Penso spesso alla possibilità che avrebbe avuto Steven Jobs se fosse nato in Sardegna, oppure l’inventore di Facebook, Mark Zuckerberg. O ancora quello di Google o Youtube. A quanto avrebbero inciso per il futuro della tecnologia nel mondo se uno di questi personaggi fosse nato, cresciuto e formato (o non formato) in quella splendida isola.

Magari avrebbero aiutato non soltanto il mondo nella loro evoluzione ma in tanti, tra sardi, ne avrebbero parlato con Orgoglio: come di Gramsci, di Satta, di Deledda e altri. Oppure, anche loro, si sarebbero limitati poiché privi di ogni possibilità.

Ma di quali possibilità parliamo? Quella dell’intelligenza? Quella della creatività? Quella della generosità? Come se il sardo non fosse una persona intelligente. Come se non fosse in grado di generare nulla. Niente di tutto questo ma è vero però, che continuiamo a guardare al nostro ombelico e non al nostro futuro.

Ma se uno di questi personaggi con la loro capacità creativa di generare soluzioni ed evoluzioni fosse nato in Sardegna, magari avrebbe contribuito alla crescita (come stanno facendo) del mondo oppure poiché presi da quello che non è stato fatto in questi ultimi 40 anni, si sarebbe allineato al contesto?

Se facevano uno non potevano fare l’altro. Delle due una.

Ma nessuno di questi personaggi, per loro fortuna, è nato in Sardegna. E non perché la Sardegna non sia una terra meravigliosa, ma solo perché si sarebbero dovuti “limitare”, oppure “addormentare”, oppure emigrare per dare spazio alle loro intuizioni ( come se per dare spazio alle proprie intuizioni sia indispensabile stare da un’altra parte purché non in Sardegna).

Nessuno di questi personaggi, dicevo, è nato là e grazie al cielo (e alla loro visione) stanno dando un grosso ed enorme contributo all’evoluzione umana.

È proprio perché l’evoluzione umana sta crescendo sotto i nostri occhi (e noi ci siamo dentro totalmente) che dobbiamo iniziare a guardare avanti al futuro con più ottimismo. L’ottimismo lo si crea. Loro ne sono un esempio (e ne potrei citare tanti altri) con tutte le sfumature che la tecnologia produce anche in termini negativi, ma stanno producendo “benessere” ( anche con il limite della schiavitù tecnologica) per il mondo (non per la loro città).

E allora, perché continuare a parlare di “quello che saremmo potuti essere in Sardegna se…”, oppure “degli “errori che sono stati fatti ma…”, o ancora ” dei fallimenti che stanno pagando le giovani generazioni per colpa di…” e chissà di cos’altro ancora.

La Sardegna ha bisogno di gente generosa che sappia dare spazio a chi ha creatività ed intuizione per il futuro di quella terra. Ma se il futuro di quella terra è parlare solo il proprio passato mentre lasciamo dormire l’ idea, che cosa lasceremo a chi verrà dopo di noi?

Tra vent’anni cosa diremo? Potremmo dire che abbiamo forse individuato il colpevole. Oppure potremmo confermare la tesi secondo la quale la Sardegna assomiglia ad un posto in cui i giovani muoiono a 24 anni e vengono seppelliti a 80. Perché di questo stiamo parlando.

Insomma, è colpa degli altri. È colpa della buon anima di Steven Jobs, di Mark Zucherberg e di altri se corrono troppo. La Sardegna è un’altra cosa. Loro, per fortuna, non lo sanno. Per fortuna noi sappiamo che cosa hanno combinato e combinano loro mentre il mondo inesorabilmente va avanti.