Le zone interne sempre più rinchiuse. Anche le città non stanno bene.

Non si può affrontare il problema della città in Sardegna senza una fortissima dose di inventiva, di progettualità anche correndo il rischio, neppure così terribile dell’utopia. Siamo in condizioni, ancor, di progettare una qualità di vita per la città senza essere costretti ad attendere che essa passi attraverso i traumi, i drammi i pericoli delle metropoli o delle città-metropolitane di nuova invenzione

La citta sarda – Cagliari – non è ancora una metropoli (e non lo sarà per legge di Stato!) i suoi tempi non sono segnati dalla nevrosi, i suoi spazi non sono completamente occupati dai mostri della standardizzazione, dalla omologazione e adeguamento a modelli metropolitani e, dunque, per noi colonialisti.

Ma il tempo non è molto: su Cagliari e sulle altre città sarde aleggia la minaccia di un definitivo consolidamento di città in opposizione alla campagna (le zone interne) impermeabile al resto della Sardegna e corpo separato. Non è una questione di generazioni ma di anni. Per evitare e combattere questa cattiva sorte c’è bisogno di progettualità e di inventiva, cacciando dalla porta e gettando dalla finestra i ridicoli mezzucci delle cosiddette “rivoluzioni del traffico” o delle “chiusure al traffico”, dei megaparcheggi o delle superstrade urbane.

E allora cosa? Intanto dobbiamo sapere quale città ci serve, in quale città vogliamo vivere. La civiltà attuale (industriale e no) non ha creato città vivibili perché non lo può fare. In questo il capitalismo e il socialismo sono stati uniti da un unico destino.

Mosca non è più vivibile di New York cosi come Milano non è meglio di Sofia in Bulgaria per esempio. Bisogna in prima istanza affrontare la questione della città come luogo del potere, da quello politico a quello economico a quello culturale si concentra nella città.

E l’accentramento del potere nella città ha una valenza assolutamente negativa. I rimedi non possono essere altro se non nel decentramento di tutti i poteri, nella loro diffusione in tutta la Sardegna. Questo non solo corrisponde alle esigenze di decongestionamento della città ma anche ad un’altra questione nazionale sarda: lo spopolamento delle zone interne dell’isola.

Quello del Ripopolamento delle zone interne è un problema che ha bisogno di una manovra complessiva, ivi compresa la ridistribuzione orizzontale dei poteri dalla città ai paesi (campagna).

Ecco come, in definitiva, il problema di Cagliari si salda con il problema del resto della Sardegna. Anche in questo caso si tratta di interventi, di disegni che le abbondanti greggi di urbanistici e sociologi realisti certamente definiranno “utopistici”.

Utopistici non sono, certo sono rivoluzionari. Ed in Sardegna abbiamo bisogno di una rivoluzione. Oggi.