppur severa, pianificazione puntuale.

Pianificazione del territorio sia delle zone costiere che delle zone interne, legata e sinergica al nuovo modello di sviluppo, ancorata al principio che ambiente e paesaggio sono beni indisponibili.

Il modello centralistico sarà smantellato a favore di una strategia di assistenza presenza e collaborazione nei comuni da parte degli uffici urbanistici e della programmazione della regione che saranno allocati nel territorio e non più concentrati a Cagliari cosi come quelli degli Enti strumentali.

Diversi Enti che saranno ridotti di numero e razionalizzati.

Il centralismo degli enti e delle strutture regionali deve essere ridimensionato e reso più funzionale al nuovo modello di sviluppo che dovrà rendere i tempi delle decisioni compatibili con i tempi delle imprese e quelli dei cittadini.

Passare quindi da una pesante burocrazia regionale ad una struttura diffusa funzionale ed efficace che abbia soprattutto il compito di coordinare e di sostenere l’autogoverno delle comunità locali, e non di soffocarle.