Con la quarta edizione della “Festa de sa Limba Ufitziale” che inizia oggi a Bonarcado siamo arrivati a una svolta importante per la politica linguistica. E’ un momento cruciale, di rilevanza storica, che resterà negli anni a venire.

Non mi riferisco alla Festa in se e neppure al fatto che la organizzi il CSU, o io, e neanche mi riferisco al fatto che l’edizione della Festa di quest’anno sarà migliore delle altre. Anzi, forse sarà una festa in tono minore per ragioni serie e chiare.

Infatti con la proposta del cosiddetto Testo Unico da parte di una sottocommissione del Consiglio Regionale, la politica di assimilazione e controllo della lingua sarda da parte delle élites interessate a non farla crescere, è arrivata al livello massimo di attenzione e allarme. L’operazione in atto è palese: bloccare il processo di ufficializzazione del sardo, blandire gli attivisti con promesse e piccole concessioni, folklorizzare il sistema linguistico.

Tutto questo ovviamente in nome della difesa (da cosa?) delle “varianti” e del “miglioramento” della proposta di standard del 2006. La vera intenzione invece è scardinare quella proposta. Sotterfugi e bugie.

Per saperne di più leggi questi pezzi.
http://www.vitobiolchini.it/2015/02/01/la-nuova-legge-sul-sardo-a-scuola-inutile-dannosa-e-sbagliata-e-vi-spiego-il-perche-di-giuseppe-corongiu/
https://www.anthonymuroni.it/2017/07/19/perche-diciamo-no-al-testo-unico-legge-sulla-lingua-sarda-csu-coordinamentu-pro-sardu-ufitziale/
http://www.manifestosardo.org/testo-unico-legge-harakiri-la-lingua-sarda/

A farsi utile strumento di questo progetto distruttivo sono i sostenitori del folklore e del campidanese-logudorese-paesanese ufficiale, che è come dire i sostenitori di un’idea dialettizzante e secessionista di una lingua che persino lo stato italiano e l’Europa descrivono unitaria nei loro atti e leggi. L’intenzione di queste personalità, che piace al potere accademico dominante, è di “fare a pezzi” l’unità linguistica senza curarsi delle macerie che si lasciano dietro con questa follia.

Un progetto che è appoggiato anche da alcuni “Babbos mannos” della lingua che purtroppo hanno confuso il folklore e l’antropologia con la politica linguistica.

Dal 2014 a oggi, chi ha ispirato e governato le politiche della lingua sarda, ha fatto in modo di smontare tutto ciò che si era costruito a fatica negli ultimi 15 anni. Di narcotizzare il sistema, di uscire con notizie civetta ogni tanto per distrarre, di stanziare milioni di euro per poi non spenderne quasi neanche la metà. Il bilancio della giunta Pigliaru per la lingua è marcatamente in rosso.
Possiamo continuare così? Io credo di no.

Tenendo conto del fatto che i sardi vengono fatti vivere nell’ignoranza dei fatti politico-linguistici, sono io il primo a sapere che il problema di una lingua unitaria sembra difficile da digerire (anche io ci sono arrivato anni fa con studio, fatica e compromessi), ma è un passo fondamentale che ogni lingua ha compiuto.

La politica ha il dovere di mandarlo avanti. E’ contro il senso comune dei sardi che vogliono scrivere ognuno a suo modo nell’anarchia totale (a parte non contestare mai le regole dell’italiano e dell’inglese)? Pazienza, dobbiamo spiegarlo a tutti come fa una classe dirigente seria e responsabile e non assecondare la corrente del pensiero conformistico formato dalla scuola e dalle agenzie educative poco informate e sensibili.

Senza lingua unitaria scritta, infatti, non c’è lingua sarda. E, a mio avviso, non c’è neanche la Sardegna.
In questi giorni, in occasione delle celebrazioni in ricorso di Cicitu Masala, abbiamo acclarato che quando uno è sicuro di essere nel giusto, non deve aver paura né dell’isolamento e né di essere emarginato. E questo esempio masaliano sia seguito sia per il petrolchimico che per la lingua. Se c’è da pagare un prezzo momentaneo di impopolarità, pazienza. La causa vale la pena.

A Bonarcado non faremo solo cultura come l’anno scorso. Faremo politica, anche senza partiti. Dobbiamo contare di più. Per reagire, per fare qualcosa. Questa legge, così come è, non deve passare. Altrimenti, per la lingua sarda è finita.

E’ ora di scegliere cosa vogliamo: continuare nell’agonia giorno per giorno, o finalmente, alzare la testa con iniziative utili.

Vieni anche tu a Bonarcado. Parliamone insieme.