La prima definizione che danno i vocabolari del termine “fedeltà” si riferisce quasi sempre alla fedeltà come la qualità di chi è fedele alla coppia, risaltando soprattutto l’astensione da ogni tipo di relazione sessuale o amorosa con altre persone.

Altri esempi di fedeltà riportati dai vocabolari sono: fedeltà agli amici, al proprio dovere, la fedeltà che hanno i cani verso i loro padroni, quella di un quadro o una traduzione rispetto all’originale.

Esiste però un altro genere di fedeltà, e di infedeltà, di cui però non si parla quasi mai: la fedeltà linguistica, che è la disposizione di una persona a non abbandonare l’uso della propria lingua, quella della comunità a cui appartiene.

Nelle lingue grandi o dominanti, in quelle che sono ben salde perché hanno uno stato che le protegge e le difende, nelle lingue normalizzate, il fenomeno della fedeltà dei suoi parlanti si da in maniera naturale, passiva. I linguisti in queste lingue riservano il termine di fedeltà unicamente alle reazioni di iperpurismo di un numero molto ristretto di parlanti.

Nelle lingue minoritarie e minorizzate, come lo è il sardo, il fenomeno delle fedeltà linguistica è, al contrario, un atto di resistenza e anche di coraggio, a volte incosciente, ma il più delle volte cosciente, dei parlanti che vedono minacciata la loro lingua; l’obiettivo è quello di mantenerla in vita di fronte alla pressione che la lingua dominante esercita contro di essa mediante la scuola, i mezzi di comunicazione di massa, l’amministrazione, perché sia sempre più abbandonata e si avvii a morire per sostituzione linguistica.

Condizione indispensabile per mantenere viva la fedeltà linguistica è l’orgoglio, ma a volte questo da solo non basta; e quando questo manca allora emerge il disprezzo. Questo atteggiamento di disprezzo alla lingua del luogo è dato da un processo psicologico che segue la persona. Nasce dalla conseguenza di aver imparato, dalla sottomissione, dal castigo, dal disprezzo, dall’umiliazione, a riconoscere il deserto che circonda il parlante di una lingua considerata inferiore, di una lingua che non è associata con il denaro, con la cultura, con il prestigio sociale, una lingua che offre solamente la disperazione del futuro.

L’infedeltà e il disprezzo alla lingua del luogo si possono spiegare anche da un punto di vista ideologico: sono il prodotto di un sentimento di reazione nazionalista, un forte sentimento nazionalista, ma a favore della lingua dominate, di quella che vuole sopraffare la lingua minoritaria. Qualcuno è cosciente della propria scelta, altri, la maggioranza, la subiscono passivamente, e non riescono a pensare a un’altra maniera di comportamento.