Il Partito indipendentista LIBE.R.U organizza e conduce una serie di battaglie per la difesa dell’ambiente: ricordo in particolare FIRMA SU FOGU l’anno scorso e e LASSAMI NETA recentemente. Con la prima lancia una petizione in difesa della Sardegna dagli incendi boschivi, raccogliendo in poco tempo migliaia di firme ma soprattutto sensibilizzando l’opinione pubblica sugli effetti devastanti e criminali degli incendi stessi.

Con la seconda denuncia gli enormi danni causati ogni anno dal furto di sabbia, pietre, conchiglie e piante dai nostri litorali, “comportamenti ripetuti da centinaia di migliaia di persone – scrive LIBE.R.U –che porteranno alla scomparsa di interi tratti di spiagge impoverendo irrimediabilmente la nostra terra”.

Bene. A fronte di tali iniziative, virtuose e assolutamente meritorie, da condividere e sostenere da parte di tutti i sardi, comunque schierati politicamente, qualcuno inizia a fare le “pulci”: addirittura eccepisce sulla stessa grafia delle due espressioni utilizzate per le due campagne. Tutti esperti di lingua sarda?
No, ciatroni. Perdigiorno. Invidiosi li definisce opportunamente Pierfranco Devias, il leader di LIBE.R.U.

Ma come, la Sardegna brucia e viene impoverita e devastata e tu fai il filologo da strapazzo? Invece di sostenere le due battaglie ambientaliste? Ma costoro si rendono conto dell’importanza dell’ambiente?

Il filosofo Eraclito di Efeso, gran teorico del “Πάντα ρει” (tutto scorre), ovvero dell’incessante fluire e divenire delle cose, nella sua concezione relativistica, salvava un unico valore, considerato assoluto, stabile e perenne: l’ambiente.
Occorre prendere atto, anche a prescindere dalle polemicucce da cortile, delle paraulas maccas cui dobbiamo esclusivamente porgere origras surdas, che a più di 2.500 anni di distanza, l’intuizione del filosofo greco non pare abbia ancora in Sardegna (come del resto anche altrove) il consenso dovuto.
Permangono numerosi epigoni dello “sviluppismo”,(presenti nei Partiti cone nei Sindacati italiani), ancora disposti a barattare l’ambiente con un po’ di occupazione e di crescita economica, peraltro momentanee e incerte, e di sviluppo, peraltro illusorio ed effimero.

Non capendo, fra l’altro, che devastando la natura, dissestando e consumando il territorio, si distruggono, nel tempo, molti più posti di lavoro di quanti non se ne creino. Per non parlare, dei danni profondi agli ecosistemi e alla salute della popolazione.

Comunque nonostante il copiosissimo inquinamento, brutture e devastazioni ambientali, sfregi profondi al paesaggio e all’ecosistema. la Sardegna, fortunatamente, non è ancora precipitata del tutto nell’inferno industrialista, tutto giocato sullo sfruttamento spietato della natura, del territorio, delle materie prime e delle risorse naturali, teso esclusivamente a produrre merci finalizzate alla realizzazione di un profitto e di un consumo immediato.

L’ambiente – ripeto pur profondamente manomesso – rimane ancora la nostra risorsa più pregiata, il “valore” primario che rischiamo però di sbranare se andassimo però avanti con gli incendi o progetti come quello della Società RWM Italia S.p.A. a Domusnovas o la modifica del Ppr: con ulteriori e massicce colate di cemento, segnatamente nelle coste, per milioni e milioni dimetri cubi.

Occorre essere consapevoli che l’ambiente è una risorsa, limitata e irriproducibile. Di qui la necessità di difenderlo con le unghie e con i denti e di conservarlo, valorizzandolo e non semplicemente sfruttandolo e divorandolo.

Esso è l’habitat la cui qualità non è un lusso – magari per pochi esteti – ma la necessità stessa per sopravvivere. Ed il territorio deve essere certo utilizzato anche come supporto di attività turistiche, economiche e produttive ma nel rigoroso rispetto e della salvaguardia del nostro complesso sistema di identità ambientali, paesaggistiche, geografiche, etno-storiche, culturali e linguistiche.