Nei giorni scorsi alcune testate giornalistiche del continente si sono interessate ai movimenti indipendentistici della nostra terra. Forse anche perché l’attualità della scelta catalana all’indipendenza era la notizia più discussa.

Così il fatto che 11 “piccoli indiani-partiti indipendentisti” si incontrassero a Bauladu per ragionare sul mettersi assieme per realizzare quell’unione sempre chiesta ma mai realizzatasi è diventata la notizia.

A quella riunione mancava il Psd’az. Partito storico è portatore di azioni autonomistiche prima e indipendentistiche ora. Ai militanti di quel partito voglio rivolgermi, riportando un vecchio scritto di Bellieni (1922) perché da queste parole traggano ispirazione nel decidere le azioni del proprio futuro.

“Cinquantamila figli dell’isola sperduta fra i mari si stringono attorno al bianco vessillo crociato di rosso , con i quattro mori bendati, che fu il simbolo di unione e di concordia per i nostri padri. Ricordate? Eravamo appena un centinaio agli albori del 1919; manipolo di nostalgici e contenti reduci della guerra, che aveva bisogno di un’altra missione di sacrificio per amare di nuovo la vita.

Ora vediamo il nostro sogno farsi viva, concreta realtà, vediamo centinaia di amministrazioni comunali conquiste dai nostri contadini e pastori, poderosi gruppi di nostri amici combattere aspramente contro la cricca di Cocco Ortu a Cagliari, e impadronirsi dell’amministrazione e farne strumento di feconde iniziative in quello di Sassari.
Amici del Partito Sardo!
Sardisti dei trecentocinquanta villaggi,
È a voi che ci rivolgiamo, a voi che siete stati la più salda forza e fonte di energie e di fede, a voi che serrati nelle nostre file avete creato quella meravigliosa organizzazione sindacale di cooperative per cui sarà presto realtà la conciliazione del capitale e del lavoro; a voi noi gridiamo: è giunto un’altra volta l’istante della lotta. Sono imminenti le elezioni.

Lo spettro grifagno dei Partiti Italiani si erge sui cieli di Sardegna, simile ad un’antica figurazione della febbre, dominatrice dei nostri piani acquitrinosi, delle nostre brulle montagne. Essi vogliono intossicare l’anima della Giovine Sardegna, vogliono insozzare la nostra bandiera, vogliono ridurre il popolo sardo ad una schiera di secondini e di guardie regie, vogliono strappare il cuore palpitante per offrirlo, in omaggio, al governo Italiano, che inquieto segue d’oltre mare quanto avviene nell’isola.

In nome della nostra secolare passione, in nome del calvario della Brigata Sassari che fu sublimazione dei nostri spiriti nel tormento dei corpi sappiamo ritrovare la forza della ribellione. Vogliamo che la nostra isola sia considerata, rispettata e non miserabile Cenerentola. Vogliamo che siano lasciate libere le vie dell’espansione delle nostre energie di produzione e di scambio, vogliamo governarci senza le tutele d’oltre mare. Vogliamo che gli italiani intendano che solo con il nostro programma di autogoverno noi possiamo costruire una Sardegna più viva e rispondente alle nostre tradizioni.

Non vogliamo essere in quell’Italia burocratica, accentratrice, sfruttatrice che noi sardisti rinneghiamo e che intendiamo abbattere”
Camillo Bellieni

Mentre scrivevo pensavo alla coppia Pigliaru – Paci che si incamminavano nei corridoi del Ministero dell’Economia ad incontrare uno dei sottosegretari a chiedere lo sconto sugli accantonamenti, dopo tutto il danno da loro stessi creato. Da non farli più tornare nell’isola.
Vergogna!!