In recenti dichiarazioni,con una certa enfasi, l’assessore regionale del Bilancio e della Programmazione ha richiamato il fatto che perfino il sottosegretario Sbressa ha riconosciuto che lo Stato, meglio sarebbe dire il Governo, ha torto a imporre alla Regione Autonoma il balzello definito accantonamento.

Ora tutti sanno che le parole volavano, un tempo. Oggi non più. Basta andare a scomodare le cronache della primavera scorsa, ben conservate da questi diabolici mezzi che si chiamano informatici.

Controlli i giornali sardi di quel periodo e trovi i comunicati trionfali del sempre più togo assessore Paci.

Comunicato numero uno: l’assessore Paci è andato a Roma. Fatta anticamera. Incontrato sottosegretario Sbressa. Dopo aver sorseggiato buon caffè, sottosegretario ha chiesto all’assessore di portargli un appunto. La prossima volta. Perché le chiacchiere stanno a zero. Buone prospettive. Il prof Paci relazione orale. Completa.

Comunicato numero due: Assessore va a Roma. Tutto come sopra fino al caffè. Dice il sottosegretario che necessita tempo per capire e approfondire. Buone prospettive. Fermezza del professor Paci. Fissata data per ulteriore incontro.

Comunicato numero tre: Assessore andato a Roma. Tutto come sopra fino al caffè. Sottosegretario Sbressa dice che ha studiato le carte. Che si impegna a formare un buon dossier da approfondire. “In confidenza, ne parlerò con la sottosegretaria Boschi. In confidenza”. Buone prospettive. Quasi tutto risolto. Prof. Paci espansivo, sereno, sicuro dei suoi mezzi.

Comunicato numero quattro: Assessore andato a Roma. Tutto come sopra fino al caffè. “La Boschi non riceve. Sta ancora pensando alla bastonata presa in Sardegna per il referendum. E poi, in confidenza, Assessore, non ti è venuto in mente che queste vicende le tratta il Ministero della economia?”. Buone prospettive. Soprattutto generosa e utile imbeccata del sottosegretario Sbressa. A Roma si parla della eleganza sobria e del portamento signorile del prof Paci.

E infine silenzio. Nessun appuntamento positivo con la sottosegretaria Boschi. Nessun appuntamento con il Presidente del Consiglio. Anzi quello era già passato a Cagliari e non si era neppure annunciato alla Giunta.

Padoan fa sapere che per lui tutto è chiaro. Per il Governo vale il documento firmato dal Presidente Pigliaru. Per il Governo vale l’impegno della Regione a ritirare i ricorsi in materia finanziaria e lo ha fatto.

Vale l’impegno della Regione a non presentare ricorsi in materia finanziaria, e lo ha fatto. Per il Governo vale la rinuncia della Regione a far valere le sentenze ove diano ragione alla Regione medesima.

E vale, come ha anche sentenziato la Consulta, che con la firma di Pigliaru la Regione non ha vincolato il Governo a non aumentare il tetto degli accantonamenti. E, soprattutto, il Presidente Pigliaru e il suo assessore del bilancio si sono dichiarati pienamente soddisfatti dei patti sottoscritti. Memento!,memento homo!

Praticamente il risultato finale dei viaggi, delle “trattative” e dei comunicati sta nella perdita di oltre tre miliardi di entrate della Regione Autonoma della Sardegna. Irreversibilmente persi e con la prospettiva di ulteriori gravi perdite.

E questo bel tomo, ignorante per materia, presuntuoso, ballista seriale per gli affari istituzionali, pretenderebbe che il Popolo Sardo, plaudente per il disastro procurato, ulteriormente gli affidasse la direzione della battaglia contro il Governo per mettere a posto i conti della Regione.

In politica, e anche nella vita, bisogna ricordare che esiste il principio di responsabilità. Chi procura danno ne risponde. Per questa maggioranza sembrerebbe che tutto possa passare in cavalleria. Per questo Presidente valgono più i rapporti di amicizia e gli intrecci di vita, piuttosto che gli interessi della Regione.

Dovremmo chiamarli in causa per danni. Loro e chi in questa sciagurata vicenda li ha sostenuti.

Raccontano che a Roma ancora stiano ridendo e sghignazzando. Come abbia fatto un docente universitario,assessore di una nobile Regione, dotata di ottimi funzionari ed esperti, a non capire che il sottosegretario Sbressa non conta una beata pippa.

E che lo incaricano di intrattenere a vuoto i supplici e di fare “ammuina”, come dicono a Napoli. Fare finta di fare qualcosa. Possibilmente dandosi un buon tono. Appunto sottosegretario alla pazienza.

Se dobbiamo andare alla guerra, sia chiaro, non ci faremo guidare da questi signori che hanno dimostrato solo incapacità e prodotto danni incommensurabili.

Ci presenteremo al nostro Popolo con una proposta alternativa. E dovremo riconquistare la sua fiducia. E riscatteremo la dignità di questa malridotta nostra Regione Autonoma.

AUTODETERMINAZIONE è il nostro futuro.